Forse potrei essere anch’io d’accordo che vedere una moltitudine così numerosa di veneziani in Campo S.S. Giovanni e Paolo, mobilitati in protesta per un solo pontile alle Fondamenta Nuove, potrebbe apparire esagerato. Ma c’è ben di più di un pontile com’è facile dedurre. E partendo dal pontile navigando nei canali aspettiamo ancora, tra le tante questioni irrisolte, un piano del traffico acqueo, nonostante il susseguirsi di incidenti mortali accaduti nelle nostre acque lagunari.
I provvedimenti visti fin qui a tampone sono da sindrome di Nimby (Not in my Backyard). Ovvero si sposta il traffico acqueo e il moto ondoso da una parte, per aumentarlo in un’altra parte della città.

L’attuale amministrazione comunale, prendendo le stessa strada di quelle precedenti, non ha messo in pratica alcun provvedimento di buon senso. Per esempio:
- non ha disposto una norma per l’applicazione del sistema di GPS obbligatorio per tutti i natanti in circolazione;
- non ha messo in pratica un piano di rottamazione di scafi e motori inadeguati e inquinanti, a partire dai mezzi acquei dell’azienda pubblica dei trasporti;
- non pensa di accedere a una linea di credito europeo per avviare un programma di acquisto facilitato di motori ibridi ed elettrici per natanti medio piccoli;
- non regola, decentrandolo, il traffico acqueo nel perimetro esterno della città;
- non pensa, di concerto con gli altri enti che governano la Laguna, di regolare il numero di natanti circolanti che oggi sono oltre sessantamila, e nemmeno di applicare provvedimenti drastici per diminuire le velocità.
L’onorevole Nicola Pellicani (Pd) sul quotidiano locale mette un dito nella piaga: il problema irrisolto della burocrazia parcellizzata tra più enti anche per la localizzazione in Laguna dei pontili per il trasporto acqueo. La burocrazia fa parte di un capitolo che andrebbe riscritto per il bene della città, dei suoi canali e della Laguna di Venezia. Ma Pellicani si dimentica di una questione altrettanto rilevante: quella dei materiali da costruzione ammissibili adottati in Laguna.
Proprio sui materiali compatibili per le acque lagunari, aspettiamo ancora che venga aggiornato un vecchio protocollo d’intesa sui materiali per palificazioni e strutture marittime ormai superato e in contrasto col sopraggiungere di un’aggiornata normativa europea e nazionale sul rischio plastiche nocive per l’ambiente acquatico. Lungo capitolo costruito in barba ai saperi e alla tradizione costruttiva millenaria lagunare del legno.
Sulla costruzione dei pontili e sull’uso del legno in generale posso dire di certo che non si è voluta adottare l’unica soluzione, ecologica ed economica, a disposizione. Un metodo e sistema di protezione delle palificazioni in legno immerso che ho sperimentato per anni in Laguna e nelle acque canadesi, e che ho brevettato. Metodo testato dall’Istituto di scienze marine Ismar CNR, autorizzato anche in Laguna dal Magistrato alle Acque di Venezia che scrive a proposito:
è l’unica tecnica che garantisca un più lento deterioramento dei pali sommersi e delle briccole senza sostanze chimiche inquinanti.
Cioè, come far durare le briccole di legno di rovere, o pali in castagno o acacia, oltre trent’anni immerse in acqua lagunare, mantenendo intatto l’aspetto del paesaggio della Laguna e rendendogli lunga vita.

Oggi, invece di mantenere in vita e conservare il disegno tipico dei luoghi anfibi sensibili, si è passati all’adozione di strutture rigide e sistemiche che di tradizionale e particolare non hanno nulla, a partire dai materiali. Inserendo in Laguna costosi pontili galleggianti in metallo e plastica cancerogena, trattando la laguna come fosse una unica grande marina da diporto villeggiante. E se non bastasse, trasformando i canali cittadini in vere discariche di pali in plastica inquinante che adesso dovremmo bonificare.
Oltre al danno anche la beffa. Perché i materiali sintetici per palificazioni e strutture marittime, oltre ai costi elevati, sono classificati dalle norme europee e nazionali inquinanti e incompatibili con il sistema ecologico della Laguna di Venezia. Ma invece eccoli posti in opera sotto il pontile di Fondamenta Nuove per sostenerlo nella fondazione, nel silenzio più assordante della Soprintendenza ai beni ambientali e alla tutela del paesaggio lagunare.
La stessa Commissione regionale di salvaguardia della Laguna di Venezia nel 2015 ha posto l’accento proprio sui rischi delle palificazioni sintetiche, lanciando l’allarme delle macro e microplastiche disperse nell’ambiente acquatico lagunare. Allarme inascoltato.
Da decenni si parla tanto di tutela del pianeta e delle sue foreste. Ma sui capitolati d’appalto degli enti pubblici che governano le acque lagunari, a partire proprio da quella dei trasporti AVM, si prescrive l’uso di palificazioni in legno esotico “demerara”, meglio conosciuto come “green-heart”, termine scientifico “Orotea rodiaei”: proprio quello adoperato per il nuovo pontile a Fondamenta Nuove.
Pali di legno che provengono dalla deforestazione della Guyana in Sud America, e appartengono da tempo alla red list della Convenzione sul commercio internazionale di specie di fauna e flora selvatiche in via di estinzione e a protezione del commercio illegale. Tanto che in molti paesi dell’Unione europea ne hanno vietata l’importazione.

In Laguna il CNR-Isamr di Venezia ha esaminato questi pali nel 2011 e osservato che sono anch’essi soggetti ad attacco della famosa teredine, in gergo “bisso”, quel mollusco che si ciba di cellulosa e che mette a rischio le nostre briccole causando incidenti mortali in laguna. Allora, oltre ai morti, anche lo spreco di denaro pubblico che servirebbe a mantenere la Laguna.
Cosa fare davanti a tanta incuria e assenza totale di principi che dovrebbero essere ormai parte integrante della nostra sensibilità ambientale? Siamo davanti a uno dei tanti problemi della città, della sua mancata manutenzione, e in assenza di piani che sappiano in questo caso regolare un traffico acqueo diventato intollerabile.
Purtroppo solo nella nostra laguna si permette uno scempio del genere, anche a dispetto e in violazione delle norme. Come si vede, non è certo solo per un pontile che il flashmob di protesta di Campo S.S. Giovanni e Paolo ha aggregato così tanti veneziani.
In copertina “Laguna di Venezia – Tramonto dall’isola di San Servolo (da Wikipedia)

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