Durante il confinamento ne abbiamo lette di ogni sul futuro. Yuval Noah Harari sul Financial Times ha scritto che il mondo si trasformerà profondamente, Michel Houellebecq che tutto resterà come prima. Solitamente quando si tratta di grandi scenari non ci azzeccano gli studiosi alla Harari ma gli scrittori alla Houellebecq (purtroppo!). E i primi segnali che possiamo vedere dal nostro piccolo osservatorio veneziano danno proprio ragione allo scrittore francese.
Il turismo sta ripartendo. Piazzale Roma già chiuso per eccesso di autovetture sabato; domenica il ponte della Libertà completamente bloccato. Così riparte la prima industria cittadina. Prepariamoci ad ascoltare ancora lamentele sulla difficoltà del settore e sicuramente non tutti riusciranno a risollevarsi. Però chi si aspettava una ripartenza del genere? Ed è bene per la città tutta che la maggiore economia cittadina dimostri di riuscire a risollevarsi prontamente. Ma su ytali è inutile ricordare cosa significhi il turismo veneziano ovvero l’overtourism, le tensioni che provoca, le ricadute negative che ha.
Cosa ci possiamo aspettare?
Il motto del sindaco si può sintetizzare in: «Avanti tutta!». Mentre sarebbe più auspicabile un «festina lente». Ma una parte importante dell’economia turistica – assieme al sindaco – sembra incapace di accettare il limite, ovvero essere una “parte” senza subito aspirare a essere anche quella opposta, ad essere il tutto. Questo approccio continuerà ad alimentare le conflittualità interna alla società veneziana e così l’ospite per molti resterà il nemico (i latini, che ne sapevano di più di noi, utilizzavano termini assonanti: hospes – hostis).
L’agonia di Venezia sembra destinata a prolungarsi all’infinito. Quello che ci aspetta è peggio di prima perché i turisti pendolari possono arrivare agevolmente in città, i turisti stanziali invece fanno ancora fatica. Questa fase di transizione dal pre Covid al post Covid sta riportando in auge il turismo autarchico, la gita fuori porta, i turisti che sono sempre stati considerati “i peggiori” – ovvero gli escursionisti – aumenteranno ancor più in rapporto ai pernottanti. E la tanto decantata offerta culturale veneziana sta dimostrando di essere molto meno resiliente dell’industria turistica. Basti pensare all’ammiraglia Biennale che ha deciso per una ritirata strategica che speriamo non si tramuti in una rotta disordinata per il comparto culturale e dello spettacolo.

Sappiamo tutti che la sfida è un cambiamento radicale del modello turistico. A molti, compreso il sottoscritto, verrebbe da applicare a Venezia le parole del rivoluzionario per antonomasia Robespierre quando sosteneva bisognasse fare «proprio tutto il contrario di quello che si è fatto prima». Ma non possiamo rinunciare alla lucidità che ci impone la conoscenza di quello che oggi è Venezia.
Il turismo è ineliminabile, ma non dobbiamo rinunciare a un futuro sostenibile in cui il turismo sia una parte del tutto. Se quindi il turismo – e soprattutto quello pendolare – sarà sempre parte della nostra città, si pone il vecchio e annoso problema della sua gestione. Il dibattito politico e accademico degli ultimi vent’anni è stato ed è ricco, quello che sconvolge è come nessuno abbia mai sperimentato seriamente un bel nulla. Io credo che oggi si debba esigere con forza l’inizio di politiche sperimentali che vanno testate per poi essere corrette e implementate. Se non siamo creativi e innovatori durante una pandemia cosa dobbiamo aspettare?

Il 30 maggio su La Repubblica edizione di Firenze è uscito un articolo dove si dà conto di come il capoluogo toscano dal 1 luglio renderà disponibili l’applicazione Feel Florence. Queste le parole dell’assessore al Turismo Cecilia Del Re:
L’obiettivo è quello di attrarre un visitatore attento alle attività e alle iniziative locali, interessato a conoscere luoghi inesplorati di Firenze e a spingersi oltre i suoi confini classici, pronto a muoversi con i mezzi pubblici, a rivolgersi a guide autorizzate e a partecipare a progetti cittadini dando il proprio contributo.
Parole così glossate dal giornalista Alessandro De Maria:
Gli strumenti della app pensati per promuovere il turismo sostenibile sono per lo più due: da un lato, un’impostazione che punta sul suggerimento di nuovi percorsi ed esperienze in grado di guidare il turista anche al di fuori dei luoghi più battuti dai flussi turistici. Dall’altro, tramite l’analisi dei dati, la rilevazione in tempo reale delle presenze in determinate zone della città, che consente di avvisare il turista, attraverso un alert di differente colore, di quali siano in quel momento le aree più congestionate e quali invece possano essere godute senza eccessivo affollamento.
La app prevede varie sottosezioni come la Firenze verde, quella per bambini, quella creativa, ecc.
Funzionerà? Sarà utilizzata? Sarà sufficiente? Nessuno lo sa, ma almeno si sperimenta qualcosa che sembra essere un inizio per una gestione dei flussi. E a Venezia? Nulla. «Avanti tutta!». Domani sarà uguale a ieri, anzi, peggio perché si taglia anche il trasporto pubblico locale.
Copertina: Il sindaco Luigi Brugnaro durante il collegamento con Domenica In il 24 maggio.

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