Che brutto ricordo avremo dell’estate 2020. Il rischio contagio da Covid-19 ha, di fatto, cancellato feste di piazza, sagre patronali, tradizioni paesane, appuntamenti storici. Non si correrà, apprendiamo, il plurisecolare Palio di Siena, e non succedeva dagli anni bui della Seconda guerra mondiale; i ceri, a Gubbio, sono rimasti tristemente a terra, poiché la corsa è stata cancellata. Troppa la paura di contagio in occasione di eventi che richiamano migliaia di persone; troppo difficile organizzare il distanziamento sociale; troppo complicati i controlli per il mantenimento delle norme di sicurezza.
Così, in Italia, si stima che tra i trenta e i quarantamila eventi organizzati dai Comuni e dalle Pro Loco siano stati cancellati, mettendo ulteriormente in crisi il settore del turismo e le associazioni che curano la valorizzazione e la promozione del territorio.
Prevale, si afferma, la scelta della massima prudenza, anche a fronte dei nuovi contagi di ritorno che in questi giorni stanno notevolmente preoccupando l’Italia e, in particolare, il Veneto, con il presidente Zaia che ha inasprito, con una nuova ordinanza, le sanzioni per chi non rispetta l’isolamento o rifiuta le cure, e stabilisce un periodo di quarantena obbligatorio per chi ritorna da paesi a rischio.
In questa che si prospetta dunque come una delle più tristi estati italiane del dopoguerra, c’è un’eccezione: a Venezia la festa del Redentore si farà. L’ha annunciato il sindaco Luigi Brugnaro, confermando le date del 18 e 19 luglio, con la serata dei fuochi al sabato, la “Notte famosissima”, come viene chiamata, la regata la domenica, il lungo (e stretto) ponte votivo che unisce le Zattere con la Giudecca.
Intendiamoci: se c’è una festa che piace ai veneziani, questa è proprio il Redentore. Festa verace, popolare, viva, che fa ritrovare sulle rive, nelle barche, nelle altane, nelle fondamente famiglie e amici. Insomma, il popolo quello vero, che scende in strada per quella che, per tutti, è considerata l’ultima festa vera di Venezia, con una fama, tra i veneziani, che supera di gran lunga la Regata Storica.
Sarebbe dunque dispiaciuto a tutti sentir dire che anche il Redentore era stato cancellato per il coronavirus. E Brugnaro, che a settembre andrà al voto dopo cinque anni di governo della città, ha preferito fare la scelta più ovvia, come fece con il Carnevale, quando mezza Italia si fermava e Venezia andava avanti con i festeggiamenti come se vivessimo in un’isola felice. Ma un amministratore deve operare scelte che, a volte, possono essere impopolari, proprio in ragione della tutela del bene comune. E, in questo caso, il bene da salvaguardare è la salute.
Non sarà, ovviamente, un Redentore come al solito ma
con tutta la prudenza del caso e la collaborazione delle autorità competenti, sentiamo il peso e il dovere di doverlo fare. Dobbiamo dare un messaggio al mondo intero che bisogna ripartire, perché Venezia vuole vivere. Noi, Città del mondo, dobbiamo dare il buon esempio,
afferma il capo di gabinetto del sindaco, Morris Ceron, in un comunicato alla stampa.

Ci verrebbe da dire che, anche se il Redentore è una festa che ricorda la liberazione dalla peste nera, forse non varrebbe la pena sfidare il virus per dare il buon esempio. E quale esempio poi? Ce lo spiegasse, Ceron, anche perché ben altre città del mondo hanno cancellato eventi che possono essere potenzialmente pericolosi per la salute pubblica.
Ma come sarà dunque questa Notte famosissima 2020? A spiegarcelo con dovizia di particolari è metropolitano.it, testata edita da Attiva Spa, una società di proprietà del sindaco di Venezia, probabilmente ora anch’essa inserita nel blind trust, come altre aziende dell’imprenditore che si è dato provvisoriamente alla politica.
Sarà, ci racconta l’informato articolista, un Redentore tra nuove regole e tradizione, riservato ai veneziani (settanta per cento della quota) e agli ospiti degli alberghi e turisti (trenta per cento) in percentuali fisse. Festa probabilmente più vissuta in barca che lungo le rive, con prenotazione e accesso con biglietto. Apprendiamo così che le aree più gettonate (San Marco, Zattere e Giudecca) potranno ospitare un numero massimo di persone (fino al limite di 21mila in totale) suddivise a loro volta per famiglie o gruppi di tre, posti in quadrati di quattro metri ciascuno (sic!). Il tutto tramite appunto la prenotazione attraverso il portale comunale, la cui risposta farà fede come biglietto di ingresso, da mostrare agli addetti anche sul proprio smartphone. E per quanto riguarda le barche, quest’anno nessun limite nel Bacino di San Marco. Tutti quelli che vorranno venire dall’entroterra lagunare, Chioggia, Pellestrina, Burano, Sant’Erasmo, Treporti, ma anche da Treviso e Padova (lungo il Sile e la Brenta) sono ben accetti a Venezia. Basta che non ci siano troppe persone per singola imbarcazione e soprattutto che gli ormeggi siano distanziati.

Non abbiamo letto l’ordinanza integrale, e il portale ufficiale del Redentore 2020 (veneziaunica.it) si limita a dire che l’accesso sarà contigentato e su prenotazione. Ma se gli elementi riferiti da metropolitano.it sono corretti (e vista la fonte non abbiamo ragione di dubitarne) ci viene da chiedere quale sia il genio che ha pensato a queste regole. A tale persona poniamo dunque, da veneziani che hanno ricordi meravigliosi della festa del Redentore fin da giovanissimi e che l’amano tutt’ora, alcune domande.
- Com’è possibile pensare di ingabbiare in quattro metri quadrati dei gruppi familiari di tre persone? Ci si potrà spostare e sconfinare dai metri quadrati oppure no? Perché sarà difficile pensare di passarsi le sarde in saor o l’anatra arrosta senza oltrepassare il confine inviolabile. O forse si potrà oltrepassare con mascherina e guanti…. Chissà? Forse chi ha scritto le regole non ha mai visto il meraviglioso e festoso caos che genera la festa, e che è fonte unica di divertimento per chi vi partecipa.
- Com’è possibile fare in modo che le imbarcazioni in Bacino di San Marco osservino la giusta distanza? Non abbiamo visto le tabelle di marea per quella sera, ma non è facile se non impossibile mantenere le distanze da altre imbarcazioni in un canale il cui ponte votivo, limitandone gli sbocchi, aumenta la pressione della marea e rende difficile, anche se ancorati, evitare di avvicinarsi alle altre barche. Se poi il numero è illimitato, la manovra diventa davvero impossibile. Posto che, sempre in ragione della festa, una delle cose più belle è proprio lo scambiarsi le varie pietanze a vicenda tra barche vicine, in una sorta di enorme tavola galleggiante imbandita con mille variegati menù e invitati casuali.
- Quelli che non sanno di dover prenotare e arrivano a Piazzale Roma o in Stazione, dove saranno parcheggiati? Come sarà loro imposto il distanziamento sociale? Dove andranno?
- Chi saranno i controllori, gli “addetti” di tutto questo farraginoso meccanismo organizzativo potenzialmente impossibile da governare?

Con queste premesse dunque, e ritenendo che la festa del Redentore, come già detto, sia la più amata dai veneziani e che spiace moltissimo che non si svolga, che senso ha mettere a repentaglio la salute di migliaia di persone? Non ci è bastato il Carnevale e il cluster conseguente su Venezia, come dichiarato dal dirigente medico dell’ospedale cittadino qualche tempo fa? Perché sfidare nuovamente il virus pur in presenza di elementi che oggettivamente potrebbero creare una potenziale recrudescenza della malattia?
In un momento di popolarità minima e a pochi mesi dal voto, Brugnaro sul Redentore prova ancora una volta a giocare d’azzardo tutto il suo carico. Noi speriamo sia un bluff e che a breve ci dica che non è possibile organizzare nulla, trovando in qualche modo un’exit strategy convincente. Se non fosse così, non resta proprio che affidarci al Redentore.

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