Cento e quindici anni per il Boca, centoventi per l’Ajax e la gran bella sensazione che molto ancora debba essere scritto di quest’epopea popolare che profuma di magia. Boca e Ajax, infatti, pur essendo assai diverse per storia, tradizione e collocazione geografica, sono accomunate dal fatto di essere due squadre “calde”, specie il Boca, con tifoserie assai partecipative e rivalità feroci con le dirette avversarie.
Boca e Ajax hanno in comune un formidabile vivaio, la passione per i giovani talenti, il fatto di venderli il più delle volte in giro per il mondo e l’incredibile capacità di crearne sempre di nuovi, a dimostrazione di una filosofia di vita basata sul coraggio di credere nelle potenzialità dei ragazzi anche quando non sono ancora affermati.
Il Boca nacque per iniziativa di alcuni emigranti italiani, il 3 aprile 1905, e scelse i propri colori sociali, in seguito a innumerevoli dispute, recandosi al porto e decidendo che avrebbero coinciso con quelli della prima nave che fosse attraccata. Attraccò una nave svedese ed ecco, dunque, l’azul y oro che da allora ha reso unico questo club che profuma di popolo, di rabbia, di riscatto, il cui mito, non a caso, è stato Diego Armando Maradona e, dopo di lui, figure come Martin Palermi e Carlitos Tevez, uno dei calciatori argentini più popolari e amati, un “figlio del popolo” nel vero senso della parola.

L’Ajax, invece, è la squadra ebraica di Amsterdam, in un paese straziato dall’occupazione nazista, ma è anche la squadra della classe spinta all’estremo, della bellezza trasformata in ragion d’essere, della poesia elevata a virtù suprema e imprescindibile. Dire Ajax vuol dire, soprattutto, Michels e Cruijff: a loro si deve la diffusione del suo mito planetario, la costruzione della sua favola e la sua capacità di esportare altrove il proprio modello. Cos’è, in fondo, il Barcellona se non un Ajax più ricco e affermato? E cosa sta diventando l’Atalanta se non l’Ajax italiano, cui mancano unicamente un Cruijff e un Michels (hai detto poco!) per cambiare definitivamente il corso della propria storia?
Amiamo questi due club per tutto ciò che rappresentano, per la loro storia, la loro arte, la loro epica e anche per i loro tormenti. Non sono i più vincenti in assoluto ma sono senz’altro una delle ragioni per cui il calcio è un elemento imprescindibile della nostra società.


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