Il Regno Saud ai tempi del coronavirus. Ovvero: il Covid-19 non risparmia i regnanti. Quasi centocinquanta principi o dignitari contagiati, tra questi il governatore di Riyadh, Faisal. Il re Salman si è rinchiuso nel suo palazzo di Jedda sul Mar Rosso mentre il figlio Mohammed si trova in una zona remota, nelle residenze accanto altri pezzi importanti del regno. L’Arabia Saudita – come racconta il New York Times – è toccata duramente dal virus. Non è chiaro da quale porta sia entrato, però è facile intuirlo. Uomini d’affari, rappresentati ufficiali, personalità viaggiano molto, in Asia come in Europa, dunque si sono esposti come altri.
Il primo episodio – sostengono le fonti locali – avrebbe coinvolto un cittadino rientrato dall’Iran, uno dei grandi focolai. Le autorità hanno pertanto adottato provvedimenti severi, proibendo i pellegrinaggi e chiudendo gran parte delle attività. Hanno iniziato con la provincia orientale popolata dalla minoranza sciita per poi allargarsi al resto del territorio. I bollettini segnalano 47 morti e 2.795 ammalati. Bilancio ufficiale, quanto mai incompleto.

Riyadh ha sospeso tutti i trasporti pubblici nell’ambito dei suoi “continui sforzi per combattere il nuovo coronavirus”: l’ha reso noto una fonte del ministero degli interni citata dall’agenzia stampa ufficiale SPA. La misura riguarda tutti i voli nazionali, gli autobus, i taxi, i treni oltre che i traghetti, ed entrerà in vigore domani mattina per un periodo di quattordici giorni, ha spiegato la fonte citata dalla SPA.
La sospensione non include i mezzi di trasporto collegati a settori vitali come la salute, i servizi e i prodotti di base come cibo, energia, acqua e comunicazioni,
ha precisato la fonte.
Grave è la situazione delle migliaia di lavoratori stranieri, migranti giunti da povere regioni asiatiche e mediorientali. Una presenza importante, quasi un terzo su trentatré milioni di abitanti. Non possono lasciare il paese e hanno accesso limitato al sistema sanitario: solo di recente il sovrano ha disposto l’assistenza a chiunque.
Ben diverso il trattamento per i vip. L’Ospedale King Faisal ha ricevuto l’ordine di prepararsi a ricevere pazienti speciali – definiti casi urgenti – e per questo deve sgombrare quelli cronici. Servono almeno cinquecento letti.
E c’è chi si rivolge alla Madonna. In questa fase di emergenza causata dalla pandemia di nuovo coronavirus emergono “numerose storie di successo”, legate soprattutto a “testimonianze di perseveranza, coraggio, forza e ricerca di sostegno nella fede”. Se guardiamo alla Vergine Maria e a suo figlio, Gesù, nel Corano “possiamo scoprire una storia di perseveranza” che è anche “esempio” per tracciare “una road-map nella lotta alla pandemia”.
In un lungo editoriale pubblicato sul quotidiano saudita Saudi Gazette Turki Bin Talal, governatore della provincia di ʿAsīr (nel sud del paese), musulmano, invita a guardare alla Madonna per trovare la forza, il coraggio e la strada per superare l’emergenza causata dal Covid-19.
Nella sua vita – prosegue l’alto funzionario – ha affrontato la sfida della gravidanza, dell’auto-purificazione, della famiglia e dell’ostracismo di una società che non le ha mostrato pietà. Solo attraverso le direttive divine è stata in grado di vedere la strada della sopravvivenza e del successo.

Fra i dettami seguiti con fedeltà dalla Madonna, prosegue Turki Bin Talal, il primo è stato quello di “fidarsi appieno del giudizio di Dio”; ancora, quello di trovare “la forza per sopravvivere, non importa quanto uno si possa sentire debole”; infine, la capacità non indifferenze di “affrontare la lotta con coraggio e determinazione”.
La storia di Maria – avverte il governatore – è la storia di una vera vincitrice […] con una morale assai chiara: seguendo il solco tracciato [da Dio] è possibile superare tutte le sfide, comprese le pandemie.
L’Arabia Saudita, prosegue il governatore di di ʿAsīr, “è in prima linea” nella lotta contro il coronavirus, mentre i contagi continuano a crescere nel mondo.
Il destino dell’umanità – prosegue – ha suscitato una risposta globale da parte dei cittadini, consapevoli che tutti dobbiamo vivere come moderne società, risvegliando i leader e invitandoli a guardare un quadro più ampio […] Solo vivendo in armonia vedremo il potere della forza insita nello stare insieme come fossimo un corpo solo. Ed è attraverso la storia della Vergine Maria, la sorella di Aronne, che troveremo le lezioni necessarie alla nostra sopravvivenza.
Ma fuori dalla sfera religiosa, il Regno Saud deve fare i conti con le possibili ricadute interne e sul quadro regionale dello sviluppo della pandemia. Il cataclisma innescato dal coronavirus potrebbe innescare proteste sociali nell’intero quadrante, con altre conseguenze pesanti all’interno e fuori.
L’Arabia Saudita ridurrà il suo budget annuale di circa il cinque per cento, a causa del crollo dei prezzi del petrolio e dell’epidemia di coronavirus. L’ha affermato il ministro delle finanze saudita. Il Regno si sta cioè preparando per un rallentamento economico.
A causa del coronavirus, cinema, centri commerciali e ristoranti sono chiusi, il piccolo pellegrinaggio a La Mecca è stato sospeso e la regione di Qatif (est), che conta mezzo milione di abitanti, è stata isolata nella lotta contro il nuovo coronavirus. Il principale esportatore mondiale di greggio sta anche affrontando il calo dei prezzi del petrolio, che questa settimana hanno raggiunto il livello più basso in diciotto anni, scendendo sotto i 25 dollari al barile, a fronte del crollo della domanda e una guerra dei prezzi con la Russia.

Il coronavirus entra anche nel teatro di guerra yemenita. È entrata in vigore da ieri mattina la tregua in Yemen annunciata ieri sera dalla coalizione guidata dall’Arabia Saudita che combatte contro i ribelli Houthi. Il cessate il fuoco, legato ai rischi di diffusione del Covid-19, dovrebbe durare due settimane. Lo Yemen, stando a fonti ufficiali, è uno dei pochi paesi al mondo risparmiati dalla pandemia.
Forse proprio perché è tra i paesi più isolati (sarebbero “virus free” anche Corea del Nord e Tagikistan, entrambi chiusi al mondo) in quanto afflitto da miseria cronica e, ormai da cinque anni, martoriato da un conflitto armato tra opposte fazioni sostenute rispettivamente dalla coalizione sunnita a guida saudita e, meno apertamente, dall’Iran sciita.
All’Arabia Saudita interessa l’aspetto securitario: Riyadh potrebbe volere una buffer zone al confine, per proteggersi dalla presenza Houthi e il disarmo almeno sui missili balistici (che sono quelli che hanno colpito il regno), dando in cambio un territorio ai ribelli.
Quel che è certo, è che l’emergenza sanitaria è destinata a ridimensionare gli ambiziosi progetti del giovane erede al trono, il principe Mohammed bin Salman (MbS per i media internazionali). La diversificazione delle attività produttive su cui punta Mbs ha bisogno di un’iniezione mega-miliardaria di capitali che la crisi innescata dalla pandemia globale non permette di acquisire. E allora tutto, o quasi, viene dilazionato nel tempo. Ma il fattore-tempo non gioca a favore dei regnanti sauditi.

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