Abbiamo interpellato Andrea Martella dopo avere letto una sua dichiarazione alle agenzie nel quale il sottosegretario alla presisidenza del consiglio commenta così le più recenti esternazioni del presidente della Regione Veneto Luca Zaia:
Non si capisce davvero il senso di questo usare il bastone e la carota da parte del presidente Zaia. Nel giro di poche ore è passato dall’emanare un’ordinanza presentata come atto di fiducia nei confronti dei cittadini al dare ora un ultimatum, minacciando il pugno duro e restrizioni di fronte alle immagini che testimoniano una ripresa della mobilità delle persone in Veneto.
Si tratta di un andamento altalenante di cui non c’è proprio bisogno in questa fase particolarmente delicata, nella quale ogni passo deve essere compiuto con estrema ponderazione. Serve equilibrio insomma, mentre i messaggi contrastanti rischiano di ingenerare non solo confusione ma anche di aumentare l’insofferenza. I provvedimenti restrittivi emanati dal governo rappresentano la sintesi più chiara del programma di contrasto alla diffusione del virus.
Al di là della discussione sul “modello veneto” vorrei che tutti avessimo sempre presente che le priorità inderogabili restano quelle legate alla massima tutela sanitaria, sia tra la popolazione che nei luoghi di lavoro dove è necessario un alto livello di controllo per garantire la totale sicurezza.
Parole severe anche se il tono riflette il senso di responsabilità di un uomo di governo in una fase estremamente delicata come quella che stiamo vivendo.

Martella, gira un video che estrapola un passaggio di una conferenza stampa di Zaia. Il presidente della Regione propone – per il rilancio del turismo – l’idea di ricorrere a influencer e ha citato Oprah Winfrey. Non ci vuol ben altro che una trovata per affrontare, come si deve, la crisi traumatica che colpisce la prima industria del Veneto (la più importante Regione turistica d’Italia)?
Credo sia doveroso pensare fin d’ora al dopo emergenza, in termini di ripresa economica e produttiva. Questo lavoro va tuttavia fatto con umiltà, senza improvvisazioni e senza pensare di avere la ricetta perfetta in tasca. Questo richiede uno sforzo comune, una compattezza e un dialogo tra parti: istituzionali, imprenditoriali, sociali. Cosa che sta accadendo in questi giorni, con l’approssimarsi del nuovo decreto di aprile.
Il governo sta mettendo a punto misure specifiche che garantiscano il sostegno e il rilancio. Si sta lavorando a interventi per la liquidità, con ristori per mancati guadagni, facilitazioni per l’accesso al credito e per gli investimenti. Ma si dovrà anche pensare a sostegni al consumo per incentivare gli italiani a scegliere l’Italia per le loro vacanze attraverso la definizione di “bonus vacanze” fiscalmente detraibili. Insomma, ci stiamo già muovendo con la consapevolezza che gli step dovranno essere spediti e costanti e che al turismo, in primis al settore alberghiero, vanno garantiti tutti gli strumenti possibili per una ripartenza. Certo, in questo procedere, anche la testimonianza di influencer può aiutare, ma la promozione turistica va organizzata attorno a progetti corposi e concreti.
La riapertura delle attività turistiche senza le dovute misure di precauzione è stigmatizzata con severità dai sindacati. Non c’è forse un po’ troppa fretta, anche considerando che, purtroppo, non c’è una grande domanda che imponga l’urgenza della riapertura a tutti i costi?
In queste ore ho voluto ribadire un concetto, ovvero che la riapertura parziale, graduale delle attività decisa dal governo deve avvenire in modo sostenibile. Ciò significa nel totale rispetto della sicurezza dei lavoratori, secondo il protocollo sottoscritto qualche settimana fa con le parti sociali. Condizioni di tutela che spetta in primo luogo alle aziende garantire e che vanno doverosamente vagliate attraverso puntuali controlli. Questa impostazione vale ovviamente anche per le attività turistiche, con un di più che è legato alla sicurezza dei visitatori e dei villeggianti.
È chiaro che in questo caso diventa difficile immaginare un ritorno fulmineo alla normalità, anche perché, appunto, la domanda di turismo sarà legata a tanti fattori: dalla capacità economica delle famiglie alla libertà piena di mobilità a livello nazionale e internazionale. Nella stagione alle porte prevarrà il turismo domestico, fatto di piccoli spostamenti, e anche sulla base di queste previsioni organizzeremo al meglio le soluzioni possibili. In ogni caso, la gradualità va sempre accompagnata dalla sicurezza. Al dovere di rispondere alle esigenze economiche e produttive deve corrispondere la massima cautela e responsabilità comune. Sarà anche importante evitare che i territori si muovano in ordine sparso e offrire un quadro di riferimento nazionale unitario, che garantisca omogeneità nelle disposizioni e sicurezza per tutti.
Si sta costruendo una sorta di mitologia sul “Veneto di Zaia”, secondo una narrazione che peraltro omette diverse criticità rilevanti nel suo operato. C’è stato finora un evidente senso di responsabilità che ha spinto l’opposizione a un atteggiamento contenuto nei suoi confronti. Al tempo stesso, però, l’emergenza più acuta sembra superata e siamo in campagna elettorale. Non è arrivato il momento di un cambio di passo e di tono nei suoi confronti? Le tue dichiarazioni vanno lette anche in questa chiave?
Penso si debbano distinguere due livelli: un conto è la polemica politica fine a se stessa, quella di matrice propagandistica che vede con pregiudizio qualsiasi atto o decisione presa da chi ha la responsabilità di decidere. Lo dico pensando anche a quanto è accaduto in chiave nazionale.
C’è poi un livello di dovere politico rispetto al quale non ci devono essere atteggiamenti omissivi. Chi, anche stando all’opposizione, ricopre un ruolo istituzionale di rappresentanza dei cittadini ha il compito e la legittimità di indicare falle, errori, sbandamenti nella gestione di questa emergenza. Non ci deve assolutamente essere timidezza in questo. Bisogna semmai essere forti di un compito pubblico che ci è stato consegnato democraticamente. Sul cosiddetto “modello Veneto” mi riesce difficile non pensare al sistema sanitario veneto nel tempo ordinario: senza dubbio di qualità, ma di certo non esente da criticità: penso alle liste d’attesa, agli anni di mancate assunzioni e ai tagli nei servizi. E anche all’inizio di questa emergenza Zaia si è contraddetto più volte, commettendo qualche scivolone e qualche errore di valutazione su quanto stava accadendo. Detto questo, la situazione attuale in cui versa il Veneto appare certamente difficile ma meno drammatica rispetto alle altre zone del Nord Italia. Ma va anche detto che il governo ha fatto di tutto per garantire anche al Veneto quanto necessario per affrontare una guerra inedita. Da smitizzare c’è insomma l’idea dell’uomo al comando che risolve tutto da solo.

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