Fino a pochi mesi fa e per molti anni la vista di “foresti” perlopiù orientali con il volto coperto da una mascherina generava apprensione se non ilarità. Noi veneziani così abituati ai turisti incrociando i “mascherinamuniti” eravamo colti da sospetti, perplessità, idee su contagi o malattie lontane portate da quell’Oriente dal quale, in realtà, anche la ricchezza di Venezia da mille e più anni arrivava. Occhi a mandorla spuntavano curiosi da quei pezzi di stoffa colorati, noi superbamente ci scansavamo senza renderci conto che chi portava queste mascherine proteggeva in realtà noi da eventuali loro infezioni respiratorie.

E che dire delle donne islamiche velate. Anatemi e sospetti, dibattiti sociologici su libertà e costrizioni, schiavitù e imposizioni di costumi ancestrali non adeguati alla nostra moderna maniera di vivere, dove tutto era possibile. Controlli di polizia alle frontiere e non solo per identificare le donne velate; adesso controlli di polizia per sanzionare chi mascherato non è.
“Così va il mondo, Mafalda” scriveva negli anni settanta il grande Quino, fumettista argentino che ha accompagnato con i suoi disegni la giovinezza dei sessantottini d’antan. Adeguarsi bisogna e rapidamente.
Rapidamente si ribaltano le idee, le concezioni della vita, i partiti che reclamavano in piazza l’abolizione del velo per le donne islamiche sono i primi ad aver ideato mascherine consistenti (belle peraltro) colorate con il bianco rosso e verde della bandiera italiana, esibite con orgoglio nei luoghi istituzionali più alti del paese, leggi camera e senato.
E per strada, come tutti, in questi primi giorni caldi di apertura alle passeggiate, anche noi respirando un po’ affannosamente sotto il tessuto che appanna occhiali da vista e da sole, pensiamo agli orientali che ci hanno per anni fatto vedere come si va in giro per il mondo se si è appena un po’ raffreddati. E che ci hanno trasmesso il famigerato virus.
E che dire del gesto che oramai tutti esibiamo con molta nonchalance, agganciare gli elastici delle mascherine alle orecchie, sistemare il ferretto sul naso ben aderente, e poi per strada, furtivamente da soli, abbassare il pezzettino di stoffa sotto il mento, respirare profondamente, e poi con due dita abilmente riposizionare il tutto sul naso e avanzare con occhi vigili?
SERVIZIO FOTOGRAFICO DI ANDREA MEROLA

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