Sostenere i media è sostenere la democrazia

ANDREA MARTELLA
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Il 29 aprile scorso, presso la Sala del Mappamondo di Palazzo Montecitorio, la Commissione Cultura ha svolto l’audizione del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Andrea Martella, sulle iniziative di sua competenza per fronteggiare le conseguenze dell’emergenza epidemiologica nel settore dell’editoria e dei prodotti editoriali. Qui di seguito pubblichiamo stralci del suo intervento [la versione integrale nel video a pie’ di pagina].

Desidero innanzitutto ringraziare tutti i lavoratori della filiera editoriale che in questi due mesi quasi hanno assicurato il servizio informativo e garantito il pluralismo. Tutti – giornalisti, stampatori, poligrafici, distributori ed edicolanti – sono stati preziosi e fondamentali per la tenuta del sistema nell’emergenza. Abbiamo anche visto quanto i giornali siano stati importanti, soprattutto nelle aree più colpite dal contagio, per assicurare quel senso di coesione e di appartenenza a una comunità che ha tenuto accesa la luce dell’umanità nella sofferenza di tanta parte del Paese. In quelle aree, i giornali sono stati indispensabili non solo per informare, ma anche per tributare, nell’unica forma possibile, l’ultimo saluto a chi purtroppo non ce l’ha fatta. Credo che le pagine dei necrologi abbiano colpito tutti. Nell’impossibilità di celebrare i funerali, la stampa ha dato spazio e voce al cordoglio delle persone e alla sofferenza delle comunità, svolgendo una funzione di preminente valore sociale di cui dobbiamo essere consapevoli.

Come sapete, le prime misure adottate con il decreto Cura Italia sono state orientate innanzitutto a limitare la perdita dei ricavi pubblicitari che, soprattutto per le testate locali e per quelle più piccole, rappresenta la principale fonte di sostentamento.

La complessiva tenuta delle vendite e l’aumento degli accessi ai siti delle testate registrato nelle ultime settimane, non possono in alcun modo neutralizzare gli effetti negativi derivanti dal crollo degli investimenti pubblicitari delle imprese, inevitabile in ogni fase di crisi. 

È per questo che abbiamo modificato il credito di imposta per gli investimenti pubblicitari, già vigente a regime come incentivo agli investimenti incrementali sull’anno precedente, in una misura applicabile per l’anno in corso all’investimento complessivo. È un primo segnale importante per incentivare le imprese a mantenere una certa quota di investimento in pubblicità sui giornali e le televisioni locali. E stiamo lavorando, in vista del prossimo decreto, per rafforzarlo, ampliando la percentuale della spesa ammessa al beneficio fiscale e incrementando corrispondentemente le risorse poste a copertura. 

Allo stesso modo, abbiamo ampliato ed esteso il credito di imposta per edicole, raddoppiandone l’importo massimo e portandolo a copertura di spese prima non previste, tra cui anche quelle per la consegna a domicilio dei giornali. L’emergenza ha infatti evidenziato come la consegna a domicilio dei giornali debba ritenersi un servizio essenziale soprattutto per la fascia di popolazione – gli anziani e i bambini – più colpita dalle limitazioni di movimento imposte dalle misure di contenimento del contagio. La scelta di molte edicole di svolgere questo lavoro di prossimità, portando a casa dei clienti giornali e anche prodotti editoriali per i bambini – perché soprattutto per loro le restrizioni hanno pesato e pesano tanto – è stata importante e merita di essere valorizzata attraverso uno specifico sostegno pubblico. Quanto alle edicole, stiamo valutando l’opportunità di riconoscere agli esercenti di tali attività, ove non destinatari di altre forme di sostegno, un bonus una tantum per i maggiori oneri correlati allo svolgimento dell’attività durante l’emergenza sanitaria.

Per inciso vorrei ribadire che stiamo continuando nel confronto per rafforzare il profilo delle edicole come hub di servizi territoriali, consolidando attraverso l’Anci le intese con i comuni e con le Asl per l’erogazione di servizi anagrafici e di prenotazione delle prestazioni sanitarie. Cosi come contiamo di chiudere presto un accordo con le Poste per ridurre i costi dei pagamenti digitali e di favorire le condizioni per una nuova disciplina dell’aggio. A questo proposito, nelle prossime settimane lavorerò per quanto di competenza per arrivare ad una nuova intesa nell’interesse complessivo della filiera. 

Sul fronte della tutela del reddito, ci siamo battuti affinché fosse riconosciuta l’indennità da seicento euro anche ai giornalisti più esposti agli effetti della crisi, cioè ai giornalisti precari e autonomi a basso reddito iscritti all’INPGI e lavoriamo affinché anche nel prossimo provvedimento siano confermate forme di sostegno al reddito ai lavoratori precari dell’informazione.

In generale, tutte le misure di sostegno già adottate, così come quelle alle quali stiamo lavorando in queste ore, sono ispirate a una logica di filiera che tenga assieme, in un unico quadro, tutti gli operatori del settore e i loro specifici bisogni.

Sempre secondo una logica di filiera, stiamo studiando un nuovo pacchetto di misure economiche per il settore editoriale, idoneo ad assicurare la tenuta di un comparto di cruciale rilevanza per la qualità della democrazia.

L’importanza della pubblicità è quindi evidente. Noi stiamo lavorando per ampliarne risorse e percentuali compatibilmente con il quadro delle risorse complessive.

Per altro verso, si pone la necessità di valutare anche di forme di sostegno fiscale connesse all’utilizzo della carta, per le imprese editoriali che non accedono ad altre forme di sostegno pubblico.

In definitiva, il nostro impegno per la gestione della seconda fase dell’emergenza sarà volto all’individuazione di ogni misura utile a garantire la tenuta occupazionale e finanziaria dell’intera filiera della stampa, limitando l’impatto economico delle perdite derivanti dalla caduta degli investimenti, e in generale a sostenere l’informazione professionale e di qualità.

A quest’ultimo proposito, richiamo l’iniziativa assunta il 4 aprile scorso, con l’istituzione dell’ ”Unità di monitoraggio per il contrasto della diffusione di fake news relative al COVID-19 sul web e sui social network”. L’obiettivo è quello di rendere maggiormente riconoscibili in rete i contenuti autentici e riconducibili a fonti ufficiali e istituzionali, distinguendoli da quelli fuorvianti e privi di certificati ancoraggi a verità scientifiche, senza in alcun modo tradursi in censure e senza menomare il pluralismo delle opinioni, né limitare l’esercizio della libertà di manifestazione del pensiero riconosciuta dall’articolo 21 della Costituzione.

Vorrei soffermarmi, da ultimo, su un tema che ha guadagnato recentemente la ribalta della cronaca, ma che da tempo il Governo segue con grande attenzione.

Mi riferisco al fenomeno della pirateria editoriale e alla diffusione, in rete e nelle chat, di intere edizioni digitali dei giornali. Sono pratiche illegali che arrecano gravi danni al sistema editoriale e a tutta l’industria creativa, che minano il pluralismo dell’informazione e fanno male al giornalismo professionale e di qualità.

Nelle scorse settimane ho scritto al presidente dell’Autorità per le comunicazioni per segnalare la necessità di un intervento, oggi più che mai urgente. Nel momento in cui la filiera editoriale e l’intera industria creativa soffrono per i danni derivanti dalla pandemia e mentre la rete sopporta un massiccio aumento del traffico dati per effetto dello smart working e della didattica a distanza, è a maggior ragione inaccettabile la circolazione sulle reti di comunicazione elettronica di contenuti editoriali pirata che colpiscono un settore non solo economicamente rilevante, ma cruciale per il pluralismo e la qualità stessa della democrazia.

Ho preso atto che, dopo l’interlocuzione istituzionale avviata dal Governo con Agcom e l’istruttoria svolta dalla stessa Autorità su esposto degli editori, la piattaforma che diffondeva illegalmente copie integrali dei principali quotidiani nazionali ha ritenuto di adeguarsi, seppur parzialmente, rimuovendo alcuni dei canali in questione.

È nostra intenzione di realizzare – e su questo eravamo al lavoro già prima del lockdown – una campagna di comunicazione istituzionale sul tema della pirateria. A fronte di un fenomeno non abbastanza percepito da parte dei cittadini, spesso fruitori inconsapevoli di contenuti illegali, occorre aumentare la consapevolezza collettiva dei costi della pirateria in termini di libertà e indipendenza del sistema dell’informazione e, in definitiva, di qualità della democrazia.

In questo quadro merita di essere affrontato anche un passaggio sulla direttiva copyright. Il 14 febbraio scorso, pochi giorni prima che esplodesse il contagio da COVID-19, il Governo ha depositato al Senato il disegno di legge europea, che dispone tra gli altri il recepimento della direttiva comunitaria sul diritto d’autore. A causa dell’emergenza sanitaria, si è svolta una sola seduta, ma credo che ci siano le condizioni perché il parlamento riprenda presto l’esame del provvedimento e si possa arrivare alla sua approvazione ben prima del termine del giugno 2021, previsto dalla stessa direttiva. E auspico, ragionevolmente, entro la fine di quest’anno.

Siamo consapevoli che la necessità di tutelare il valore dei prodotti editoriali deve spingerci a far presto. Del resto, il diritto ad essere informati e a informare passa anche attraverso il riconoscimento del giusto valore al lavoro della filiera editoriale. Un valore che non può essere eroso o svalutato dal vistoso squilibrio di forza contrattuale oggi esistente tra editori e Over the top, che induce le grandi piattaforme a non riconoscere la giusta remunerazione per lo sfruttamento di contenuti editoriali.

In conclusione, l’orizzonte nel quale si muove il Governo – sia pure in un contesto necessariamente mutato a causa dell’emergenza – resta legato al progetto di riforma complessiva: Editoria 5.0. Dopo quarant’anni dall’ultima legge organica (la 416/81) e a maggior ragione in questo difficile frangente per la filiera editoriale occorrono un quadro normativo rinnovato e risorse certe e stabili. L’esigenza che emerge dalla costante interlocuzione con i soggetti e i rappresentanti del settore è quella di avere un perimetro certo e stabile di strumenti di sostegno diretto e  indiretto su cui fare affidamento per programmare investimenti e per migliorare la qualità del prodotto editoriale. Cogliamo la presenza di una domanda crescente di buona informazione e la leva pubblica deve favorire l’opportunità di incontro della domanda con una offerta all’altezza delle aspettative dei lettori e delle sfide poste dal nuovo ecosistema digitale.

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Sostenere i media è sostenere la democrazia ultima modifica: 2020-04-30T17:27:29+02:00 da ANDREA MARTELLA
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