Covid-19. La scoperta della fragile bellezza delle nostre città

“Città fragili”, un instant book collettaneo dell’Associazione Nazionale dei Centri Storico-Artistici, è dedicato a dodici centri storici, con le loro vulnerabilità e potenzialità inespresse messe in luce dal lockdown.
BARBARA MARENGO
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Belle addormentate nel bosco del coronavirus: così dodici città italiane si risvegliano dai lunghi mesi del confinamento a seguito della pericolosa pandemia che ha sconvolto costumi e società, economia e politica. Città fragili è un instant book in dodici capitoli dedicati ad altrettante realtà italiane redatti da altrettanti esperti urbanisti, sociologi e architetti edito per la collana Documenti dall’ANCSA, Associazione Nazionale dei Centri Storico-Artistici. Tutto il nostro – bellissimo – paese è costellato da centri storici d’immenso valore, e tutta la loro fragilità a lungo è stata oggetto di allarmi, progetti, proclami, disastri, rinascite (poche), abbandoni e riqualificazioni e chi più ne ha più ne metta. 

Occasione per iniziare a fare un punto competente è questo volume, che ripercorre il filo doloroso dei lutti degli ultimi mesi inserendolo nel panorama di centri urbani dal Nord al Sud di un’Italia a rischio idrogeologico, sismico, strutturale, ben prima della pandemia da Covid-19.

Napoli ai tempi del Covid-19

Vox clamantis in deserto, voci inascoltate prima della pandemia, allarmi disattesi, criticità ben conosciute ma mai affrontate, incentrate sulla crisi dei centri storici e del rapporto tra città e abitanti, trasformato da invasioni turistiche indiscriminate, alberghi e B&B dilaganti a discapito delle abitazioni, monocultura gastronomica e qualità scadentissima di negozi, ambienti inquinati e traffico e chi più ne ha più ne metta. Nella coscienza di ogni cittadino italiano c’è la consapevolezza del degrado che si è impossessato delle nostre città negli ultimi decenni: certo, molti di noi hanno guadagnato con attività legate al turismo, e questo è legittimo. Quello che non è legittimo è che Città fragili rischino di scomparire sotto il maglio del turismo selvaggio e della trasformazione in gironi danteschi di centri storici concepiti per un numero di abitanti e attività commerciali imparagonabili a quelli odierni.

Riassunto competente di dolore, da Bari a Bergamo, da Venezia a Firenze, da Roma a Bologna, passando a volo d’uccello su Catanzaro, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Torino, attraverso le considerazioni sociologiche e tecniche di una squadra di esperti. 

Bologna ai tempi del Covid-19

Giandomenico Amendola, Oberdan Armanni, Letizia Carrera, Teresa Cannarozzo, Gianni Carullo, Francesco Evangelisti, Marika Fior, Franco Mancuso, Stefano Musso, Gabriele Pasqui, Maria R. Pinto, Stella Serena, Filippo Stirati, Stefano Storchi, M. Adele Teti, Fabrizio Toppetti, Serena Viola, Mauro Volpiano hanno analizzato il periodo sospeso del confinamento nelle loro città irriconoscibili e svuotate, considerando patrimonio artistico e abitanti, con situazioni di paura, come a Bergamo, di silenzio inusuale, di vuoti incredibili e inimmaginabili. 

In “Città di crescenti disuguaglianze”, afferma nell’introduzione il sociologo Amendola, l’occasione

[…] preziosa pur dolorosa e angosciante, per pensare la nostra città riflettendo su quanto è successo, su cosa sta succedendo e soprattutto su cosa succederà dopo il periodo di chiusura di piazze, strade, trasporti, attività economiche.

Città irriconoscibili si sono presentate agli sguardi attoniti degli abitanti rarefatti, e tutti noi abbiamo capito quanto le disuguaglianze sociali abbiano caratterizzato questo periodo doloroso, quanto il malcontento oggi dilaghi, quanto sia devastante la crisi economica attuale e futura. E quanto la mancanza di turismo definisca incertezze e timori che permeeranno i prossimi mesi e forse anni. 

Disuguaglianze evidenziate ad esempio a Bari, dove povertà e ricchezza convivono a pochi metri in un centro storico prima vitale e rumoroso dove la gente ha fatto fatica a “ubbidire” alle norme di confinamento, un centro storico prima della pandemia osservato distrattamente nel suo insieme (Carrera). E dolorosamente, come a Bergamo, epicentro del contagio e città martire, un “abisso nel quale è precipitata” una realtà ricca e vitalissima, dalla quale sono state trasmesse le tragiche immagini dei camion militari che portavano via centinaia di vittime della nuova peste (Carullo).

Lecce ai tempi del Covid-19

E che dire di Bologna, l’accogliente e vivace città d’arte e di cultura, pervasa da vitali studenti ma anche invasa da contraddizioni e desiderio di ripensamento? Ognuno vorrebbe la “sua” Bologna, ognuno propone nuove soluzioni, da piste ciclabili a centro storico diffuso e pedonale fino a laboratorio di idee e centro di studi all’avanguardia (Evangelisti).

Abbiamo finora vissuto in modi sbagliati, subendo da vittime più che da protagonisti il fatto di essere cittadini di centri antichi e ricchi, un tempo vivacizzati da veri abitanti e oggi ostaggio di attività turistiche esasperate? In gioco oltre al nostro presente c’è l’importantissimo futuro, che comprende oltre all’economia la vita stessa delle nostre città. 

Catanzaro, ad esempio, città del Sud preservata in parte dal virus, ma che con il confinamento ha messo in luce le incongruenze tra centro storico e periferie senza servizi, con un equilibrio territoriale precario ma grande umanità, manifestatasi nell’aver curato con competenza alcuni bergamaschi trasferiti lì malati di Covid-19 (Teti).

Firenze e Venezia accomunate da folle sconsiderate di turisti, come hanno vissuto quest’emergenza? Centri storici dove la concentrazione artistica è impressionante e poco compresa dal turismo di massa, esasperazione di alberghi, trasformazione di appartamenti in B&B con conseguente svuotamento delle abitazioni da parte degli abitanti; città fragili, anzi fragilissime, che hanno vissuto in maniera irreale questi mesi di vuoto e silenzio, drammaticamente, ma che adesso hanno bisogno di nuove idee e prospettive per un futuro sostenibile anche in campo di difesa ambientale.

Roma ai tempi del Covid-19

E se a Firenze Armanni ci racconta che alcune misure sono state prese per un turismo sostenibile (stop a nuovi hotel in centro storico, numero limitato ad affitti brevi, limitazioni al transito, affitti a canoni concordati etc), a Venezia ancora s’attendono idee e misure anti-turismo di massa, per risolvere problemi immensi, in primis la protezione della Serenissima dall’innalzamento del livello del mare. Dal 12 novembre 2019 e la drammatica “aqua granda” fino a questi mesi di pandemia, Venezia ha vissuto e sta vivendo da un lato una pax apprezzata da molti dei pochi abitanti, ma assieme agli aspetti romantico-ecologici del ritorno alla vita nei canali la crisi economica legata alla mancanza di turisti è drammatica per occupazione e attività produttive (Mancuso e Serena). Le grandi navi per ora “sospese” e in molti casi costrette a vagare per i mari come centri semoventi di contagio torneranno, ma con quali modalità? Torneranno abitanti e negozi di vicinato? La città vivrà una vita reale o il suo destino sarà come quello dell’ultimo ventennio, una Veniceland improbabile?

Milano ai tempi del Covid-19

Il “fermo vita” descritto a Genova, due città in una in un confinamento non uguale per tutti, è visto anche in questo centro urbano dal precario equilibrio idrogeologico come occasione di rinnovamento e di proposte (Musso); a Milano, grande metropoli falcidiata dal virus, è necessaria “una modifica di uso e temi dei luoghi urbani” che renda fruibili spazi privati come Città Studi a un numero più omogeneo di abitanti, modificando spazi e abitudini (Pasqui e Fior).

E Napoli, dove “gli edifici si riposano”, ha recuperato l’antica abitudine dei balconi, dove un tempo la gente viveva giornate “sociali”, e in un silenzio incredibile il mare torna a occhieggiare dalla città, ferma e bellissima, dedicata alla ninfa Parthenope (Pinto e Viola); mentre Palermo e Torino, così diverse ma uniformate dalla pandemia, hanno evidenziato fragilità e contraddizioni, spazi mal utilizzati e luoghi fragili impiegati in modo inadeguato, giardini e spazi verdi negletti, spazio pubblico usato in modo “improprio e sciatto (Volpiano).

A Roma, dove in un certo senso i monumenti sono stati “goduti” dagli abitanti e si sono “interrotti gli spettacoli di vita metropolitana” solitamente eterogenei e affollati, l’aria limpida ha fatto riscoprire panorami mai visti: ed è il momento di chiedersi qual è la Roma che i suoi abitanti vorrebbero (Toppetti). 

Bellissime le immagini che accompagnano gli articoli: le nostre città svuotate dalla vita spesso caotica per la grave emergenza, dove gli edifici che respirano si rendono protagonisti di un panorama che ha assoluto bisogno di cambiamento, rinnovamento, rinvigorimento. 

Genova ai tempi del Covid

Ogni lettore di questa raccolta di saggi vedrà davanti a sé varie strade interpretative delle conseguenze della pandemia da coronavirus sul tessuto urbano: ogni lettore che vive in “città fragili” può aggiungere o elaborare idee del “come” potrebbe essere la “città ideale”, concetto filosofico che concilia uomo, bellezza, ambiente, sviluppo, economia, società, rapporti, fede, libertà; insomma, la vita.

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Covid-19. La scoperta della fragile bellezza delle nostre città ultima modifica: 2020-06-20T12:13:19+02:00 da BARBARA MARENGO
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