Edizione numero ventiquattro di Festivaletteratura di Mantova, da mercoledì 9 a domenica 13 settembre. Edizione molto speciale per due ragioni: la prima volta senza Luca Nicolini, fondatore e anima del Festival, e l’incombente emergenza della pandemia di Covid-19 che limita materialmente e psicologicamente i movimenti delle persone.
E di persone, a questo Festival, ne sono sempre arrivate molte, anzi moltissime, se si pensa che il primo anno di letteratura in piazza gli utenti furono undicimila, fino all’edizione 2019, dove si staccarono ottantamila biglietti oltre alle migliaia di persone accorse agli eventi gratuiti.
Mantova è pacifica e magnifica città piena di storia e di arte, oltre che di raffinatissima cultura culinaria, al centro di antichi crocevia di traffici e di idee, meta di artisti come Giulio Romano e Andrea Mantegna, con un palazzo che sommessamente è composto da oltre cinquecento stanze, dove i Gonzaga stabilirono i canoni del Rinascimento tra preziose reliquie, raffinati teatri, sontuosi banchetti, in un territorio ricco e generoso dove tutto quello descritto sopra e molto di più costituiscono ancora oggi un’eredità sociale e culturale che nel Festivaletteratura trova un erede importantissimo. Come eredi di Luca Nicolini si sentono i sette amici che con il libraio gentile ebbero l’idea della rassegna nell’estate del 1997: ce ne parla Laura Baccaglioni, presidente del Comitato organizzatore subentrata a Nicolini dopo la sua recente morte, lo scorso mese di maggio.

Un onore e un onere insieme – afferma Baccaglioni – poiché Luca era uno straordinario punto di riferimento per noi tutti, sensibile, attento, curioso, intelligente, capace di mettere tutti d’accordo durante venticinque anni di lavoro in armonia.
Oggi il Festival di Mantova è evento letterario di risonanza nazionale e non solo, anche se quest’anno “saremo tutti cauti e prudenti” continua la presidente “e per noi è già un successo aver potuto riproporre la nostra rassegna” che risente naturalmente di tutte le limitazioni e le precauzioni conseguenza del Covid-19.

Gli incontri saranno come in ogni edizione sia a pagamento che gratuiti ma con un numero contingentato di spettatori in luoghi aperti, vie, piazze e cortili e per la prima volta in giro per le periferie tra i balconi, ai quali i cittadini s’affacceranno per ascoltare Alessandro Bergonzoni, Marco Malvaldi, Carlo Lucarelli, Michela Murgia e molti altri, mentre la sezione Profezie rappresenta una novità di questa edizione reinventata strada facendo, che man mano s’è adeguata alle nuove indispensabili norme di comportamento collettivo.
“Mai pensato di annullarlo” afferma Laura Baccaglioni “anche se proprio l’anno scorso durante la ventitreesima edizione del Festival Luca Nicolini ha iniziato a manifestare i segni della malattia”. E quindi nuove tecnologie a disposizione e via, streaming pochi ma importanti, biglietteria online, così come le prenotazioni e tutto il resto, un’app da scaricare che racconta tutto ma proprio tutto.

Niente autori stranieri per impossibilità di viaggiare liberamente, ma i dieci incontri in streaming previsti saranno decisamente interessanti: il filosofo e linguista Noam Chomsky, lo scrittore e saggista Paul Auster, i premi Nobel 2019 per l’economia Abhijit Banerjee e Esther Duflo (coppia nella scienza e nella vita) sono solo alcuni degli interlocutori che saranno collegati da lontano.
Altra novità dell’edizione 2020 è la radio digitale che per cinque giorni durante undici ore racconterà il festival in ogni sua sfaccettatura, interviste ed eventi…
Le Profezie, come tutte le profezie che si rispettino, saranno divulgate dall’alto di un terrazzo affacciato su piazza Santa Barbara, dal palazzo Ducale: cosa profetizzeranno alle sette della sera i cinque moderni oratori, consapevoli che le profezie fin dai tempi antichissimi sono piombate sulle genti come magli pesanti, ascoltate con timore ma anche con diffidenza? Di questi tempi, tempi difficili, una profezia ci vuole eccome, per riportarci forse verso saggezza e ortodossia intesa come “dritta via” da seguire: e allora ascolteremo Maria Grazia Chiuri, stilista dal 2016 alla direzione della Maison Dior, Carla Gianotti esperta di spiritualità legata al buddhismo tibetano, Luca Mercalli climatologo, Antonella Viola immunologa e Mirko Zardini architetto. Quanti aspetti da analizzare, nelle nostre sfaccettate esistenze, e quanti sforzi deve fare la nostra mente per adeguarsi presto e bene a nuove sfide: meglio ascoltarli, questi nuovi profeti.
Mantova è una piccola città accogliente – racconta la presidente – e anche questa edizione del nostro Festival con tutte le cautele del caso è pronta a ospitare gli autori che gli anni scorsi bevevano il caffè e pranzavano con i mantovani, continuando dialoghi e contatti. Al tempo stesso guardiamo alla Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia come esempio, che coraggiosamente in questi giorni sta presentando i film come da tradizione, come faremo noi.

Punto di forza di tutta l’organizzazione, con il sostegno di sponsor nazionali e locali, sono i volontari, circa trecento ragazzi che si occupano della logistica, dalla sistemazione delle sedie al montaggio dei palchi, dall’accoglienza degli ospiti alla gestione dei biglietti, sia per eventi a pagamento che gratuiti.
È occasione di crescita culturale, sociale e civile per i nostri giovani,
afferma Baccaglioni, anche se l’atmosfera dell’edizione 2020 non è la stessa degli anni scorsi, per ovvi motivi.
E non ultimo da considerare, l’aspetto economico del Festival e delle ricadute estremamente positive per la città, bar ristoranti hotel e b&b, convinti come sono a Mantova che per ogni euro investito nella rassegna ne arrivano dieci di ritorno. E se anche quest’anno va cosi, non è cosa da poco, dati i tempi che corrono.
Aspettative con batticuore, arrivi e ospitalità con precauzione, una sfida e un testimone raccolto dalla presidente e dal suo comitato, forte di esperienza e amicizia, solidarietà e giusto entusiasmo. Auguri Mantova.

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