Resettare tutto, se no non c’è futuro

Si rinnovano i vertici della Fondazione di Venezia. Tra i giochi di potere l’auspicio è che la nuova presidenza sia in profonda rottura rispetto alla totale inadeguatezza del recente passato.
YTALI
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Domani, salvo rinvii dell’ultima ora, si saprà chi guiderà per i prossimi quattro anni la Fondazione di Venezia. In palio la guida di un ente che dispone di un patrimonio netto di oltre 350 milioni di euro, un piccolo patrimonio se comparato a quello di enti simili, ma che può fungere da leva per innestare percorsi di sviluppo su temi quali inclusione e innovazione sociale, conservazione e promozione del patrimonio artistico-culturale della città metropolitana e formazione di ogni ordine e grado.

Il dibattito sul futuro della Fondazione di Venezia però si deve inserire in un quadro più ampio, ovvero il ruolo delle fondazioni bancarie in Italia. Per ora le fondazioni sono riuscite a mantenere una loro indipendenza anche se la governance negli anni passati è stata di fatto monopolizzata da poche persone. La prima generazione, quella dei fondatori, sta passando, più o meno ordinatamente, più o meno volontariamente, la mano.

A Venezia questo ruolo l’ha rivestito Giuliano Segre, presidente per oltre vent’anni che aveva di fatto designato a succedergli l’attuale presidente Giampietro Brunello (i rapporti tra i due si sono in seguito velocemente deteriorati). Ma è venuto il momento di guardare al futuro, un passaggio certo non facile che sta, in realtà, creando anche ben più importanti, diversi scossoni, si pensi ad esempio a Bologna.

Giuliano Segre è stato presidente della Fondazione di Venezia dal 1992 al 2015

Inoltre, la Fondazione di Venezia ha una dimensione e dei problemi che la pongono tra le realtà che rischiano di scomparire. Emblematico il caso di Treviso, dove la fondazione è stata trascinata nella polvere dal “padre” Dino De Poli. Ma non è certo un esempio isolato: si pensi a quanto accaduto a Siena, nelle Marche, a Ferrara, a Genova… La storia di questi enti è fatta anche di grandi e rumorosi insuccessi, e speriamo che la prossima della lista non sia proprio Venezia.

L’attuale presidenza, fatto salvi i ringraziamenti di rito che troveremo nelle dichiarazioni del nuovo presidente, si è rivelata del tutto inadeguata. Del resto, come poteva gestire il Museo M9 e tutto il Distretto, ovvero la grande scommessa della Fondazione di Venezia, se lo stesso Brunello non ha perso occasione per affermare pubblicamente che ha ereditato il progetto e non l’ha mai voluto, nonostante da diversi anni sieda nei vari organi dirigenti della Fondazione?

Dei fallimenti di Brunello la stampa locale, e non solo, ha ampiamente dato conto: passerà alla storia come esempio da non seguire in tantissimi campi, a partire dal sistema di governance immaginato e realizzato. Ne abbiamo avuto modo già di scrivere, basti solo ricordare che ci sono tre direttori, un segretario generale, due amministratori delegati a gestire due fondazioni e una srl. Più ovviamente consigli di amministrazione e gli altri organi.

E non sono mancate fino all’ultimo decisioni che definire inopportune è un eufemismo, come l’assegnazione di bonus economici per vertici che hanno saputo creare milioni di euro di buco. Il Gazzettino ne ha dato conto, anche se tra le righe, in un pezzo uscito lo scorso 30 maggio: “M9, cura rinviata per i conti“ di Elisio Trevisan. Incredibilmente la notizia non è stata approfondita da altre testate, né tantomeno Il Gazzettino ha affondato il colpo.

Eppure, questi “bonus” sono del tutto immotivati considerato i risultati raggiunti, e per di più mentre i dipendenti di M9 District e della Fondazione M9 sono in cassa integrazione. Inoltre, non risulta che i molti dirigenti della galassia fondazionale abbiano pensato di ridursi lo stipendio in un momento così complicato. Infine, e questo sì che potrebbe avere delle code spiacevoli nel prossimo futuro, il bilancio di M9 District è stato approvato con enormi difficoltà. 

Immaginiamo già che i vertici uscenti riusciranno anche a scaricare le colpe dei loro insuccessi sul Covid-19, ma le difficoltà risalgono a molto prima. Si potrebbe perfino arrivare a dire che il Covid-19, limitando gioco forza l’operatività di questi signori, ha limitato i danni. 

La verità è che bisogna resettare tutto. 

È la mancanza di visione che ha generato una governance “mostruosa”. Le fondazioni bancarie non sono monadi ma abitano dei luoghi e dei contesti sociali e culturali e sono chiamate a riflettere e interrogarsi sui cambiamenti in atto. E le fondazioni possono essere parte importante di questi cambiamenti grazie a come riescono a interpretare il loro ruolo all’interno della società. Lo stesso dicasi per i Musei e quindi per M9.

Giampietro Brunello è presidente della Fondazione di Venezia dal 3 luglio 2015

La futura presidenza e tutti gli organi della Fondazione dovranno porsi delle domande base: quale il ruolo di una fondazione bancaria in un territorio come quello veneziano? Quali gli ambiti sui quali puntare le proprie risorse? Il patrimonio azionario e immobiliare è gestito in maniera oculata? Sono sufficientemente valorizzate le fondazioni comunitarie? E, soprattutto, dovranno darsi degli strumenti di valutazione ex post delle azioni intraprese, che oggi paiono del tutto mancare. Poche questioni strategiche che richiedono risposte ben precise e una struttura semplice e chiara per portare a casa risultati tangibili. 

La posta in gioco è enorme e il Consiglio, altro segnale dell’eredità pessima della presidenza Brunello, è spaccato in due: l’elezione di un presidente con uno stretto margine in un momento così delicato non sarebbe certo un segnale positivo. Altresì vero che cercare una maggioranza più ampia a discapito della chiarezza della linea d’azione sarebbe un male peggiore. I nomi in campo sono quelli di Paolo Costa e Michele Bugliesi.

Per chi volesse conoscere i nomi e il profilo dei “grandi elettori”, ovvero i componenti del Consiglio generale, li può trovare qui. Ci si accorgerà ben presto che i nomi di peso sono ben pochi (ciò riflette la poca qualità complessiva della classe dirigente veneziana?) e non mancano situazioni di conflitti di interessi. Uno per tutti è quello che concerne uno dei pezzi forti del consiglio, ovvero Emanuela Bassetti, che ricopre ruoli apicali anche in società quali Civita Tre Venezie – Presidente e Amministratore Delegato – che vede tra i soci proprio la Fondazione di Venezia stessa.

Tra i possibili successori di Brunello: il rettore di Ca’ Foscari, Michele Bugliesi, (a sinistra) e l’ex sindaco ed ex-presidente dell’Autorità portuale di Venezia, Paolo Costa (a destra)

Lo statuto della Fondazione non prevede che il presidente debba candidarsi con una settimana di anticipo, come è stato chiesto di fare ai pretendenti, e il quadro è ancora fluido. Quindi la rosa dei papabili potrebbe ampliarsi. La soluzione peggiore appare quella di un terzo nome di mediazione che in questa situazione dovrebbe gioco forza mantenersi su equilibri assai fragili con il rischio di minarne l’operatività.

Una mediazione che se avverrà avrà come interlocutore principale il sindaco uscente: Luigi Brugnaro, dispone già oggi di numeri importanti in Consiglio, avendo nominato ben quattro componenti in qualità di sindaco delle città di Venezia e della Città metropolitana. Da Ca’ Farsetti non filtrano indiscrezioni ma è difficile immaginare che Brugnaro si stia disinteressando della cosa, anche perché ha potuto utilizzare come bancomat con una certa facilità negli ultimi anni la Fondazione nelle sue articolazioni grazie alla compiacenza del presidente Brunello. Si ricordano decine di migliaia di euro gettati per Miss Italia, per il Salone nautico, più varie collaborazioni con Vela dove di certo la Fondazione di Venezia ha ben poco guadagnato e molto elargito.

Se è impossibile, e non sarebbe nemmeno auspicabile, governare la Fondazione di Venezia contro il sindaco al di là delle idee politiche dei protagonisti, è altresì vero che la Fondazione deve mantenere una sua autonomia non solo di facciata.

Insomma, la situazione è complessa. Margini di recupero per il “sistema” Fondazione sembrano esserci, ma la nuova presidenza dovrà essere di profonda rottura rispetto al recente passato, rottura nei ruoli apicali che hanno dimostrato tanto a Venezia quanto a Mestre una totale inadeguatezza, e rottura nei processi decisionali e attuativi. Ci sarà molto lavoro da fare. 

In bocca al lupo al nuovo presidente e alla sua – speriamo rinnovatissima – squadra! 

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Resettare tutto, se no non c’è futuro ultima modifica: 2020-06-18T15:06:07+02:00 da YTALI
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