1. La Rete è accorta e previdente
In origine era modesta: una protesi come altre, un dispositivo servizievole e complementare. Nel tempo ha sviluppato attitudini esclusive. Oggi è indispensabile. Il suo sviluppo è stato impetuoso e onnidirezionale. Dapprincipio ha incrociato e apparecchiato informazioni, moltiplicando notizie, ragguagli, dati. In seguito ha dispiegato vasti supporti per le attività e le relazioni economiche, sociali e personali. Da ultimo si è attrezzata per la fornitura di beni e servizi di ogni tipo. Quando è dilagato il contagio del Covid-19 era pronta a surrogare largamente la vita reale. Uomini e donne incalzati dal virus ci hanno trovato rifugio, risorse, opportunità. Hanno scoperto che accoglie e soddisfa ogni istanza.
Diffonde informazione, consentendo la ricognizione ampia e approfondita dei luoghi che la politica artatamente confonde: la medicina, l’epidemiologia, la crisi economica, il labirinto della burocrazia.
In videoconferenza consente tutte le relazioni che l’isolamento impedisce: abboccamenti per affari, convegni di lavoro, colloqui e chiacchiere tra parenti e amici, incontri appassionati di amanti, sesso occasionale con ignoti.
È un mercato esauriente, che procura e consegna a domicilio qualsiasi cosa: l’orchidea d’oro di Kinabalu, un pacchetto azionario giapponese, 3 kg di parmigiano da 60 mesi, un voucher, l’antenna potenziata per un drone vecchio modello, una tigre.
2. La Rete è potente e immune
I suoi virus (Surreptitius Sircam, Storm Worm, Cih Virus, SQL Slammer, Melissa, Iloveyou, Code Red, Conficker, Sobig.F, MyDoom) infettano i software che dispiegano le attività umane nella società, nell’economia, nella natura. Per questa via ricadono sul mondo reale nella forma di errori, disfunzioni, contrattempi, disagi. Invece nulla possono contro la rete i virus della realtà, quelli che percorrono la biosfera. Forse alcuni di essi (HIV, Sars, A H1N1, Mers, Ebola, Covid-19) saltano all’uomo da altre specie animali, ma gli esseri umani non possono infettare il web.
Tra il mondo delle cose e quello astratto della rete l’uomo è insieme ghiandola e valvola. Elabora e secerne i virus informatici che infestano la rete e attraverso le sue funzioni danneggiano la realtà concreta. D’altra parte impedisce che la realtà virtuale sia raggiunta dalla natura. La sua specie è il terminale del contagio biologico: i microrganismi virali infettano gli individui, li ammalano, li uccidono e in quanto parassiti biologici muoiono con loro.
La rete sembra astratta, comunque evanescente, invece è coriacea, tetragona, impenetrabile. È lo scafandro che consente la vita umana in ambiente ostile. Per paradosso funziona come l’esoscheletro negli invertebrati: costituisce l’involucro resistente di un organismo del quale uomini e donne sono la parte molle.
3. La Rete è materna e rassicurante
In questi mesi di isolamento gli esseri umani ci si sono raggomitolati come in una tana. Dapprima hanno fatto uno sforzo di adattamento. Poi l’hanno considerata con attenzione. La nostalgia del mondo non ha impedito loro di apprezzarne i comodi e le risorse. Quando l’ultimo contagiato avrà sconfitto il virus saranno riluttanti ad abbandonarla. Con pretesti protrarranno forme di quarantena.
Certo i più spavaldi avranno fretta di riprovare la vertigine, la pienezza esclusiva della vita vera. Con trepidazione apriranno tutte le porte che per tanto tempo li hanno segregati e protetti. Tuttavia non troveranno quello che ricordavano. Scopriranno che le porte aprono soprattutto sul nulla, perché il mondo reale non c’è più. Increduli, anche gli altri faranno capolino, per rimanere a loro volta delusi. Col trascorrere del tempo un dubbio si farà strada tra lo sconcerto, i discorsi, i ripensamenti: che quell’universo così concreto e totale sia uno scherzo della memoria, che non sia mai realmente esistito.
I più colti osserveranno con malizia che un altro mondo è da sempre il sogno prediletto di qualsiasi civiltà umana. E passati alcuni anni, la generazione cresciuta in rete nel tempo del contagio sarà sicura che la realtà, cioè l’universo totale delle persone e delle cose, sia semplicemente una favola, e che gli anziani insistano a raccontarla per stolida demenza senile, o più banalmente per farsi importanti agli occhi dei nipoti.


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