Goodbye Bernie

Il senatore del Vermont ferma la campagna elettorale per le primarie. Joe Biden è oggi il probabile candidato democratico alla presidenza.
MARCO MICHIELI
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Bernie Sanders termina la sua seconda campagna elettorale per le primarie democratiche. La decisione arriva il giorno dopo le controverse consultazioni del Wisconsin, i cui risultati arriveranno lunedì prossimo. Biden è oggi quindi il probabile candidato democratico che sfiderà Donald Trump alle presidenziali di novembre. Salvo sorprese.

Anche se Sanders sospende la campagna elettorale, il suo nome continuerà tuttavia ad essere presente nelle votazioni delle prossime primarie democratiche. Il senatore del Vermont infatti ha dichiarato che intende raccogliere quanti più delegati possibili per influenzare la piattaforma programmatica dei democratici.

La decisione di Sanders arriva dopo settimane in cui la competizione per la candidatura democratica affrontava notevoli problemi organizzativi a causa del Covid-19. Nei giorni scorsi la stampa aveva anche riportato delle discussioni interne allo staff di Sanders su un possibile ritiro. Per il senatore del Vermont infatti il percorso per ottenere la nomination era quasi impossibile.

Il discorso di Bernie Sanders che annuncia lo stop alla sua campagna elettorale

Sanders è stato per un po’ di tempo il front-runner del partito. Ha vinto il voto popolare in Iowa, poi il New Hampshire e il Nevada. La sua corsa ha subito un primo arresto in South Carolina dove l’elettorato africano-americano ha favorito la vittoria schiacciante di Joe Biden. Dopo il South Carolina, la “resurrezione” di Biden, sostenuto da tutto il partito, ha reso il percorso di Sanders molto difficile. 

Il senatore del Vermont tuttavia non è riuscito nel tempo a vincere un ampio sostegno all’interno del partito, al di là della sua base. Anche la sua performance elettorale è stata inferiore ai risultati ottenuti nel 2016 contro Hillary Clinton. In parte a causa della divisione del fronte “progressista” tra i suoi sostenitori e quelli della senatrice Elizabeth Warren.

La campagna di Sanders ha raccolto la cifra record di 182 milioni di dollari contro gli 88 milioni di Biden. Si tratta della campagna di raccolta fondi fondata sulle piccole donazioni di maggior successo della storia politica del paese. L’uscita di scena del senatore aiuterà Biden anche dal punto di vista finanziario. Senza un oppositore l’ex vice di Obama può organizzare anche finanziariamente la propria campagna in vista della corsa nazionale.

Biden ha ovviamente salutato l’impegno di Sanders, anche se molti si attendono dei gesti concreti verso la base del senatore. Concessioni programmatiche probabilmente, visto che Biden ha già dichiarato che nominerà una donna come propria vice (tra i nomi le senatrici Kamala Harris e Amy Klobuchar).

Nonostante due tentativi falliti di vincere la nomination, l’eredità di Sanders sui democratici è comunque rilevante. Sanders – che vota con i democratici in Senato ma è un indipendente – si è sempre dichiarato un socialista democratico. La sua proposta per un sistema sanitario universalistico – chiamato Medicare for all – è stata accettata anche da molto altri candidati alla primarie democratiche. Anche Biden, che si oppone tuttavia a Medicare for all, ha presentato una proposta in materia di sanità che prevede un sistema di assicurazione sanitaria pubblica.

Anche sulle politiche per l’istruzione l’influenza di Sanders è destinata a durare. L’ala centrista del partito oggi sostiene la possibilità di accedere a quattro anni di college gratuiti, tema su cui Sanders si batte da tempo. Su molti temi il centro di gravità delle policies sostenute dai democratici si è spostato più a sinistra. Nonostante l’elettorato liberal rappresenti soltanto un terzo del partito.

Bernie Sanders e Elizabeth Warren. La divisione dei “progressisti” tra le due candidature è stata una delle ragioni della under-performance di Sanders rispetto al 2016

L’altra parte dell’eredità di Sanders riposa nel movimento politico che ha creato. Come ha ripetuto nel discorso di ritiro dalla primarie la sua non era una campagna elettorale ma un “movimento” destinato a sopravvivergli politicamente. Come è accaduto in questi anni, dopo la sconfitta del 2016 contro Hillary Clinton. Su chi possa prenderne le redini, ovviamente la partita è aperta.

Sanders ha avuto tuttavia anche notevoli problemi. In primis con l’elettorato African-American che non è riuscito a convincere. A differenza dell’elettorato latino. Il senatore ha poi fatto molto poco per cercare di ottenere il sostegno di coloro che non lo sostenevano. Anzi ha fatto l’esatto contrario. Proprio sulla sanità, mentre altri candidati sono stati più flessibili, Sanders non ha modificato la propria piattaforma. Nonostante la sostituzione del sistema sanitario privato con uno completamente pubblico fosse controversa per l’elettorato democratico.

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Goodbye Bernie ultima modifica: 2020-04-08T19:22:35+02:00 da MARCO MICHIELI
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