Ho letto con interesse due fatti politici sul mio quotidiano di riferimento il manifesto: l’appello “basta con gli agguati” di illustri esponenti della sinistra radicale accademica e l’editoriale della direttrice Rangeri sull’edizione odierna. L’assunto fondante dei due testi è l’appoggio alla coalizione giallo-rossa in quanto migliore soluzione politica possibile nella situazione data. L’assetto concreto del governo, a cominciare dal suo presidente del Consiglio, va, conseguentemente, difeso da imboscate perché la compagine ministeriale avrebbe “agito con prudenza e buon senso”. Sostengono i firmatari dell’appello con la direzione de il manifesto che sui problemi sanitari ed economici nessuna responsabilità vada ascritta agli attuali governanti perché riferibile tutta a precedenti pagine storiche. Corollario di queste considerazioni è che chi si consideri “democratico” debba difendere Conte dall’attacco di poteri forti pena l’essere involontario partigiano di un improbabile nuovo assetto di unità nazionale.
Questo approccio pare totalmente astratto dalla situazione concreta che la crisi economica da Covid-19 sta determinando. Ancora prima sembra non tener conto del fatto che Conte non è Allende, ma un illustre professionista ben introdotto nei vertici nazionali dell’avvocatura, con alle spalle l’Università privata dell’ex ministro doroteo Vincenzo Scotti, Link, connesso strettamente con alcune influenti porpore cardinalizie, attento interlocutore dei vertici atlantici e delle cancellerie renane.
Ha contro, sicuramente, una parte di poteri ma ne accontenta largamente un’altra parte. Dimostrano inconfutabilmente questo fatto: le ultime nomine in Iri, Eni, Leonardo, i buoni uffici del gruppo editoriale di Urbano Cairo, l’appoggio incondizionato di correnti della magistratura organizzata, non propriamente progressiste e l’elogio di più ministri alle grandi imprese di costruzione, da Salini a Impregilo.

Non sembra, dunque, logico accordare un consenso a priori senza valutare il merito delle azioni del governo solo per metterlo al riparo dagli attacchi del gruppo editoriale delle famiglie Agnelli e Caltagirone.
A parte un atteggiamento meno ideologico contro la Cina rispetto al suo progetto di scambio di beni e servizi e la tempestività nell’approntare gli ammortizzatori sociali non ci pare che il governo Conte-bis e la maggioranza giallo-rossa abbiano messo in campo una risposta all’altezza dei bisogni e delle aspettative della classe lavoratrice. Si sono l’uno e l’altra messi sulla scia della Commissione di Ursula von der Leyen volendo risolvere la più grave crisi economica dal dopoguerra con il ricorso al debito pubblico a mezzo MES, magari edulcorato nella forma compatibile al trattato di funzionamento UE, non rendendosi conto che dopo l’emergenza Covid andrà ripensato il modello di sviluppo.
L’appello appare distonico anche rispetto alla redazione dell’amato quotidiano comunista che, praticamente da solo, ha messo in luce l’alternativa politica e sociale della Sinistra europea sintetizzata nella risoluzione al Parlamento UE del 17 aprile proposta dal GUE e bocciata da tutti i parlamentari italiani.
Non è difendibile, inoltre, la maggioranza sul piano delle garanzie liberali, anche volendo omettere il problema dell’abuso di fonti normative secondarie in deroga alle leggi e del protagonismo di presidenti di Regione anche del Pd, Bonacini e De Luca su tutti. La gestione delle carceri nei confronti di detenuti e lavoratori e dell’accoglienza dei migranti manifesta come non ci sia stata nemmeno una impercettibile soluzione di continuità politica tra il Conte I e il Conte II, salvo nelle dichiarazioni ai media. Per non parlare della sospensione dello svolgimento orale del processo penale, della riforma della prescrizione e dell’idea carcerocentrica dell’esecuzione delle condanne. Tutto in barba al principio costituzionale del recupero del reo di cui solo Papa Francesco sembra farsi garante.

Se dobbiamo essere tifosi di qualche governo, vorremmo che esso fosse promotore di una significativa ridistribuzione di denaro e potere. Preferiamo decisamente quello portoghese che ha regolarizzato i migranti sul territorio nazionale o quello spagnolo che chiede 1500 miliardi di euro per contrastare il coronavirus, soldi messi dalla Bce e non restituiti ma spesi senza essere conteggiati come debito da parte degli stati.
Ben vengano i toni educati e formalmente ineccepibili di Conte, ma il compito degli intellettuali di sinistra non sarebbe quello di guardare alla sostanza delle condizioni materiali delle persone in carne e ossa?

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1 commento
Da cosa si evincono i buoni uffici del gruppo editoriale di Urbano Cairo? La7, con i suoi talk show, è certamente, un Tribunale assai ostile al Governo Conte II.