Il contagio

MARTINO BRANCA
Condividi
PDF

1 Muovendo dalle bestie il virus aggredisce l’uomo. Intacca le sue cellule ingannando le difese immunitarie. Invaso il citoplasma, modifica il DNA. La cellula colpita ignora il suo programma originario e prende a replicare l’invasore. Il contagio utilizza la via orale. Dalla bocca dell’untore il virus si diffonde in un ambiente suscettibile e infesta gli individui che ne fanno parte. È un parassita obbligato e geneticamente astuto. L’arte di adattarsi e la vicenda storica del ceppo gli consentono di non temere le risorse delle società moderne. Anzi sa metterle a profitto, specialmente le protesi amplificatrici: social network, tv, stampa. Se non trova opposizione inquina rapidamente una popolazione intera. Per sagacia biologica si nasconde nei portatori sani. Insospettato, avvicina gli individui indifesi, deboli o predisposti, e li infetta a morte.

Altrove usano parole diverse. In Italia lo chiamiamo Nazifascismo. Le sue furbizie competono con quelle della biologia. Diceva Karl Kraus che “Il segreto dell’agitatore politico è fingersi idiota come i suoi ascoltatori”.

2 Non che non esistano anticorpi. Sebbene con ritardo, i popoli europei ne hanno prodotti in quantità crescente (infine congrua) nel secolo passato. Il fatto è che anche le immunoglobuline hanno un ciclo vitale. Durano fino a quando l’organismo conserva la “memoria” del contagio. Nella prima metà del Novecento una immensa epidemia aveva messo a morte cinquantacinque milioni di persone. Dopo la strage gli anticorpi hanno vegliato per cinquant’anni. Poi hanno perduto la reattività e la forza. Oggi, quando l’antigene si ripresenta inclinano a non vederlo. Uno storicismo da accademia acceca le difese esaltando le differenze a dispetto delle analogie. Non tiene conto dell’adattabilità del virus ai cambiamenti. Ed è riluttante a riconoscere che nell’era del liberalismo compiuto il Nazifascismo è una categoria metastorica, una patologia eventuale dello stato democratico. Per giunta non difficile da diagnosticare. Il Nazifascismo è ciò che succede ogni volta che un popolo deluso e stanco affida il suo governo al ceto criminale.

3 Il virus uccide l’ospite ammalato. È vero, esistono individui immuni: gli europei per i quali gli anticorpi del secolo XX hanno fatto da vaccino. Ma contano una minoranza. Nella massa il contagio patologico invade lo spazio e divora il tempo con facilità sorprendente. La statistica dimostra che le popolazioni sono per natura largamente predisposte. Infatti: “sempre e inevitabilmente ognuno sottovaluta il numero di individui stupidi in circolazione”, che danneggiano gli altri senza “alcun vantaggio per sé o addirittura subendo una perdita” (Carlo Cipolla, Le leggi fondamentali della stupidità umana).

I portatori sani diffondono il contagio. I contagiati si ammalano e generalmente muoiono. 

Nel Novecento i sostenitori del Nazifascismo sono rimasti uccisi a milioni dagli effetti di quello stesso disegno, cioè dalla patologia che avevano gioiosamente contratto e diffuso con entusiasmo (Bertolt Brecht, Mio fratello aviatore, 1936).

4 Come nel morbo di Alzheimer il virus attacca i neuroni distruggendo le facoltà intellettuali del paziente: memoria, intelligenza, comunicazione. Il primo effetto del contagio endemico è l’endemica incoscienza di sé. Da mesi una polmonite virale (coronavirus) uccide gli anziani, i malati, i poveri. L’epidemia è percepita come calamità naturale. Ma ha a che fare con la cultura. Coinvolge l’eugenetica, fondata da Francis Galton nel 1883. Nel libro che ha traghettato quel pensiero verso il Novecento (Alfred Jost, Das recht auf den tod, 1895) si sostiene il diritto dello Stato – poi argomentato dal giurista Karl Binding – alla soppressione salutare delle persone imperfette. Il verbo (Hitler, Mein Kampf, 1925) si è fatto carne nel 1939 con i programmi Kinder-Euthanasie e Aktion T4, prodromi dello Sterminio.

Circa il coronavirus l’Occidente ha provato due percorsi: 

a) l’“immunità di gregge” (paesi protestanti), come dire l’eugenetica sociale di Spencer: libero corso al virus e alla eliminazione naturale delle fasce deboli; 

b) gli equilibri dialettici tra Economia e Salute (paesi cattolici), cioè tra libertà d’azione e di contagio da un lato (destra) e segregazione a domicilio dall’altro (sinistra). 

Con esiti paragonabili in ogni caso: infezione e morte.

5 Tutte le epidemie hanno un costo. Anche il Covid-19 genera un danno economico e promette una crisi. Tuttavia si tratta di sviluppo. Come nella società, anche nell’economia un vaglio provvidenziale ripulisce il campo dalle debolezze per riservare lo spazio ai più forti. Gli apparati produttivi di merci e servizi velocizzano e perfezionano la computerizzazione di ogni lavoro, impongono ovunque le interfaccia telematiche e gettano nella pattumiera sociale chi non sa adeguarsi.

Nel mercato dei beni di consumo Amazon ha preso il pianeta. Consegna a casa ogni cosa presto e bene, a buon prezzo e con diritto di resa. Trasferisce in rete la distribuzione, rimpiazzando gli ipermercati che nel Novecento avevano pensionato le botteghe e la loro storia.

E la finanza è iperattiva. Mentre la politica sparge fumo dai teatrini quotidiani dei media, banche, enti e fondi imprimono ai mercati oscillazioni violente, funzionali a vaste strategie di divisione, spostamento e ricomposizione del capitale. 

Dopo tre decenni di guerra di conquista, il capitalismo finanziario incrementa il dominio del mondo con l’aiuto del coronavirus.

Grazie al tuo contributo ytali sarà in grado di proseguire le pubblicazioni nel 2020.
Clicca qui per partecipare alla sottoscrizione


Il contagio ultima modifica: 2020-04-25T17:15:39+02:00 da MARTINO BRANCA
Iscriviti alla newsletter di ytali.
Sostienici
DONA IL TUO 5 PER MILLE A YTALI
Aggiungi la tua firma e il codice fiscale 94097630274 nel riquadro SOSTEGNO DEGLI ENTI DEL TERZO SETTORE della tua dichiarazione dei redditi.
Grazie!

POTREBBE INTERESSARTI ANCHE:

1 commento

Angelo 26 Aprile 2020 a 14:41

6 E quindi?

Reply

Lascia un commento