La scuola è una priorità, basta ipocrisia

Perché il tema è stato lasciato in coda alle priorità, anziché essere affrontato con urgenza e serietà sin da marzo? Si ha l’impressione di essere di fronte a una classe politica che non sa che pesci pigliare e preferisce tenere tutta la questione in soffitta. Tanto, che sarà mai se i ragazzi stanno a casa.
CECILIA TONON
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La recente nota del sindaco Luigi Brugnaro sulla riapertura delle scuole in settembre ha il merito di riportare l’attenzione su un tema lasciato a margine dell’agenda politica. La querelle sulla dimensione dei banchi alza il sipario sull’ipocrisia che caratterizza il dibattito sul tema, ed evidenzia due cose: la totale incapacità della classe politica di affrontare e gestire il problema in modo congruo, e il disinteresse generale verso l’istruzione e la formazione dei nostri piccoli, tema che viene considerato di pertinenza solo “dei genitori”, se non addirittura delle “mamme”.

Occorre invece dire le cose come stanno.

La formazione dei ragazzi è e deve essere priorità assoluta del paese, di tutti: i giovani non sono solo i figli di qualcuno di noi, sono molto di più, sono il futuro della nazione, di tutti noi. Considerare la scuola alla stregua di un parcheggio è sbagliato, svilente ed offensivo. I genitori non vogliono avere semplicemente qualcuno che tenga i figli, così da permettere loro di fare altro. È ora di abbandonare questa visione che mortifica la scuola e i genitori che lavorano.

Lo stucchevole dibattito sulle dimensioni dei banchi (siamo seri: a scuola i banchi sono già singoli e, al contrario, banchi più grandi garantiscono maggior isolamento) distoglie l’attenzione dai veri problemi che si ripresenteranno alla riapertura dell’anno scolastico, in primis la mancanza di strutture adeguate e di insegnanti. E, come se la situazione non fosse già abbastanza complessa di suo, s’ipotizza pure di dare priorità alle elezioni amministrative rispetto al riavvio dell’anno scolastico, che verrebbe così ulteriormente ritardato, con spregio inaudito verso le giovani generazioni.

Che sia invece l’occasione per affermare che le scuole non devono mai più essere utilizzate come seggio! Si individuino spazi alternativi, a cominciare dalle caserme in disuso.

Ma c’è anche l’importante aspetto psicologico della scuola a distanza, che non va preso sottogamba. Stiamo iniziando solo ora a valutare il danno che i nostri ragazzi hanno patito a causa di tre mesi di isolamento: chi già era timido e introverso ha ora ancora maggiore difficoltà a rapportarsi con gli altri, e rinchiudersi nel mondo dei social evitando un reale confronto con i propri pari non prepara ad affrontare le sfide che la vita inizia a presentare.

Ancora: in assenza di orari, di doveri, di regole, di campanelle che suonano, chi si farà carico della formazione del senso del dovere in questi ragazzi? E, se effettivamente la scuola non riaprirà per tutti, chi resterà a casa a seguire i ragazzi? Dove si troveranno sussidi per pagare baby-sitter e insegnanti privati a distanza, a colmare le lacune di docenti a cui viene pacificamente permessa la mera assegnazione di due paginette di compiti anziché impegnarsi in video-lezioni, o per permettere a uno dei due genitori di stare a casa a fare da tutor scolastico ai figli? Si pensa davvero, invece che affrontare le questioni in modo strutturale, di poter andare avanti a tamponarle con sussidi a pioggia, che non si sa nemmeno dove trovare? Oppure si parte dal presupposto che, tanto, qualcuno a casa a seguire i figli/nipoti ci sia? Qualcuno che lo sappia fare, abbia tempo, inclinazione, competenze e anche, perché no, voglia?

E mi auguro che non si dia per scontato che questo compito spetti alle donne.

Sopra tutte le questioni esposte ne svetta una: perché il tema scuola è stato lasciato in coda alle priorità, anziché essere affrontato con urgenza e serietà sin da marzo? Si ha l’impressione di essere di fronte a una classe politica che non sa che pesci pigliare e preferisce tenere tutta la questione scuola in soffitta. Tanto, che sarà mai se i ragazzi stanno a casa.

Che sia chiaro a tutti, una volta per tutte, che il diritto alla formazione e all’istruzione dei ragazzi viene prima di ogni altra cosa, ed è stato sin qui calpestato e oltraggiato.

Se il virus è oggettivamente così pericoloso da impedire la riapertura delle scuole, si applichi lo stesso rigore anche alle attività produttive e di svago della classe adulta media.

Se ci sono accorgimenti attuabili che permettono lo svolgimento della vita quasi normale in presenza del virus, vengano applicati anche alla scuola e a ogni attività dei giovani e dei bambini. Come sottolinea lo scienziato Enrico Bucci, “se abbiamo aperto tutto il resto, la differenza tenendo chiuse le scuole è certamente minima – ammesso che esista” e occorre allora essere onesti sulle vere motivazioni per cui la politica decide con grande ipocrisia di lasciare che il maschio adulto medio vada in palestra, in pizzeria, in piscina, in autobus, in vaporetto strapieno, ma le scuole no, sono a rischio.

Non è accettabile che la vita di intere generazioni sia l’ultima nota a pie’ di pagina dell’agenda politica, preoccupata solo di non intralciare, per usare le parole di Luca Ricolfi, la vita, gli agi e le abitudini della società signorile di massa.

La scuola è una priorità, basta ipocrisia ultima modifica: 2020-07-30T20:45:58+02:00 da CECILIA TONON
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