Se si sgretola la base di Trump

Il presidente in carica è molto indietro nel voto popolare e, soprattutto, arranca tra i segmenti demografici che ne hanno favorito l’elezione nel 2016. Per vincere dovrà cominciare a costruire ponti. O bruciare quelli del suo avversario
MATTEO ANGELI
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Se si votasse oggi, le speranze di rielezione di Donald Trump sarebbero a dir poco risicate. I sondaggi più recenti danno il candidato democratico, Joe Biden, in netto vantaggio, avanti di sette punti percentuali rispetto all’avversario, addirittura quattordici secondo la Cnn. Mancano però 146 giorni al voto e, per Trump, essere in ritardo all’inizio dell’estate non è veramente una novità: anche nel 2016, la sfidante democratica Hillary Clinton poteva contare su un distacco enorme. Di lì a novembre, però, sappiamo come andò: The Donald riuscì rocambolescamente ad accorciare le distanze e, nonostante ancora indietro di due punti percentuali nel voto popolare, ce la fece comunque a conquistare abbastanza grandi elettori per conquistare la Casa bianca.

Un distacco del sette per cento nel voto popolare, però, renderebbe quasi impossibile ottenere la maggioranza assoluta dei voti dei grandi elettori, ovvero duecentosettanta. Ma non è solo questa cifra che dovrebbe preoccupare il team che s’occupa della campagna per rieleggere il presidente. A cinque mesi dal voto, questa volta, gli attacchi all’avversario sono meno incisivi. Il tentativo di spacciare Joe Biden per un addormentato, sleepy Joe, sembra molto meno riuscito del Crooked Hillary, “Hillary la disonesta”, con il quale Trump capitalizzò su un sentimento generale d’antipatia che s’era sviluppato negli anni.

Nel bel mezzo d’una pandemia, con l’economia che va a picco e il paese che ribolle a causa delle proteste razziali, Trump non sembra in questo momento in grado d’espandere la sua base. Nel giugno del 2016, il candidato repubblicano contava “solo” sull’appoggio di tre quarti del partito. Oggi, nonostante il calo nei sondaggi, è ancora sostenuto dal novantacinque per cento di coloro che si dichiarano repubblicani. Il che vuol dire che i suoi margini di miglioramento sono più ridotti rispetto all’altra volta.

Quel che è peggio, una serie di segnali mostrano che Trump sta perdendo terreno proprio tra i gruppi demografici che lo portarono alla vittoria quattro anni fa.

1 Il divario nell’istruzione. Nel 2016, uno dei punti di forza di Trump è stato il sostegno dei cosiddetti “colletti blu”, la classe operaia priva di un diploma di laurea. Nella sfida contro Hillary, Trump perse di nove punti tra i laureati ma s’impose d’otto punti tra coloro che non hanno fatto l’università. Questa volta però, il divario legato all’istruzione gioca molto meno a suo favore. Tra i non laureati, Trump è avanti in maniera molto più moderata, di tre punti, mentre tra i laureati Biden lo precede d’addirittura ventiquattro punti.

2 Il divario di genere. Anche da questo punto di vista, Trump si trova a far fronte a un problema simile. L’attuale presidente ha sempre potuto contare su un sostegno maggiore tra l’elettorato maschile che tra quello femminile. Nel 2016, vinse tra gli uomini con un vantaggio del dodici per cento e perse tra le donne in maniera proporzionale. Questa volta, però, il vantaggio tra gli uomini sarebbe di soli otto punti e il ritardo tra l’elettorato femminile di ben ventuno punti. Un divario di genere che, se restasse tale, renderebbe praticamente impossibile la rielezione di Trump, soprattutto se si tiene conto che le donne costituiscono un elettorato numericamente maggiore rispetto agli uomini.

3 Il voto bianco. Per i repubblicani, il dato peggiore che emerge dai recenti sondaggi è tuttavia ancora un altro e riguarda il voto bianco, che costituisce la gran parte del loro elettorato. Nel 2016, Trump precedette Clinton di ben ventuno punti tra gli elettori caucasici, cosa che gli permise di colmare le perdite subite tra le altre comunità. Questa volta, Trump sembra fare meglio tra gli elettori africano americani e ispanici – nonostante sia ben lontano dal vincere tra questi gruppi – ma, tra gli elettori bianchi, il suo vantaggio s’è ridotto considerevolmente, quarantanove percento contro il quarantatré per cento di Biden. Un numero particolamente significativo, anche pensando che nel 2008 Obama vinse proprio grazie al quarantatré per cento del voto bianco, non ispanico.

Tutto può ancora cambiare di qui a novembre. La campagna di Trump punta molto sulla ripresa economica dopo l’ondata di coronavirus, dato che l’andamento dell’economia è uno di quei fattori che – anche secondo i recenti sondaggi – gioca a favore del presidente in carica. In ogni caso, stando ai numeri attuali, Trump, per aumentare le sue chance di vittoria, dovrà guardare al di fuori della sua tenda e cercare di costruire ponti con coloro che ora sembrano tendere più verso Biden.

Lo farà a modo suo, fomentando le divisioni nel campo avversario e cercando di far saltare i ponti che Biden sta costruendo. Del resto, da un presidente “incendiario”, cos’altro ci si potrebbe aspettare?

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Se si sgretola la base di Trump ultima modifica: 2020-06-09T17:28:20+02:00 da MATTEO ANGELI
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