Fermate Lionel Messi

Col passare del tempo, con il crescere dei soldi, dei contratti, della fama, il fuoriclasse argentino si è trasformato in un conducator arrogante, presuntuoso, eccessivo, fino alla pretesa di influire sul mercato, sulla formazione della squadra e sulla presidenza della società.
ROBERTO BERTONI BERNARDI
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Stimavo Messi, non lo stimo più. Ne ammiravo la storia, il valore tecnico, la classe, il talento smisurato ma, soprattutto, l’umiltà, la passione con cui giocava e si rapportava con l’ambiente circostante, la profonda riconoscenza che dimostrava in ogni occasione nei confronti del club che lo ha curato quando non cresceva e la sua famiglia era disperata e gli ha regalato, di fatto, una vita straordinaria e una carriera che rimarrà negli annali del calcio.

Non l’apprezzo più perché è diventato un’altra persona. La classe è rimasta intatta: fenomenale, cristallina, in grado di cambiare da sola le sorti di una partita e di una stagione, ma il carattere no. Col passare del tempo, con il crescere dei soldi, dei contratti, della fama, dell’idolatria dei tifosi e dell’insostituibilità in campo, il mito fragile che sfidava tutto e tutti e volava verso traguardi che, apparentemente, non avrebbe mai dovuto raggiungere si è trasformato in un conducator arrogante, presuntuoso, eccessivo, fino alla pretesa, assolutamente insostenibile, di influire sul mercato, sulla formazione della squadra, addirittura sulla presidenza della società.

Ora, che un fuoriclasse così importante e rappresentativo pretenda di dire la sua, ci sta. È sempre accaduto, basti pensare a Rivera, e non è che Ronaldo sia un tipo schivo che se ne sta in disparte quando si tratta di riunire lo spogliatoio o di fare il punto della situazione. Il problema, nel caso di Messi, sorge perché Lionel pretende troppo in tutti i sensi, fino a  diventare ingombrante, irrispettoso nei confronti dell’ambiente e persino dei compagni. Oltretutto, spiace dirlo, ma nei tracolli degli ultimi anni, dai quarti di finale con la Juventus in poi, il nostro non era uno spettatore ma un assoluto protagonista, chiamato pertanto ad assumersi le proprie responsabilità, considerando anche lo stipendio che percepisce, il prestigio di cui gode e l’attenzione che giustamente gli viene riservata.

Troppo facile, troppo comodo e assolutamente intollerabile rifugiarsi dietro clausole e argomentazioni da leguleio per poi dire “mi dispiace” e annunciare la retromarcia quando era ormai chiaro a tutti che aveva ragione il Barcellona e che il mancato addio è dovuto una mera questione di soldi, resa ancor più acuta dall’emergenza legata al Coronavirus. Al posto di Koeman, mi sarei comportato come Guardiola e la società si comportarono nel 2008 nei confronti di Ronaldinho, allontanandolo dalla squadra non per cattiveria ma perché un’epoca si era ormai conclusa e i comportamenti del fenomeno brasiliano non erano propriamente impeccabili, almeno fuori dal campo.

Non è questo il caso di Messi, ma che la sua parabola a Barcellona si sia ormai esaurita è evidente e sarebbe assai triste se vent’anni di gloria dovessero concludersi in maniera tragica, con un’agonia che non rende onore a nessuno e rischia di sporcare una storia bellissima e destinata, comunque, a entrare nella leggenda dello sport.

Fermatelo, salvatelo da se stesso, fatelo sentire un po’ meno onnipotente, restituite al campione affermato l‘anima immacolata del bambino di Rosario, prima che sia troppo tardi, prima che siano i tifosi, coloro che più l’hanno amato e che più gli vogliono bene, a trasformare il lento addio in un repentino distacco, senza la gratitudine che entrambe le parti dovrebbero riconoscersi. 

L’intervista di Messi in cui annuncia “nonostante tutto” che resterà al Barcellona
Fermate Lionel Messi ultima modifica: 2020-09-05T11:10:49+02:00 da ROBERTO BERTONI BERNARDI
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