Qualche giorno fa un uomo è morto in Arizona dopo aver assunto della clorochina, un trattamento anti-malarico. La moglie invece è stata ospedalizzata. La coppia aveva deciso di curarsi da sé per proteggersi dal Covid-19. I due utilizzavano abitualmente la sostanza per uccidere i parassiti dei pesci che tenevano a casa. La moglie ha poi confermato che l’assunzione della sostanza è avvenuta in seguito alle dichiarazioni di Donald Trump che da settimane descrive il farmaco come un “game changer”, una svolta nella lotta contro il Covid-19.
Nei suoi briefing quotidiani infatti il presidente ha definito la clorochina un “farmaco fenomenale”, “molto incoraggiante”. “Che cosa abbiamo da perdere?”, ha più volte sottolineato. Dichiarazioni che il dottor Anthony Fauci, a capo del National Institute for Allergies and Infectious Diseases e la personalità di riferimento della task force sul Covid-19, ha dovuto spesso correggere. Fauci ha più volte spiegato che le affermazioni del presidente erano basate su aneddoti e non su una sperimentazione clinica controllata.

Queste differenze sono diventate sempre più esplicite negli ultimi giorni. Secondo la stampa americana, Fauci ne avrebbe discusso in modo molto acceso nella situation room della Casa Bianca con Peter Navarro, consigliere economico di Donald Trump. Più plateale poi l’intervento di Trump di qualche giorno fa quando ha impedito al dottor Fauci di rispondere ad una domanda di un giornalista sull’uso della clorochina.
Nonostante i molti dubbi della comunità scientifica, sabato scorso la Food and Drug Administration (Fda), l’agenzia statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, ha emanato una direttiva di urgenza che autorizza l’uso di due farmaci anti-malarici – la clorochina (Aralen) e idrossiclorochina (Plaquenil) – per pazienti in situazioni critiche dovute al Covid-19. L’agenzia ha quindi accettato le milioni di dosi di farmaci messe a disposizione da Novartis, Bayer, Mylan e Amneal. La Fda aveva nei giorni scorsi messo in guardia contro l’uso di questi farmaci su pazienti con patologie cardiache, perché le loro condizioni potrebbero peggiorare. Alcuni studi hanno anche messo in rilievo come la clorochina possa interferire con la capacità del corpo di regolare i livelli d’insulina.
Qui ovviamente non vogliamo discutere dell’efficacia o meno di questi farmaci antimalarici. Una recente literature review sul tema, si limita a dire che c’è una base razionale sui test fatti tale da giustificare una ricerca clinica con i pazienti affetti da Covid-19. Si tratta quindi di continuare la ricerca. Quello che è interessante è tuttavia la narrazione che si è messa in moto attorno alla clorochina. Una narrazione che non c’entra nulla con la scienza. Che è globale e fatta da esperti. Ma in questa fase delicata queste caratteristiche la rendono l’obiettivo dei populisti sparsi qua e là nel mondo. Populisti che ovviamente si battono contro un’élite, medica in questo caso, che si oppone alla “volontà del popolo”. Una politica che mescola ricerche allo stato embrionale, teorie complottiste e pseudo-scienza. Narrazioni che vengono poi promosse nei social media e nella stampa.
Nel caso americano da settimane la base politica del presidente americano e il presidente stesso non cessano di lodare la capacità curative di questo farmaco non testato per il Covid-19. Secondo il New York Times, l’interesse di Trump per la clorochina nasce da una discussione del presidente con Larry Ellison, il miliardario fondatore di Oracle, e poi col dottor Mehmet Oz, medico e presentatore televisivo.
Anche l’avvocato del presidente, l’ex sindaco Rudy Giuliani, avrebbe fatto pressioni su Trump. Giuliani ha pubblicizzato le dichiarazioni del dottor Vladimir Zelenko, che si auto-definisce un “medico di campagna”. Zelenko ha somministrato ai suoi pazienti affetti da Covid-19 un mix di idrossiclorochina, azitromicina – un antibiotico usato per il trattamento delle infezioni polmonari – e solfato di zinco. Ed è diventato immediatamente un’autorità scientifica per Fox News. Il medico ha anche detto al Washington Post di essere stato contattato dal chief of staff di Trump, dopo aver postato un video in Facebook. Nel video chiedeva al presidente di consigliare ai propri cittadini di assumere il farmaco. Il medico nel frattempo ha anche diffuso molti meme su teorie della cospirazione, sostenendo che il virus sia una arma biologica cinese e che i democratici hanno esagerato la minaccia della malattia.

Fox News, che è stata accusata di aver minimizzato la pandemia in ossequio alla linea trumpiana, ha poi nel tempo continuato a pubblicizzare l’uso del farmaco per il trattamento del Covid-19. Da Laura Ingraham – che ha anche fatto visita a Trump con dei medici per sostenere la causa dei farmaci antimalarici – a Sean Hannity, che è anche un consigliere informale di Trump. La narrativa che ne è uscita è quella di un presidente che sta lottando eroicamente per salvare delle vite, nonostante gli “esperti” ufficiali.
Al di là degli interessi personali di alcuni membri dell’amministrazione, Trump e i suoi accoliti basano le loro affermazioni sui lavori di due equipe scientifiche. La prima ricerca arriva dalla Cina. Questo lavoro – che non è stato oggetto di peer review, cioè della valutazione di specialisti del settore che ne verificano l’idoneità – sembra suggerire che l’idrossiclorochina renda più rapido il recupero per i pazienti che hanno sintomi lievi di Covid-19. Derek Lowe su Science ha definito questi report “molto interessanti ma preliminari” e quindi sarebbe necessaria una maggiore cautela.
L’altro studio ci porta in Francia. Ed è l’altra parte della vicenda.
Trump è venuto a conoscenza tramite un tweet di Elon Musk, il patron di Tesla, dell’esistenza di una ricerca francese, condotta dal professor Didier Raoult, fondatore e direttore dell’Institut Hospitalo-Universitaire di Marsiglia. In queste settimane queso medico è al centro di polemiche in Francia. Dalla comparsa del Covid-19 – che Raoult riteneva che non sarebbe stato poi così cattivo – il virologo difende l’uso della clorochina per il trattamento dei pazienti di Covid-19.
Le polemiche nascono dallo studio che il medico ha condotto, considerato troppo piccolo per avere dei risultati scientificamente robusti. Su ventiquattro pazienti trattati, dopo sei giorni, il 75 per cento dei pazienti non aveva più il virus e non era più contagioso. I critici sottolineano che alcuni pazienti si sono sottratti al trattamento, passando quindi da ventiquattro a venti pazienti. Raoult non ha poi pubblicato i dati grezzi del processo. Inoltre, secondo Dominique Castagliola, epidemiologo dell’istituto Pasteur, intervistato da Le Monde, l’esperimento era così abborracciato che “è impossibile interpretare i risultati descritti da Raoult come attribuibili al trattamento con idrossiclorochina”.
Nei giorni successivi Raoult ha poi pubblicato un altro studio, più completo e più ampio. Ma anche in questo caso vi sono state delle critiche. Secondo Katherine Seley-Radtke, docente di chimica e biochimica dell’Università di Baltimora, per quanto alcuni dei loro risultati siano incoraggianti
[…] bisogna dire che la maggior parte dei pazienti aveva soltanto sintomi lievi. Inoltre l’85 per cento di questi non aveva nemmeno la febbre – uno dei maggiori sintomi “spia” del virus – suggerendo così che questi pazienti avrebbero probabilmente eliminato il virus senza alcun intervento.
In breve, la comunità scientifica necessita di maggiori dati e di maggiori ricerche. Raoult e la sua équipe hanno commesso degli errori ma ci sono altri che stanno testando il farmaco. Quindi cautela. Argomentazioni che sarebbero d’obbligo in una situazione normale. Ma non siamo in una situazione normale. Non soltanto perché ci si trova ad affrontare una pandemia. Ma anche perché gli appelli alla ragione della comunità scientifica si scontrano con le narrazioni politiche che i media e i social diffondono.
In breve tempo il dibattito medico infatti è diventato politico. La “guerra” del medico di Marsiglia contro i tecnocrati ben presto è stata considerata come una lotta condotta in nome dei cittadini. E coloro che vi si opponevano, semplicemente perché ne criticavano la metodologia scientifica, sono diventati nel peggiore dei casi “portatori di morte”.

Bisogna aggiungere che Raoult è anche un abile comunicatore. Quando vengono annunciati i risultati della seconda ricerca, questi non vengono publicati su un giornale scientifico. Il medico preferisce parlare direttamente coi cittadini attraverso un video pubblicato su YouTube, che ha quasi un milione e mezzo di visualizzazioni.
Da allora i sondaggi certificano il successo della “cura” proposta da Raoult. Secondo i dati pubblicati da Le Figaro il 59 per cento dei francesi pensa che la clorochina sia una cura efficace contro il Covid-19. E a dargli manforte ci pensa anche la politica. Bruno Retailleau, capogruppo de Les Républicains al Senato, ha dichiarato a France Inter:
Perché non l’utilizziamo? Ha un vantaggio: non è costoso. Non lo usiamo perché Big Pharma vuole farci dei soldi sulle spalle dei cittadini?
Il sindaco di Nizza, Christian Estrosi, altro esponente de Les Républicains, ha invitato pure lui alla distribuzione generalizzata del farmaco, dopo essersi sottoposto al trattamento. Sette deputati dello stesso partito hanno chiesto poi pubblicamente a Emmanuel Macron di occuparsi della questione. Philippe Douste-Blazy, ex ministro della sanità all’epoca di Chirac, ha lanciato infine una petizione su change.org per chiedere al governo l’uso generalizzato del farmaco, petizione che in poco tempo ha raggiunto le quattrocentomila firme.
Ma non è soltanto a destra che si attivano a favore di Raoult. Jean-Luc Mélenchon ha fatto sapere di aver chiacchierato al telefono con il professore di Marsiglia. E all’estrema destra deputati come Gilbert Collard hanno parlato apertamente di complotto contro Raoult, organizzato dall’ex ministro della sanità e attuale candidata di Macron a sindaco di Parigi, Agnès Buzyn (con la quale Raoult ha una polemica aperta da anni).
Ma è nei social che la fama di Raoult esplode. In Facebook il principale gruppo di sostegno del professore – Didier Raoult vs Coronavirus – conta più di quattrocentomila iscritti. Secondo Bfmtv i gruppi attivi nei social a favore del professore sono circa una trentina, senza contare pagine e profili personali. Sempre secondo Bfmtv sarebbero i gruppi social dei gilet gialli a essere i più ricettivi delle teorie di Raoult:
I tre gruppi principali del movimento, Gilet jaune (191.000 membri), la France en colère (280.000 membri) e le Peuple en colère (191.000 membri) diffondono regolarmente le sue tesi.
Una polemica politica e una crescente pressione dell’opinione pubblica che hanno spinto il ministro della sanità lunedì scorso a rendere accessibile la clorochina ai medici che la richiedono. Anche se l’Haut conseil de santé publique ne ha raccomandato l’utilizzo soltanto per i pazienti più gravi.
Ad attirare l’attenzione sulla vicenda è poi anche lo stesso profilo di Didier Raoult. Il professore, che è una figura di spicco nel campo della microbiologia, non si è mai astenuto da commenti e dichiarazioni che nel tempo gli hanno attirato la simpatia della gente. Uno “spirito libero ”che non perde occasione di criticare “la rete dei medici parigini”, fatta di reciproci favori e raccomandazioni.
È noto anche perché nel passato ha espresso commenti scettici rispetto al cambiamento climatico – “le predizioni sul clima sono assurde” nel 2013 e “la Terra non si sta più scaldando” nel 2014 – o rispetto alla teoria dell’evoluzione. Dichiarazioni che hanno contribuito a costruire la sua fama di outsider che sfida un mondo vecchio e corrotto. E che gli hanno dato qualche problema.
Nel 2006, la American Society for Microbiology ha bandito dalle proprie pubblicazioni per un anno Raoult e quattro collaboratori per avere distorto dei dati. Nel 2012 la rivista Science ha dedicato un articolo proprio alle ombre attorno alla figura del medico e ricercatore francese.
Il ricercatore è inoltre oggetto di numerose polemiche sui suoi lavori. Nel 2008 Raoult infatti è stato classificato tra i primi dieci ricercatori francesi dalla rivista Nature per numero di pubblicazioni e di citazioni che riprendono i suoi lavori. Tuttavia secondo l’analisi di Benoit Gilles per il quotidiano Marsactu e Mediapart, Raoult utilizzerebbe il sistema delle citazioni per costruire la propria reputazione e la propria rete. Il professore è il co-autore più di tremila articoli scientifici, alcuni in riviste prestigiose ma molti altri in riviste con un basso impatto scientifico. Molte centinaia poi sono state pubblicate in riviste curate dai propri collaboratori. Troppi articoli perché possano essere tutti verificati, si chiedono in molti. Ovviamente al numero di pubblicazioni elevato seguono poi finanziamenti della struttura che presiede.
Elementi che non devono essere utilizzati per squalificare la ricerca di Raoult e della sua equipe, ma dovrebbero tuttavia richiamare alla prudenza. Più recentemente altri studi hanno messo in dubbio l’efficacia della clorochina (qui e qui). Una prudenza che dovrebbe avere soprattutto chi fa politica. Perché ci sono conseguenze nel mondo reale.
Una delle conseguenze dell’enorme pubblicità di cui ha goduto Raoult è stato l’assalto alla farmacie. Le richieste di Plaquenil, il farmaco anti-malarico, hanno travolto le farmacie francesi. E la stessa cosa è accaduta negli Stati Uniti. Qui le prescrizioni di questi farmaci sono aumentate del settemila per cento nel mese di marzo. Con conseguenze gravi. Ben al di là degli Stati Uniti o della Francia.
La clorochina infatti è utilizzata per curare anche il lupus e l’artrite. Il presidente dell’American College of Rheumatology, David Karp, ha dichiarato che:
In questo momento non c’è reumatologo con cui abbia parlato che non abbia ricevuto una telefonata da un proprio paziente che non riusciva più a trovare il farmaco di cui aveva bisogno.
L’India, che è uno dei maggior produttori di questi farmaci, ha bloccato le esportazioni e alcuni medici hanno cominciato a prescrivere questi farmaci per i propri pazienti e i propri familiari. In Brasile, il presidente Jair Bolsonaro ha ordinato ai laboratori medici militari di intensificare la produzione di clorochina, scatenando ondate di panico e di acquisti del farmaco.

Una corsa che rischia di fare dei danni, qualora fosse provato che il farmaco può davvero essere utile per il trattamento del Covid-19. Come ha affermato Derek Lowe su Science “se ne avremo bisogno si rischia di decurtare gli stock di cui potremmo necessitare per curare le persone”.
Senza contare che non sappiamo ancora quali siano gli effetti secondari del trattamento. Lowe afferma che
[…] Se questo farmaco non è utile, invitare centinaia di milioni di persone a inghiottire tutto ciò che riescono a trovare sarà una massiccia perdita di tempo e di denaro. E danneggerà davvero le persone. Questo non è un composto benigno. Dovrebbe essere preso solo quando si ha una solida aspettativa di beneficio. E questo non lo sappiamo ancora. In questo momento stanno migliorando le prove però per favore, aspettate che finiscano le ricerche.
Nel frattempo Newsweek riporta che in Svezia diversi ospedali hanno sospeso la somministrazione della clorochina a pazienti affetti da Covid-19 proprio a causa dei molti effetti collaterali.

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