Bayern Monaco, la potenza tetragona del coraggio

L’altra sera ha vinto l’anima, la storia, la tradizione, l’effettiva grandezza costruita con assai meno soldi ma basi degne di questo nome. Ha vinto il calcio, quello che amiamo e che ancora ci fa battere il cuore, e hanno perso i parvenu disposti a tutto pur di ritagliarsi un angolo di paradiso.
ROBERTO BERTONI BERNARDI
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Sostiene Gary Lineker, storico campione inglese “il calcio è un gioco semplice: ventidue uomini rincorrono un pallone per novanta minuti, e alla fine la Germania vince”. È accaduto anche domenica sera a Lisbona, quando il Bayern Monaco dell’onesto soldato Flick si è imposto sul multimilionario Paris Saint-Germain degli sceicchi del Qatar, ai quali in questi anni non sono bastati investimenti per un miliardo e trecento milioni di euro per sfondare in ambito internazionale.

Il Bayern, oltretutto, è giunto a danzare sul tetto del mondo grazie a una squadra costruita con rara maestria: molti giovani, qualche campione per lo più fatto crescere in casa e qualche assennato investimento. Ed ecco la miscela perfetta, con un portiere, Neuer, dotato dei piedi di Beckenbauer, un terzino sinistro scatenato come il diciannovenne Davies, un centrocampo di tutto rispetto, un fuoriclasse in erba come Gnabry, Coman, l’uomo che ha deciso l’incontro, figlio del vivaio parigino e clamorosamente lasciato andar via dalla Juventus e due solide certezze come Müller, in grado di portare senza scandalo un cognome così pesante, e il cannoniere Lewandowski, autore di una messe di reti al termine di una stagione che ha regalato ai bavaresi l’agognata tripletta, com’era già accaduto nel 2013.

Una squadra perfettamente assortita, costata relativamente poco, solida, tetragona come quella che fece furore negli anni Settanta, aggiudicandosi ben tre Coppe dei campioni consecutive, frutto del coraggio visionario di chi non ha timore nel puntare sui giovani e nel lanciarli al momento opportuno. Il Bayern si è imposto, e ci fa sinceramente piacere, su una compagine artificiale, messa in piedi a suon di milioni, in maniera del tutto squilibrata, portando avanti una raccolta di figurine e affidandola a un galantuomo, il tedesco Tuchel, che nulla ha potuto al cospetto di una babele di talento indisciplinato cui, anzi, è stato abile a dare un minimo di anima e di spirito di gruppo.

Il Psg non è e, probabilmente, non sarà mai una squadra: non è nato per essere tale. È una vetrina, uno strumento di propaganda dei ricchissimi qatarioti che, in virtù di una disponibilità economica pressoché illimitata, si sono aggiudicati anche i Mondiali del 2022, ossia una competizione che si preannuncia fra le peggiori di sempre per il sangue che è costata in termini di operai morti durante la costruzione degli stadi e per il fatto che saremo costretti ad assistervi in inverno, dato che d’estate da quelle parti la temperatura media è proibitiva per chiunque.

Psg e Manchester City hanno alterato i parametri del calcio europeo, lo hanno gonfiato di miliardi, hanno fatto schizzare alle stelle i prezzi di tutti i cartellini, si sono inseriti di prepotenza fra i grandi club storici e hanno trasformato le rispettive società in ciò che un tempo erano i ricchi club statunitensi: cimiteri per elefanti. La differenza è che loro, disputando campionati prestigiosi come quello francese e quello inglese, riescono ad attrarre anche tanti giovani talenti, e la speranza è che, dopo aver fallito per l’ennesima volta l’assalto al cielo, qualche fuoriclasse vero si accorga del bluff.

L’altra sera ha vinto l’anima, la storia, la tradizione, l’effettiva grandezza costruita con assai meno soldi ma basi degne di questo nome. Ha vinto il calcio, quello che amiamo e che ancora ci fa battere il cuore, e hanno perso i parvenu disposti a tutto pur di ritagliarsi un angolo di paradiso. Quando il calcio europeo stava per crollare e consegnarsi mani e piedi ai nuovi dominatori, qualcuno ha avuto la forza di opporsi. Purtroppo non si è trattato di un club italiano, ma pazienza: la crisi del nostro calcio è conclamata e torneremo, prima o poi, sull’argomento. Oggi più che mai, forza Bayern e grazie! 

Bayern Monaco, la potenza tetragona del coraggio ultima modifica: 2020-08-27T16:12:46+02:00 da ROBERTO BERTONI BERNARDI
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