Italia ’90, l’ultima festa del calcio d’un’altra era

Poi sarebbero arrivate le tv a pagamento, gli anticipi, i posticipi, lo spezzatino, i miliardi degli emiri e degli sceicchi, la mercificazione di tutto, e addio Notti magiche.
ROBERTO BERTONI BERNARDI
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Trent’anni fa, l’8 giugno 1990, si accesero le Notti magiche dell’estate mondiale italiana. Ebbero inizio a San Siro con la clamorosa vittoria del Camerun di N’Kono sull’Argentina campione in carica, che poi sarebbe arrivata in finale e sarebbe stata sconfitta dall’ultima Germania Ovest, pochi mesi dopo l’abbattimento del Muro di Berlino e pochi mesi prima della riunificazione con l’Est targata Helmut Kohl. Fu un’estate calda, spensierata, felice. Fu l’estate in cui vedemmo gli Azzurri di Vicini dare il meglio di sé all’Olimpico di Roma, grazie alle prodezze di un giovane Baggio e ai gol a raffica di Totò Schillaci, con Maldini e Baresi a innervare la difesa, Zenga tra i pali e la classe dello sfortunato Donadoni a centrocampo, purtroppo tradito dall’emozione al momento di calciare il quarto rigore nella semifinale di Napoli contro l’Argentina di Maradona.

Fu un errore, sì, benché involontario, organizzare al San Paolo una partita così importante perché non c’è dubbio che il cuore dei partenopei, sempre straordinariamente generoso, si dividesse fra l’amore per la Nazionale e quello per il fuoriclasse che aveva illuminato tante giornate e regalato speranze e sogni di riscatto a un popolo dolente e rassegnato, finalmente orgoglioso di essere sul tetto d’Italia e anche d’Europa per via della Coppa Uefa conquistata l’anno precedente.

Napoli tifava in parte Italia e in parte Maradona, fiera del secondo scudetto firmato Alberto Bigon e di un apice che avrebbe poi lasciato spazio all’abisso di tante sconfitte e altrettante delusioni. Furono i Mondiali del giovane Gascoigne, del nuovo Brasile, non più samba e capoeira ma concretezza e stile Europeo, dell’Inghilterra di Lineker sconfitta in semifinale dall’amara verità secondo cui “ventidue uomini rincorrono un pallone per novanta minuti, e alla fine la Germania vince”, dell’ultima Jugoslavia e dell’errore fatale di Faruk Hadžibegić nei quarti di finale disputati a Firenze ancora contro l’Argentina.

Cimeli della squadra del Cameroun, Italia ‘90

Furono, come detto, i Mondiali del Camerun e del risveglio dell’Africa, senza l’antica colonizzatrice Francia, non qualificata e in crisi d’identità nel dopo Platini. E furono i Mondiali in cui avemmo conferma della qualità superiore della nostra Serie A, con la Milano nerazzurra trasformata in colonia tedesca e tutti i principali campioni che calcavano i campi di quella che all’epoca era ancora la Mecca del calcio.

Fu un’estate di gioia, di meraviglia, di passione, nonostante un’organizzazione oggettivamente carente, una gestione non esaltante dell’evento, i mali evidenti di un paese già in declino e ormai prossimo al collasso, materializzatosi due anni dopo con l’esplosione di Tangentopoli, e, quel che è peggio, la costruzione di stadi orrendi, nulla a che vedere con i gioielli architettonici realizzati da altre nazioni quando hanno avuto l’onore di organizzare una manifestazione di questa portata.

Italia ’90, con il suo simbolo indimenticabile, il meglio del giornalismo nazionale a raccontarla, tanto spettacolo, tanti gol, una Nazionale sfortunata ma bellissima, costretta ad accontentarsi di un limitativo terzo posto, poca cosa per una generazione di fenomeni che avrebbe potuto tranquillamente alzare la coppa, otto anni dopo gli eroi di Spagna. Molte prospettive per il futuro e un bagaglio tecnico e tattico che finalmente comincia a riaffacciarsi sulla scena dopo il deserto degli anni Dieci e l’incapacità di gestire il post-Berlino, Italia ’90 è stata la fedele rappresentazione di una Nazione straordinaria ma incompiuta, travolta, a tutti i livelli, dai postumi della Guerra fredda.

Lavori in corso a San Siro in vista di Italia ’90

Italia ’90, trent’anni fa. Fu una festa con tutti i crismi, al di là dei nostri limiti e di una degenerazione che a breve avrebbe travolto ogni ambito, compreso il mondo del calcio, condannandoci a una decadenza dalla quale non siamo ancora riusciti ad affrancarci. Furono gli ultimi fuochi di un’altra idea di sport, di umanità, di mondo. Poi sarebbero arrivate le televisioni a pagamento, gli anticipi, i posticipi, lo spezzatino, i miliardi degli emiri e degli sceicchi, la mercificazione di tutto, in una sorta di applicazione selvaggia del Washington Consensus al calcio, e addio Notti magiche, addio alla favola di Schillaci [nella foto di copertina], carneade diventato eroe e destinato a una bella, anche se breve, carriera nella Juve.

Addio a uno stile, quello di Vicini, che sapeva porsi a metà strada fra il pragmatismo vecchia maniera di Bearzot e il furore giochista di Sacchi, addio ai riccioli di Vialli, che l’anno successivo avrebbe condotto la Samp al suo unico, storico scudetto, addio alla gloria di Giannini, romano verace, antesignano di Totti, addio alle belle voci di Gianna Nannini ed Edoardo Bennato, capaci di coniugare alla grande rock e poesia, e addio anche al Secolo breve, destinato, di lì a poco, ad ammainare la propria bandiera, insieme a quella rossa dell’Urss che, il giorno di Natale del ’91, smise di sventolare sul Cremlino. Addio Unione Sovietica, addio Jugoslavia, addio Prima Repubblica e benvenuta modernità. Per certi versi è stato un bene, per molti altri no.

La tenuta di Klaus Lindenberger, portiere dell’Austria, fece scalpore a Italia ‘90.

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Italia ’90, l’ultima festa del calcio d’un’altra era ultima modifica: 2020-06-06T17:16:30+02:00 da ROBERTO BERTONI BERNARDI
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1 commento

Michael 1963 7 Giugno 2020 a 12:44

Ricordo quel 8 giugno 1990! E tutte le notti magiche che seguirono! Era un periodo magico anche per me, giovane laureando in architettura, con gli esami finiti e una tesi da terminare, oltre ad un lavoro “part time” senza soldi presso uno studio di progettazioni, una ragazza nuova di zecca e una Fiat Panda 750 che mi portava in giro per la città. E davanti a me…. una vita ancora tutta da pianificare e da costruire, con tante storie ancora da scrivere, gente da incontrare e difficoltà da affrontare! Sono trascorsi 30 anni da allora, Dio mio! E oggi, eccomi qua! Con una professione avviata con successo, ma messa a dura prova da questi ultimi dieci anni di crisi economica, e adesso il Coronavirus ci mancava pure!….. una famiglia con dei figli adolescenti e qualche genitore che non c’è più! E già penso a tra 10 anni, quando di anni da quel mitico giugno 90 ne saranno trascorsi 40! Cosa farò, come mi troverò? E i figli ormai grandi dove saranno? Mah, questa è la magia della vita, dello scorrere giorno dopo giorno la nostra esistenza! L’importante è non fermarsi mai. Fare sempre…. e ricordare le cose belle del passato. Anche perchè le cose brutte…. si dimenticano più in fretta!……..

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