Sono migliaia di fotografie 10×10 con il bordino bianco, affollate di immagini che dopo settant’anni tornano vive sotto i colpi di penna di Diane Keaton, attrice ed ora anche scrittrice poeticamente affettuosa, protagonista di un racconto di due biografie, la sua, quella di Diane stessa e quella del tormentato fratello minore Randy. Fratello e sorella. Una storia vera è il titolo del libro edito da Baldini +Castoldi, un diario intimo e doloroso nella sincera scrittura della Keaton, pluripremio Oscar e Golden Globe, ispiratrice e compagna di Woody Allen e di Warren Beatty, nonché protagonista di indimenticabili pellicole, da “Io e Annie” al “Padrino”, da “Tutto può succedere” a “Misterioso omicidio a Manhattan”, solo per citarne alcune.
Perché Diane Keaton dopo una vita sotto i riflettori ha deciso di mettersi a nudo con verità pesanti assieme alla sua famiglia e soprattutto a suo fratello minore di lei di due anni? A settantaquattro anni l’attrice mette vari punti fermi alla sua esistenza, e alla sua numerosa famiglia composta da tre sorelle e un fratello oltre che dai genitori.

Una famiglia USA che di più non si può, in quella California anni Cinquanta dove il sogno americano si materializzava giorno dopo giorno incarnandosi nella famiglia Hall (Keaton è il nome di famiglia della madre), che scala passo dopo passo i gradini del benessere: a scapito della pax familiaris e a lungo termine dell’esistenza strampalata dell’unico fratello maschio, adorato dalla madre e incompreso dal padre ambizioso e irruento.
Un racconto che scorre come un film, tra prati e villette prefabbricate, automobili e spiagge, con Randy fratello amato e compagno di giochi che fin da piccolo dimostra disagio e alienazione.
Attraverso le migliaia di fotografie scattate dalla madre dei quattro bambini, la Keaton maggiore dei fratelli con tenerezza ripercorre i sentimenti della madre, s’ immedesima in lei e ricorda un’infanzia tutto sommato felice anche se il fratello accoglieva i cambiamenti nell’ambito familiare con paure e veri attacchi di panico.
Atteggiamenti sottovalutati da tutti e tenuti nascosti da una madre troppo protettiva verso l’unico maschio, mentre il padre insofferente agli insuccessi del figlio contribuiva all’emarginazione del figlio.
È un vecchio letto a castello il primo oggetto che cementa l’amore fraterno tra Diane e Randy, una struttura protettiva e calda, dove le prime confidenze tra bambini iniziavano a formare un percorso di affetto durato oltre settant’anni.
Un bambino difficile, un ragazzo complicato, un giovane uomo incerto, un adulto completamente sballato, sempre aiutato obtorto collo dal padre per le insistenze della madre, mentre le tre sorelle percorrevano il sentiero delle loro vite autonomamente.

Diane per diventare Diane Keaton lascia la California per la scuola di New York ma nonostante la lontananza, la famiglia rappresenta sempre una forte calamita.
Il ragazzo Randy, frustrato e insoddisfatto, ondeggia al limite di un’esistenza pronta a precipitare in un baratro. Sensibile e incompreso, il giovane percorre tutte le tappe della vita nell’infelicità, scrive poesie e brani densi di sofferenza, mettendo in evidenza che il fallimento della sua esistenza esiste ed è sotto gli occhi di tutti.
Doloroso senza dubbio il percorso e la confessione di Diane, che percorre gli Stati Uniti in lungo e in largo sull’onda dei primi successi che non menziona nel libro, quasi scusandosene per il confronto con la vita desolata di Randy. Randy, dalla parte sbagliata della vita, con pensieri suicidi che affogano nell’alcool fino ad estreme conseguenze di malattia e ricoveri.

Quelle piccole foto dal bordo bianco, sotto l’arco della veranda di legno, i quattro fratelli stretti uno all’altra, quanto mancano in realtà a tutti noi? Chi ha avuto un percorso di vita lineare e “normale” legge in queste pagine l’angoscia di chi invece ha vissuto anni a contatto con la malattia mentale di un familiare amato. Chi invece non ha mai patito simili sofferenze trova in questo diario intimo, asciutto e denso di affetto, un esempio di amore fraterno esemplare.
Una sintonia spirituale che unisce fratello e sorella negli ultimi estremi giorni di sofferenza, quando lo spirito della loro infanzia ritorna a fare da collante tra quel bambino dalle orecchie a sventola e la testa forse un po’ troppo grande e quella bambina carina e sorridente.
Un testamento forse, un lascito che l’attrice lascia ai figli adottivi che oggi vivono con lei la sua età matura, e anche un percorso molto American way of life che Diane ha riproposto come protagonista di eccezionali pellicole, in un continuo scambio tra realtà e finzione: un film lungo oltre settant’anni, con la famiglia come primo attore e il fratello nella parte del perdente.


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