Molto rumore per nulla
In questo contesto si colloca la risonanza mediatica seguita alla pubblicazione sul dorso viaggi del quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung di un reportage di Petra Reski su Venezia e la lettera in risposta del sindaco Brugnaro: una tempesta in un bicchiere d’acqua, perturbazione provinciale tipica della stagione elettorale. A chi conosce le vicende veneziane, il testo della free lance tedesca sarà apparso povero di spunti inediti e ricco di luoghi divenuti comuni non perché privi di fondamento ma perché irrisolti da tanto, troppo tempo. Per questa ragione un sindaco (che è anche assessore alla cultura) avrebbe dovuto opporre motivazioni solide che non abbiamo trovato. Al di là della vena retorica, dell’evidente piacere di scrittura e della prosa ironica che tanta irritazione ha provocato, l’insopportabile dilagare del degrado e di un turismo considerato da molti la gallina dalle uova d’oro è solo un abbaglio della Reski?
I testi sono stati tradotti in italiano e rilanciati da ytali, non senza il corredo di note del direttore Guido Moltedo che stigmatizza la mancata segnalazione del “conflitto d’interessi” derivante dal doppio gioco di giornalista e sindaco, entrambi candidati su fronti opposti nella prossima competizione elettorale. Tale condizione non li priva del diritto di esprimere opinioni, ma presuppone il dovere di non omettere la circostanza.

Analisi logica
Proviamo a fare un esercizio di analisi logica del testo di Brugnaro, non della forma ma dei contenuti.
- Quella “di garantire a ciascuno di noi la libertà espressione ma, con altrettanta forza e determinazione, contrasterò chiunque getti fango e discredito su Venezia. E, come è doveroso per un Sindaco fare, saranno i fatti a smentire le falsità” è una buona intenzione, ma se il sindaco tutela la libertà di espressione sarà la storia a dirlo. La libertà di espressione è un diritto inalienabile garantito dalla Costituzione sul piano civile, mentre sul piano politico a quel diritto dovrebbe il dovere dell’ascolto arricchito dal contraddittorio come opportunità, non si può essere impermeabili, occorre interloquire, specialmente se l’interlocutore è in disaccordo, affinando la capacità di ac-cogliere dalle voci fuori dal coro quanto possibile, che non è mai nulla: vox clamantis in deserto equivale alla morte civile della democrazia. Tutto ciò vale specialmente per chi occupa posizioni apicali il cui dovere – una volta eletto – dovrebbe essere quello di rispettare e rappresentare la popolazione nel suo complesso, comprese (anzi specialmente) le voci del dissenso e le minoranze. Politica è governo e opposizione, maggioranza e minoranza, partecipazione e dialogo, esattamente il contrario d’ignorare sistematicamente l’opposizione e togliere le deleghe alle municipalità solo perché governate da chi si discosta dal pensiero unico dell’uomo solo al comando. Questi sono fatti e non sono gli unici.
- Rispetto all’UNESCO stendiamo un velo pietoso su opacità dei procedimenti, scarsa determinazione a smarcarsi dai condizionamenti della politica, eccesso di benevolenza concessa all’amministrazione comunale della città del mondo. L’affermazione “Abbiamo lavorato sodo, abbiamo dimostrato di avere chiaro il percorso per uscire da quelle sabbie mobili,” appare incomprensibile dato che dopo cinque anni di sindacatura l’istruttoria avviata nell’ottobre 2015 per l’inserimento della città lagunare tra i siti patrimonio dell’umanità a rischio ancora in corso, nel luglio scorso le critiche e i dubbi sono stati confermati e ribaditi in cinquanta raccomandazioni (peccato non sia dato conoscerle in dettaglio non essendo stato reso pubblico il documento di un ente pubblico a proposito di una materia di indubbio interesse pubblico).
- La fuga dei veneziani dalla città insulare ha fatto crescere gli insediamenti in terraferma la cui riqualificazione è stata avviata alla fine degli anni Ottanta restituendo dignità al centro mestrino ridotto a periferia-dormitorio e satellite della città insulare, poi dando luogo a una città policentrica azzoppata dalla sottrazione della sua rappresentanza politica decentrata. Gli interventi di riqualificazione urbana del centro mestrino, di Marghera, ecc. andavano consolidati incentivando interventi di rigenerazione urbana e tale non può definirsi il distretto ricettivo monofunzionale di via Ca’ Marcello, di scarsa qualità architettonica e di nessuna incidenza urbana. Realizzare un quartiere dormitorio che vive guardando alla città insulare riporta indietro le lancette dell’orologio riproponendo di Mestre una funzione ancellare, con pochi vantaggi per il tessuto economico-sociale della città e ampi margini di guadagno garantiti a investitori stranieri.
- L’eccezionale flusso di finanziamenti convogliati su Venezia dal governo centrale consentirebbero interventi strutturali, invece ci si ferma a interventi locali di carattere puntuale, spacciandoli come interventi risolutivi. Ciò che manca è l’inquadramento in una prospettiva strategica e di sistema dello sviluppo della città. Basti pensare alla decisione di lasciare ai privati l’area dell’ex-ospedale Umberto I, rinunciando a farne un intervento strategico di cerniera a saldare il sistema del verde con quello degli spazi pubblici urbani e le aree centrali con quelle decentrate. C’è poi l’intervento previsto per San Giuliano con la conferma della localizzazione del polo d’interscambio gomma-acqua sorto abusivamente su terreno demaniale e che avrebbe dovuto essere spostato al Tronchetto, isola novissima pensata come funzionale e di servizio, che si vuole ora urbanizzare realizzandovi ulteriori alberghi. Non parliamo poi della concessione per un nuovo stabilimento nell’oasi degli Alberoni, degli alberghi di lusso nell’area ex-gasometri o delle case di lusso a Sant’Elena (in assenza di reali politiche di sostegno alla residenzialità). In sostanza, si procede disarticolando gli strumenti urbanistici vigenti con la politica del colpo al cerchio e l’altro alla botte, come dimostra si delibera la fine dei cambi d’uso in generale ma se ne concedono considerando le peculiarità del singolo caso particolare e in virtù di trattative P/P (pubblico/privato) che essendo considerate prioritarie e possono andare in deroga agli strumenti vigenti. Quel che manca è una visione organica del territorio veneziano, la sua declinazione in ambiti locali e poi via via più larghi, dal vicinato fino alla città metropolitana. Evidente a questo proposito è il caso del progetto di collegamento ferroviario con l’aeroporto Marco Polo, un intervento privo di relazioni con il sistema allargato della rete ferroviaria regionale, nazionale, internazionale.
- Passiamo al tema sicurezza, per smentire la narrazione che la vuole fiore all’occhiello di un’amministrazione che ha strumentalizzato la percezione di paura degli abitanti. La sicurezza è stata affrontata come questione di ordine pubblico e non anche come emergenza sociale, trascurando che il più importante fattore di sicurezza è il presidio dello spazio pubblico, da parte dei cittadini e attraverso i servizi sociali del comune. Un servizio che aveva fatto un encomiabile lavoro di presidio capillare del territorio e che è stato incomprensibilmente depotenziato a vantaggio degli investimenti sul corpo di Polizia locale comunale dotato di pistole, manganelli, taser, unità cinofile e quad.
Una volta li si chiamava vigili urbani e la denominazione sembrava voler porre l’accento sul servizio di vigilanza civico a supporto della comunità cittadina, ma anziché presidiare il territorio istituendo ad esempio il vigile di quartiere, figura utile nella comunità di vicinato per allontanare la diffidenza e alimentare confidenza e senso di appartenenza alla comunità, il sindaco ha preferito puntare sul timore che incute l’immagine militarizzata del corpo di polizia comunale. Lo dimostra l’inutile apparizione del sindaco che nel 2016 fa gli auguri di Natale in mimetica e nel 2018 dichiara che i nuovi assunti devono essere giovani e allenati: “Abbiamo assunto 200 giovani vigili, addestrati alla corsa e al salto, così quando un nigeriano si mette a correre per 5 chilometri, il nostro vigile lo insegue e lo prende”. Riecheggia il proverbio africano che recita: Ogni mattina in Africa, appena sorge il sole, una gazzella si sveglia e sa che dovrà correre più del leone o verrà uccisa. Ogni mattina in Africa, appena sorge il sole, un leone si sveglia e sa che dovrà correre più della gazzella o morirà di fame. Ogni mattina in Africa, appena sorge il sole, non importa che tu sia leone o gazzella, l’importante è che cominci a correre.
Il comandante della Polizia Locale si è subito adeguato alla corrente di pensiero prendendo l’abitudine di presentarsi alle manifestazioni in tenuta antisommossa. Nel frattempo: la percezione di insicurezza dilaga tra la popolazione nonostante le inutili esibizioni muscolari di uomini e mezzi. Mestre è balzata ai vertici nazionali come capitale dello spaccio di oppiacei e dei morti per overdose, un primato di cui non andare orgogliosi. Ma non c’è da preoccuparsi ora che, oltre a quad e taser abbiamo finalmente la Smart Control Room! A parte il fatto che vien sempre da chiedersi perché non si parli come si mangia, una tale sala operativa o centro di controllo unificato può costituire un contributo di utile razionalizzazione com’è stata l’istituzione del numero e della centrale unica per le emergenze. La sua efficacia dipende dal personale qualificato e formato, dalla capacità di creare sinergia tra servizi che devono essere singolarmente efficienti ma, soprattutto, dalla elaborazione di una strategia di sistema, senza dimenticare che la costituzione sancisce che è lo Stato ad avere competenza esclusiva in materia di “ordine pubblico e sicurezza”, alla faccia delle ambizioni comunali a dotarsi di un corpo di polizia, al quale mancano solo le moto d’acqua per fare inutili caroselli insieme ai quad. - Il decoro? Vale per tutti tranne che per il sindaco che invita a “denunciare chi condivide i video dei cafoni su internet” e sentenzia che “non credo che faccia piacere a nessuno se si pubblicano le foto, i video di queste persone. È una cosa veramente squallida approfittarsi di un luogo così delicato ed è ancora più squallido speculare con la comunicazione. E lo dico a tutti quelli che postano le foto o i video sui siti internet. Ognuno si faccia una bella riflessione” …dimenticando di farla lui stesso giacché non sono però solo i turisti a lasciarsi andare a comportamenti illeciti: il 23 giugno 2017 la Reyer, vincitrice del meritato scudetto di pallacanestro di serie A 2017, festeggia in piazza San Marco e poi con un corteo di barche lungo il Canal Grande (in cui è vietato tenere manifestazioni, come dimostra il diniego opposto alle remiere che nel gennaio 2020 volevano manifestare ordinatamente contro il moto ondoso). Ed è qui che l’allenatore della squadra De Raffaele e Ivan Bellin dei Panthers si sono tuffati in acqua come documentato dalla cronache dei quotidiani locali e nazionali, che hanno anche pubblicato sul web i filmati che lo testimoniano. Nei giorni precedenti si era letto sulla stampa che De Raffaele aveva promesso di buttarsi in acqua nel Canal Grande in caso di vincita dello scudetto ma che doveva prima chiedere permesso al sindaco, che dev’essere stato concesso se il tuffo c’è stato. Desta stupore che: nonostante le roboanti dichiarazioni per comportamenti analoghi di turisti che in centro storico si sono improvvisati bagnanti e che non si è potuto sanzionare (s’immagina) per la difficoltà/impossibilità di risalire alla loro identità; nonostante la presenza del sindaco (massimo garante dell’ordine e del rispetto di norme e regolamenti cittadini) e delle forze dell’ordine a scortare il corteo; nonostante l’evidenza data sui mezzi di d’informazione e l’oggettiva riconoscibilità dei soggetti interessati; nessuno abbia ritenuto d’impedire tali comportamenti che risultano in violazione all’art. 23 del Regolamento di Polizia Urbana vigente che recita: Art. 23 – Altri atti vietati – In tutto il territorio del Comune resta altresì vietato in luogo pubblico o aperto al pubblico: …nuotare o bagnarsi in tutti i rii, canali, nel Bacino San Marco e comunque in ogni specchio acqueo in prossimità di centri abitati.
Il sottoscritto ha scritto una PEC nel merito alla Polizia Locale il cui comandante ha risposto affermando che gli agenti erano impegnati a garantire la viabilità e che non hanno visto. Altro che 3 scimmiette: non vedo, non sento, non parlo e… non leggo giornali e non guardo tv. Peccato che la Polizia Locale sia chiamata a far rispettare la legalità, dai più piccoli regolamenti comunali di polizia urbana fino al rispetto delle norme contenute nel codice penale (mentre la costituzione sancisce che è lo Stato ad avere competenza esclusiva in materia di “ordine pubblico e sicurezza”, alla faccia delle ambizioni comunali a dotarsi di un corpo di polizia, al quale mancano solo le moto d’acqua per fare inutili caroselli insieme ai quad). - Infine, il tema delle grandi navi che non si può riduttivamente costringere alla crocieristica e all’allontanamento delle navi dal bacino di San Marco perché il problema è, certo, quello estetico dell’inquinamento visivo ma anche quello sanitario dell’inquinamento atmosferico oltre che quello ambientale dell’incompatibilità tra portualità col crescente gigantismo navale e un ambiente delicato come quello lagunare. Il tema è la laguna, che ha alle spalle un bacino scolante soggetto all’azione dei terreni agricoli circostanti e di fronte la relazione con mare e maree, quindi MOSE, salvaguardia e tutela ambientale della morfologia in relazione all’equilibrio idrodinamico, il tutto con l’obiettivo di conciliare e smettere di mettere strumentalmente in contrapposizione ambiente, salute e lavoro.
Caro Sindaco, il fatto di non avere mai abitato a Venezia non giustifica l’ignoranza delle qualità cittadine né un orientamento teso a ribaltare gli squilibri facendo di Venezia un parco tematico di servizio alle città di terraferma. Il riconoscimento delle peculiarità degli insediamenti del territorio policentrico dev’essere garantito restituendo – nel quadro allargato sovracomunale della città metropolitana – la dignità e le funzioni di rappresentanza proprie delle Municipalità che operano a diretto contatto con le realtà territoriali. Venezia non ha mai amato la monarchia, non è Versailles e Lei non è il Re Sole.

Aggiungi la tua firma e il codice fiscale 94097630274 nel riquadro SOSTEGNO DEGLI ENTI DEL TERZO SETTORE della tua dichiarazione dei redditi.
Grazie!