Campidoglio. Walter Tocci, candidato dall’identikit perfetto

Per il centrosinistra per il Comune di Roma chi meglio dell’ex vice sindaco di Rutelli, poi deputato e senatore? Un dirigente e un intellettuale di lungo corso e di grande esperienza.
ALDO GARZIA
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Roma torna al voto per l’elezione di Giunta e sindaco nella primavera del 2021. Il centrosinistra è alla ricerca di un candidato con cui sfidare la destra, data per possibile vincente, e forse anche la possibile ricandidatura di Virginia Raggi, sindaco uscente. Il paradosso è che l’identikit ideale esiste già, senza scervellarsi molto: quello di Walter Tocci, classe 1952, politico di lungo corso, raffinato intellettuale, con alle spalle l’esperienza di deputato e senatore ma perfino di vice sindaco delle giunte di Francesco Rutelli, oltre che di assessore alla mobilità (a lui si deve l’intuizione dell’anello ferroviario – “la cura del ferro” – che ha alleggerito il traffico su gomma di Roma). Alcuni settori del centrosinistra gliel’avevano già chiesto nel 2016 di candidarsi, ma lui rifiutò lasciando campo libero a Roberto Giachetti, debolissima candidatura del centrosinistra, e a Virginia Raggi del Movimento 5 Stelle. Una scelta quella di Tocci dettata dalla nausea per i rituali della politica istituzionale e per il privilegio dell’attività di studio e ricerca? Del resto, lui dalla politica ha avuto quasi tutto. Intanto, è di prossima uscita un suo libro, editore Donzelli, dove torna a ragionare e interrogarsi sul destino di Roma come città laboratorio: sembrerebbe perfetto per farne il breviario della prossima campagna elettorale.

Il problema è che Tocci non vorrebbe competere neppure nelle elezioni del 2021, pur sapendo che riuscirebbe a coagulare intorno a sé la sinistra dubbiosa e cosiddetta radicale, componenti sociali importanti della città, l’intellettualità diffusa (si è occupato di urbanistica e di scuola), le realtà territoriali (è stato presidente della Quinta circoscrizione, quella della zona industriale della Tiburtina) con cui ha sempre mantenuto rapporti, le istituzioni culturali e il “centro” (gli storici rapporti con Rutelli che proprio in queste settimane ha lanciato una scuola di formazione – come lui stesso ha dichiarato – che servirà per reclutare i prossimi amministratori e sindaci della Capitale). In più, come valore aggiunto, ci sono i rapporti travagliati e mai recisi con il Pd. Può contare sulla stima di Goffredo Bettini – il tessitore di strategie, tra cui il “modello Roma” che affondò la candidatura a sindaco di Renato Nicolini nel 1993 dando il là a quella di Rutelli – e del segretario Nicola Zingaretti. 

Personalità difficile da catalogare, quella di Tocci. Laureato in fisica e filosofia, due discipline lontane che però danno il senso di una passione per l’interdisciplinarietà. Comunista atipico che non si può inserire nello schema delle correnti culturali del vecchio Pci, simpatie per Pietro Ingrao e per Mario Tronti ma formatosi negli anni della leadership di Enrico Berlinguer. Nel suo curriculum, prima di intraprendere la carriera politica, c’è stato il lavoro di ricercatore presso l’azienda di telecomunicazioni Selenia (è stato sindacalista dei metalmeccanici della Cisl prima di aderire al Partito comunista). 

Tocci conosce bene il Campidoglio. È stato consigliere comunale dal 1985 al 1993, poi assessore e vicesindaco della giunta guidata da Rutelli dal 1993 al 2001. Dopo lo scioglimento del Pci, ha aderito al Pds, ai Ds e al Partito democratico. Nel 2001 è stato eletto deputato (confermato nel 2006 e nel 2008), nel 2013 senatore. Legislatura politicamente sofferta quella al Senato: Tocci votò contro la riforma costituzionale, non partecipò al voto sulla riforma elettorale (il cosiddetto “Rosatellum”), ha votato esclusivamente per disciplina la fiducia sul Job act voluto dal governo che aveva come premier Matteo Renzi. C’è tuttavia un neo nella limpida carriera di Tocci, secondo i suoi critici. Nel 2014, il dissenso nei confronti del Pd si acuisce. Quando si tratta di votare in Senato il Job act, Tocci dichiara: “Voto la fiducia. È l’ultima volta. Io così non vado avanti. È l’ultimo atto parlamentare, poi mi dimetto da senatore”. Proverà a dimettersi, tuttavia l’Aula di Palazzo Madama – come da prassi – respingerà le dimissioni che non verranno più presentate. Finirà la legislatura nel 2018 in un ruolo marginale non aderendo al movimento Articolo Uno promosso da Massimo D’Alema e Pierluigi Bersani.

Tocci è stato a lungo direttore del Centro riforma dello Stato fondato da Umberto Terracini e Pietro Ingrao, accentuando il suo lavoro di ricerca e di studio (si è occupato come parlamentare in particolare di scuola e università). Tra i suoi libri: Roma che ne facciamo? (1993); Politica della scienza? Le sfide dell’epoca alla democrazia e alla ricerca (2008); Sulle orme del gambero. Ragioni e passioni della sinistra (2013); Roma. Non si piange su una città coloniale (2015); La scuola, le api e le formiche. Come salvare l’educazione dalle ossessioni (2015).

Chi può vantare un identikit così prestigioso nel profilo politico e culturale? Nessuno dei possibili concorrenti: Massimiliano Smeriglio (attuale parlamentare Pd in Europa, un passato in Rifondazione), David Sassoli (giornalista, presidente del Parlamento europeo in scadenza nel 2021), Roberto Morassut (deputato Pd, ex segretario del Pds a Roma, assessore all’Urbanistica della Giunta guidata da Walter Veltroni).

Ora c’è forse l’ultima chiamata all’impegno politico per Tocci con le elezioni a Roma del 2021. Invocano la sua candidatura la sinistra più attenta ai mutamenti sociali e culturali, oltre alle componenti del centrosinistra che non hanno rinunciato a progetti e idee-forza. Tocca a lui rispondere.

Campidoglio. Walter Tocci, candidato dall’identikit perfetto ultima modifica: 2020-07-01T20:51:20+02:00 da ALDO GARZIA
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1 commento

Jimmy 2 Luglio 2020 a 10:23

Una curiosità: Walter Tocci è nato a Poggio Moiano, paese della Sabina che con soli 2500 abitanti che ha dato i natali anche a Fabio Melilli e al sen. Angelo Cicolani.

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