La scuola. Dall’emergenza imprevista all’emergenza programmata

Questa nuova situazione dovrebbe favorire una riflessione non solo emergenziale sul futuro della scuola. Per ripensare l’utilizzo degli spazi degli istituti e dotare ogni scuola dei dispositivi necessari. Per rivedere i curricoli e dare sistematicità alla didattica a distanza.
GIAMPAOLO SBARRA
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L’anno scolastico s’avvia alla conclusione, come il confinamento; ma mentre la fine del confinamento s’accompagna alla graduale ripresa delle attività produttive e di relazione (in attesa dell’estate che rilanci il turismo, per quanto possibile), la scuola mantiene tutte le restrizioni che l’hanno caratterizzata in questi ultimi mesi. L’anno scolastico quindi si va concludendo così, con studenti e insegnanti a casa, e sostanzialmente l’epidemia è venuta a sommarsi ai problemi strutturali della scuola, rendendone ancora più evidente l’urgenza: edifici fatiscenti, divario tecnologico, modalità di selezione e formazione dei docenti, curricoli ipertrofici, burocrazia estenuante, squilibri sociali e territoriali.

Il governo ha preso atto della situazione e ha preso alcune decisioni, così sintetizzabili:

  • didattica a distanza, fino alla fine del presente anno scolastico;
  • valutazioni numeriche per gli studenti degli anni intermedi;
  • “esame di stato” ridotto (ma “vero e serio”, dice la ministra, magari credendoci davvero);
  • a scuola si torna a settembre, vedremo come; e intanto il tempo passa.

Cosa dire?

1 Didattica a distanza. Innanzitutto è bene precisare che la “Didattica a distanza” (Dad) in tempi normali costituisce una risorsa ulteriore, che si aggiunge alla didattica in presenza o ne costituisce un’alternativa per determinate attività. Ma nessuno si azzarderebbe a sostenere che la Dad può sostituire e/o “ripetere” la didattica in presenza. Quindi è bene precisare che quella di questi mesi è stata “Dad in emergenza”, ovvero con strumenti non calibrati per un’attività sistematica e con docenti e studenti non preparati (salvo alcune eccezioni, ovviamente).

Ciò non toglie, per altro, che molte scuole e molti docenti abbiano saputo organizzarsi rapidamente e darsi gli strumenti e le metodologie per attivare nuove modalità di insegnamento. Molti, ma non tutti. Per questo è necessario sapere dove, con che tempi e come è stata fatta la Dad, senza accettare rendicontazioni auto-assolutorie. Certamente ci sono stati adeguamenti di orario e di curricolo, e non tutti i docenti hanno fatto “scuola a distanza”, alcuni (quanti?) si sono limitati a dare compiti per casa. Solo la conoscenza dello stato di fatto può permettere l’adozione di ulteriori provvedimenti, anche perché la Dad potrebbe svolgere un ruolo significativo nel prossimo anno scolastico.

2 Una visione tradizionale della scuola, che spesso fa riferimento al concetto di “meritocrazia”, è molto legata alla valutazione espressa in voti. Una visione per altro contestata, con buone motivazioni di carattere pedagogico e didattico; ma non voglio addentrarmi in questa problematica, molto interessante in tempi normali. La ministra Azzolina si è attenuta a questa visione in modo netto:

Se lo studente merita 8 avrà 8, se merita 5 avrà 5. La didattica a distanza ci ha permesso di mettere in sicurezza l’anno che altrimenti sarebbe andato perso. Alla fine tutti avranno un voto.

Quindi – a prescindere dal fatto che la Dad sia stata svolta davvero, e in quali condizioni – tutti gli studenti saranno promossi, anche con le insufficienze gravi in pagella, da recuperare il prossimo anno (e chi non recupera?). Visti i tempi di emergenza epidemica e le modalità con cui s’è svolto l’anno scolastico, ritengo che le valutazioni numeriche, negli anni intermedi (dalla classe prima alla quarta), risulteranno spesso ingiuste e arbitrarie per molti motivi. Se non altro perché da un lato se uno studente avesse saputo che l’anno scolastico “normale” si sarebbe limitato al primo quadrimestre avrebbe potuto svolgere i suoi doveri scolastici con maggiore impegno, e dall’altro lato la Dad ha trovato i docenti nella necessità di improvvisare una nuova didattica con nuovi orari e curricoli rivisti, e gli studenti in mille situazioni diverse: chi con una dotazione tecnologica adeguata in casa, chi con una connessione lenta, chi con uno o due fratelli che hanno bisogno del computer, chi con uno o due genitori che lavorano da casa, chi con una casa piccola e una famiglia numerosa, chi con la necessità della presenza a scuola perché non riesce ad adeguarsi alla nuova modalità di apprendimento, chi con due o tre delle condizioni sopra delineate.

Come diceva don Milani una cinquantina di anni fa, nulla è più ingiusto che fare parti uguali tra disuguali, ovvero applicare le stesse valutazioni numeriche a chi vive condizioni del tutto diverse (e senza preavviso). Insomma, sarebbe stato più coerente con una situazione di emergenza che gli studenti fossero “ammessi all’anno successivo” senza voti, per programmare contestualmente una revisione del curricolo introducendo le modalità di recupero (da comunicare prima dell’inizio della scuola) e rinviando le valutazioni “autentiche” al prossimo anno scolastico.

3 Esame di Stato: vista l’emergenza epidemica e la scelta del confinamento, il governo ha deciso per un esame di stato svolto con una commissione interna (solo il presidente esterno) e ridotto alla sola prova orale (vedremo se in presenza o via internet, scombinando così anche le modalità di assegnazione della votazione finale). Anche in questo caso la votazione sarà in parte (quanto larga?) arbitraria e/o legata al pre-giudizio (ovvero alla conoscenza dello studente) e le bocciature saranno molto probabilmente escluse, anche perché uno studente bocciato avrà cento motivi per rivolgersi al Tar (magari perché la Dad non è stata svolta in tutte le discipline o per la modifica dell’orario previsto dal curricolo o per il mancato svolgimento di una o più discipline, ma questa è roba da avvocati).

Sarebbe stato necessario tenere le mani libere per prevedere altre modalità di svolgimento dell’esame, visto che in realtà le prove scritte si possono fare, magari utilizzando due o tre aule per classe e considerato che non mancano i docenti, essendo le commissioni interne.

Che sia davvero troppo tardi, per dare serietà all’esame pur in condizioni di emergenza?

4 E a settembre, come riprenderà la scuola? Ancora siamo nella totale incertezza. Tre sembrano le indicazioni fondamentali: distanziamento, mascherine, igiene. Ma le variabili sono moltissime. È evidente che, se si vuole dare un po’ di stabilità a un anno scolastico prevedibilmente complicato, serve un ripensamento di fondo con i relativi rapidi interventi, a partire dall’idea che didattica in presenza e didattica a distanza dovranno diventare complementari.

È questa un’occasione straordinaria per valorizzare l’autonomia scolastica nella realizzazione delle norme generali definite dal ministero.

Bisogna adeguare le aule per il distanziamento, bisogna ripensare l’utilizzo degli spazi interni ed esterni degli istituti, bisogna dotare ogni scuola dei dispositivi necessari (mascherine, guanti, prodotti vari per l’igiene), si può pensare alla suddivisione delle classi in gruppi per seguire lezioni in presenza e lezioni a distanza, bisogna procedere alla revisione dei curricoli, bisogna dare sistematicità alla didattica a distanza e adeguare le tecnologie negli istituti e nelle dotazioni individuali, bisogna formare i docenti.

Un lavoro complesso che richiede l’intervento coordinato e non concorrenziale di Stato, Regioni, enti locali, istituti e consigli di classe.

Si sta facendo qualcosa? A settembre sarà tutto pronto?

Forse è il caso che già adesso si diano indicazioni sui tempi per la programmazione e lo svolgimento di tutti i lavori che permettano a settembre di riprendere l’attività didattica, definendo gli obiettivi per ogni componente coinvolta.

Quelle sopra espresse, sono alcune riflessioni relative alla scuola secondaria, altre – e per molti versi più complesse – sono le questioni relative alla scuola primaria, che vengono a interferire pesantemente con la vita lavorativa delle famiglie.

È evidente che nulla può essere lasciato al tempo che passa, ne va della ripresa dalla crisi più profonda che l’Italia abbia conosciuto negli ultimi decenni.

Ed è auspicabile che questa emergenza favorisca una riflessione non solo emergenziale sul futuro della scuola, perché non sarebbe saggio programmare interventi costosissimi per far ritornare la scuola quello che era (senza, probabilmente, riuscirci): mi auguro che la commissione di esperti istituita dalla ministra Azzolina abbia uno sguardo ben proiettato in avanti.

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La scuola. Dall’emergenza imprevista all’emergenza programmata ultima modifica: 2020-04-28T12:46:08+02:00 da GIAMPAOLO SBARRA
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