Un nastro tricolore con il verde che si stempera nel blu e confini di montagne e di mare che uniscono due paesi vicini non solo fisicamente: Alberto Toscano, giornalista e saggista di lungo corso con il libro Gli italiani che hanno fatto grande la Francia. Da Leonardo a Pierre Cardin (Baldini e Castoldi) presenta una carrellata importante di personaggi, motivo di riflessione sotto molti punti di vista.
Al di là di statistiche, nomi e numeri – copiosi e famosi – di italiani che da secoli hanno varcato il confine occidentale della Penisola per trovare lavoro e fortuna in Francia, Toscano con una scrittura avvincente introduce temi storici, politici, sociali, economici, che ritornano di grande attualità nel presente, con un fulcro pulsante che ha da sempre spinto gli esseri umani a cercare nuovi orizzonti, nuova vita, nuove possibilità: la migrazione.
Un giornalista che da giornalista affronta la scrittura di un volume poderoso e ricco di date, nomi, informazioni, diviso in capitoli pieni di notizie che collegano il passato al presente e che per italiani e francesi è l’ennesima occasione per confrontarsi in una continua sfida, ammirazione, invidia, quello che può avvenire con affini e “cugini”, partite di calcio ai Mondiali comprese.
Infatti solo i francesi sono dagli italiani considerati cugini, non certo gli altri popoli a nord e a est con i quali l’Italia confina. E questa “cuginanza” soprattutto tra sud della Francia e Italia è dovuta al fatto di essere paesi latini, mediterranei, con il sole e le palme, e chi più ne ha più ne metta.
Alberto Toscano, che vive in Francia da oltre trent’anni, ha indagato a lungo questa “simbiosi tra due popoli” che ha avuto e ha “conseguenze straordinariamente benefiche” e che da oltre cinquecento anni (ma il De Bello Gallico, lo vogliamo ricordare?) caratterizza le relazioni tra due paesi diversi ma per qualche aspetto simili. Cinque milioni di persone in Francia hanno origini italiane, e forse anche di più: racconta l’autore che durante la presentazione del volume, uscito in prima edizione in francese e successivamente tradotto in italiano, molti francesi hanno riscoperto o approfondito la loro italianità, e oggi anche attraverso i social molti francesi riscoprono origini italiane.
E siccome la storia dipana il suo corso attraverso le persone che la costruiscono, l’autore parte da lontano ma non troppo, da Marco Polo che a fine Duecento porta dalla Cina una prelibatezza, composta da frutta spremuta, neve, latte: anche con il “gelato” Caterina de’ Medici conquista la corte di Francia che la vede regina influentissima oltre che per aver introdotto la forchetta a tavola, assieme a centinaia di italiani dotti e sapienti, cuochi e scienziati, letterati e musicisti. Ma già secoli prima Francesco Petrarca aveva descritto le “chiare, fresche, dolci acque” ammirate presso una fonte provenzale: gli italiani in Francia hanno portato spirito e poesia, oltre a braccia impegnate in duro lavoro. Tutto questo assieme alla scintilla che da millenni accompagna la mente umana e talvolta illumina l’intero universo: Leonardo la Vinci, certamente, ma anche Procopio Cutò, chi era costui?, siciliano di Bagheria, che nel Seicento apre un caffè che esiste ancora oggi vicino all’Odéon.
Molti sono i sentieri che possiamo percorrere leggendo i capitoli del libro di Alberto Toscano: a noi l’imbarazzo della scelta.

Artisti, pittori, cantanti, cuochi, giocolieri, attori, stilisti, politici, filosofi, cardinali, banchieri, saltimbanchi, finanzieri, esploratori, sportivi, scrittori, soldati, scienziati, operai e minatori… Ma perché durante tanti secoli gli italiani hanno varcato le Alpi? E non tutti come Caterina de’ Medici su comode confortevoli carrozze, o come Leonardo da Vinci protetto dal Re di Francia, o come Gioacchino Rossini grand viveur. Pensiamo agli italiani partiti da ogni regione come minatori impiegati nei bacini carboniferi, o come contadini nel sud della Francia capaci di rivitalizzare terre abbandonate, protagonisti di tragici eventi come il massacro di Aigues Mortes che nel 1893 vide i salinari italiani vittime di un linciaggio sanguinoso legato alla diffusione di notizie false.
Secoli prima, durante il folgorante Cinquecento veneziano, il futuro sovrano di Francia è sedotto non solo dalla raffinata Veronica Franco, ma anche dalla sontuosa ospitalità dei Dogi; e re Enrico torna in Francia dove trova l’eredità di Leonardo da Vinci, morto ad Amboise nel 1519.
Non solo Leonardo, sommo artista e scienziato, ma anche Rosso Fiorentino, Andrea del Sarto, il Primaticcio, artisti che hanno popolato le corti reali, assieme al cardinal Mazzarino, e ai saltimbanchi! Che meraviglia l’arrivo per le strade francesi degli attori italiani della commedia dell’arte, Arlecchino, Pulcinella, Scaramuccia, immortali personaggi che parlano la loro lingua ma che si fanno capire da tutti. Gestualità, mimica irresistibile, parole in libertà, linguaggio universale, genialità italiana, come quella di Tiberio Fiorilli lo scugnizzo che diventa e inventa Scaramouche: lungo tutto il Seicento, da Napoli a Parigi, attraverso le sue gesta rocambolesche in Italia rappresenta colui che si arrangia sempre, sempre e comunque.
Come si sono arrangiate e molto bene le dinastie di soldati italiani che hanno combattuto in varie epoche in Francia per la Francia, primus inter pares Giuseppe Garibaldi, che un po’ di sangue amaro doveva avere, con i francesi, dopo che la sua Nizza era stata merce di scambio per quel do ut des politico che condiziona la seconda guerra d’indipendenza italiana.
Tra amore e gelosia, diffidenza e bugie, tradimenti e dichiarazioni d’amore, il rapporto tra Italia e Francia, come quello tra due amanti non sempre soddisfatti, continua fino ai dolorosi giorni del secondo conflitto mondiale: e la questione ebraica crudelmente istigata dalle leggi razziali e dalle deportazioni fasciste e naziste insanguina anche i confini occidentali. Le truppe italiane occupano dal 1942 una parte di Francia sud orientale dove molti ebrei si sono rifugiati e sono stati protetti da perentorie misure ufficializzate in varie missive a firma del generale italiano Maurizio Castiglioni, comandante degli Alpini della V divisione Pusteria. E salvano centinaia di famiglie.
Francia rifugio di antifascisti fin dai primi anni della dittatura di Mussolini, come non ricordare i fratelli Rosselli assassinati nel 1937 a Bagnoles de l’Orne, o la famiglia Trentin, Saragat, Pertini, Nenni.

E vogliamo ricordare le donne? Oltre a Caterina de’ Medici e Cristina Belgiojoso, giornalista e intellettuale di metà Ottocento, chissà quante donne italiane sono arrivate in Francia sole con i figli, spinte dalla miseria, e quanti di quei figli sono diventati cittadini francesi: non solo lavoratori umili, ma politici come Raymond Forni, presidente dell’Assemblea Nazionale o lo scrittore e deputato Max Gallo, o Claude Bartolone a sua volta politico di rango.
Decine e decine sono i nomi che si materializzano nelle pagine del libro di Toscano: attori e cantanti, calciatori e ciclisti, creatori di moda e architetti. Leggere per credere. Yves Montand, Modigliani, Platini, Pierre Cardin, Emanuel Ungaro, assieme a prosecco e champagne, tartufo e fois gras, macaroni e croissants.
Tutto questo cosa dimostra? Forse che il problema o dramma dell’emigrazione esiste da sempre e va affrontato assieme senza demonizzazioni, e forse che l’Europa non ha futuro se non unita e sempre più integrata. A ognuno le considerazioni più varie, stimolate dalle oltre trecento pagine del libro.
Ma certo che rivalità e sfottò esistono, e ci mancherebbe: è storia di tutti i giorni, dalle emergenze economiche all’eterno costituendo asse franco-tedesco che lascia l’Italia ai margini, dalla pandemia da coronavirus al turismo che richiama amorosamente gli italiani in Francia e i francesi in Italia. E parliamo delle partite di calcio degli Azzurri (quattro volte Campioni del Mondo) e dei Bleus (due volte campioni del Mondo) e di una storia diversa ma accomunata da tante, troppe vicende che hanno donne e uomini come protagonisti, che parlano una lingua di origine comune così bella e dolce che altre non ce n’è.

Copertina: La saturazione del boulevard des Italiens all’inizio del XX secolo

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