Manuel Fangio. Il coraggio dei pionieri

Venticinque anni fa moriva il pilota argentino di Formula 1. Arrivato tardi a gareggiare, ottenne record su record.
ROBERTO BERTONI BERNARDI
Condividi
PDF

Venticinque anni fa ci diceva addio Juan Manuel Fangio, forse il più grande pilota di sempre, persino più dello sfortunato Senna e dell’impeccabile Schumacher che, ancora oggi, dopo il tragico incidente patito nel dicembre del 2013 sulle Alpi svizzere, sta lottando per tornare a un minimo di normalità.

Fangio, dicevamo, è stato forse il più grande di tutti, in quanto la Formula 1 di cui fu protagonista, negli anni Cinquanta, era davvero pionieristica: una continua sfida col destino, un terno al lotto nel quale il benché minimo errore poteva costare la vita. Basti pensare a quanti campioni hanno trovato la morte in quegli anni, finendo arsi vivi nell’abitacolo della vettura o restando vittime di incidenti mortali. Basti pensare al dramma di Ascari e, tanti anni dopo, alla sorte atroce che toccò a Gilles Villeneuve che con Fangio aveva in comune la guida avventurosa e a tratti spericolata, pur essendo leggermente meno abile nella gestione delle corse.

Fino al ’94, fino alla tragedia di Senna a Imola, i passi avanti compiuti erano stati assai pochi. Da quel momento in poi, complici anche le nuove tecnologie, le tragedie sono state solo sfiorate, a differenza del motociclismo, in cui abbiamo ancora negli occhi l’orrore per la morte di Marco Simoncelli in Malesia.

Argentino di Balcarce ma di chiare origini italiane, abruzzesi per l’esattezza, Fangio era nato per correre, anche se arrivò in Europa e alla Formula 1 a un’età, trentanove anni, alla quale molti di solito smettono. Del resto, prima il circus non esisteva e le corse erano qualcosa di epico, senza un calendario ben definito come avvenne da allora in poi. Nonostante l’età, tuttavia, Fangio riuscì a mietere record su record: cinque titoli mondiali in cinquantadue Gran premi disputati, con ventinove pole position, quarantotto partenze dalla prima fila, ventiquattro vittorie e trentacinque podi. Un mostro.

Non sorprende, se si considera il talento e la tenacia di cui era dotato, al punto che continuò a battagliere fino a quarantasette anni, rimanendo per sempre nella leggenda dell’automobilismo e dello sport. Una volta dichiarò:

Non ho mai pensato all’auto come a un mezzo per conseguire un fine, invece ho sempre pensato di essere parte dell’auto, così come la biella e il pistone.

Un mito immortale.

Manuel Fangio. Il coraggio dei pionieri ultima modifica: 2020-07-25T11:49:40+02:00 da ROBERTO BERTONI BERNARDI
Iscriviti alla newsletter di ytali.
Sostienici
DONA IL TUO 5 PER MILLE A YTALI
Aggiungi la tua firma e il codice fiscale 94097630274 nel riquadro SOSTEGNO DEGLI ENTI DEL TERZO SETTORE della tua dichiarazione dei redditi.
Grazie!

VAI AL PROSSIMO ARTICOLO:

POTREBBE INTERESSARTI ANCHE:

Lascia un commento