Alle ormai numerose prese di posizione di figure di rilievo dell’establishment, anche conservatori, s’aggiungono vere e proprie discese in campo a fianco dei manifestanti e in aperta contestazione del presidente Trump. Mitt Romney, senatore repubblicano, lo sfidante di Barack Obama nel 2012, ha partecipato domenica alla marcia organizzata dagli evangelici all’insegna dello slogan “le vite dei neri contano”, #BlackLivesMatter.
Dopo i generali a quattro stelle, dopo gli esponenti di denominazioni religiose conservatrici, come il reverendo Pat Robertson, dopo figure politiche come l’ex-presidente George W. Bush e l’ex-segretario di stato Colin Powell, è dunque il momento anche di personaggi di primo piano, ancora nelle stanze del potere washingtoniano, che si mettono in gioco, direttamente, tra gli americani che protestano.
La reazione di Donald Trump è nervosa, scomposta. Reagisce con il suo repertorio di colpi bassi, personali, senza rendersi conto che la battaglia in corso non è solo politica, etica. È soprattutto una battaglia di civiltà. L’America aperta, multirazziale, multiculturale, anche nelle sue componenti conservatrici, non sarà messa fuori gioco da un presidente razzista che persegue il disegno di un ritorno all’America del potere bianco.










Copertina: L’ammiraglio Mike Mullen, capo di stato maggiore delle forze armate (2007-2011) e sullo sfondo Jim “Mad Dog” Mattis, ex generale dei marines e segretario alla difesa (2016-2018)

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