Il silenzio di Cacciari

L’ex sindaco non ha speso ancora una parola a sostegno del candidato Pier Paolo Baretta. Lo farà in “zona Cesarini”?
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Nei giorni scorsi era a un’assemblea nel Circolo autorità portuale di Genova. Per sostenere la candidatura di Ferruccio Sansa, in corsa per la presidenza della Regione Liguria [foto di copertina]. La stampa locale ha dato risalto alla sua presenza in città al fianco di Sansa. La prossima settimana Massimo Cacciari sarà a Venezia. Sarà l’occasione per fare altrettanto a sostegno di Pier Paolo Baretta? Finora non s’è pronunciato. A chi l’ha interpellato al riguardo ha risposto che con Venezia ha definitivamente “tagliato” i rapporti e che non intende essere più coinvolto nelle vicende politiche lagunari. Quindi silenzio sul voto veneziano.

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La sua ultima sortita sulla politica cittadina risale allo scorso febbraio, nei giorni in cui si cominciava a discutere in città sul possibile nome da contrapporre a Brugnaro nelle elezioni comunali. Sfumata la candidatura del rettore di Ca’ Foscari, Michele Bugliesi, a Mestre, in una sala di militanti e dirigenti del Pd, l’ex sindaco è molto chiaro sull’identikit ideale per battere il sindaco uscente. Dice ai presenti, riferendosi ai capi del Pd (e poi continua sul tema in un bar davanti a uno spritz):

Se ragionano e fanno come indico io da tempo, invece di continuare a fare le teste di c…, una soluzione c’è. Scegliere una donna che abbia esperienza, non certo una passante, per intenderci. Lo scossone è necessario. […] La soluzione è una donna. […] È finita la stagione dei professori, quello è il trapassato remoto. A Venezia ci vuole un candidato che sappia parlare ai giovani che non ne possono più di una politica che, a destra come a sinistra, appare incompetente e demagogica. Candidare sindaco una donna, creare una lista del sindaco e in appoggio una lista del Partito democratico sempre con una donna capolista. E la lista della sinistra, quella del gruppo di Gianfranco Bettin.

Qualche idea sul nome?


Monica Sambo. Oppure potrebbe essere Alessandra Taverna oppure ancora la Chiellino. Se mandano avanti i soliti quattro scimuniti non ne veniamo fuori.

Delle persone citate, Gabriella Chiellino si trova, un po’ a sorpresa, a essere candidata sindaco di Venezia per Pd e centrosinistra allargato. Una manciata di giorni, per poi improvvisamente ritirare la candidatura “per motivi strettamente personali”. Monica Sambo è quindi proposta informalmente, con una serie di prese di posizione che non riescono a tradursi in investitura, se non, come poi avviene, come capolista del Pd e possibile vice-sindaco in caso di vittoria del centrosinistra.

Così s’arriva a fine febbraio alla designazione di Pier Paolo Baretta, veneziano, ex sindacalista Cisl, sottosegretario all’economia. Il candidato non è certo la grande novità – secondo gli standard esposti da Cacciari nella riunione mestrina – però è sorretto da una coalizione larga che va da Renzi, Calenda al Pd, fino alla sinistra, ai Verdi e a Rifondazione comunista. Altrove, in altre elezioni locali e regionali, difficile raggiungere una convergenza così, di questi tempi, con uno spirito che si potrebbe definire ulivista.

Tanto che Baretta, anche grazie a un’efficace campagna elettorale, sua e delle forze che lo sostengono, unita alla qualità generalmente alta dei candidati in lista, sembra ora avere i numeri per potere realisticamente sperare di arrivare al ballottaggio e, in tal caso, anche alla vittoria finale.

Pier Paolo Baretta

A sostegno di Baretta si sono visti in città Nicola Zingaretti, Pierluigi Bersani, Francesco Boccia, verrà Piero Fassino, e altri big. Perché il voto veneziano può essere considerato, va considerato, un voto di valore e di portata nazionale. Tanti personaggi di peso, ma non Cacciari, che per molti, fuori Venezia, è ancora il sindaco di Venezia.

Cacciari preferisce “perdere” con il probabile sconfitto Sansa, candidato della sua coalizione ideale Pd-M5S, piuttosto che contribuire a far vincere Baretta?

Lo vedremo nei prossimi giorni, seppure in zona Cesarini, se spenderà qualche parola di ottimismo e di sostegno per lo sfidante con le bandiere del centrosinistra.

Il suo silenzio, d’altra parte, è stato stridente con le ripetute dichiarazioni sul voto regionale. Non a sostegno del coraggioso Lorenzoni, ma unendosi all’ormai vasto coro di laudatores “di sinistra” di Luca Zaia: “stravincerà”, è la sua profezia, che s’avvererà pure, ma non si vede perché debba avverarsi anche grazie alla spinta di media, opinionisti, personaggi come Cacciari, appunto, insomma di chi dovrebbe contrastarlo e/o favorire le forze impegnate a scalzarlo. Invece di smontare la narrazione del Grande Governatore – e c’è solo l’imbarazzo della scelta degli argomenti per farlo – si dà addosso al centrosinistra, che ha tutte le colpe del mondo ma non è in questo momento, e da tempo, alla guida della Regione Veneto.

Di ragioni per porre fine al suo silenzio ce ne sono tante, ma quanto conterà – secondo quanto sostengono in molti, e la voce sarà arrivata anche a lui – il calcolo di non voler mettere la faccia sostenendo un candidato che egli considera destinato alla sconfitta? Come s’è detto, questa ragione è debole, considerando l’appoggio a un candidato come Sansa, impegnato in una missione impossibile (“difficilissimo battere Toti”).

Quindi nessuna sorpresa se, all’ultimo, Cacciari dirà la sua su un voto che, se non vede in campo il suo candidato ideale, è comunque, innanzitutto, un referendum di civiltà per una città come Venezia, tra una replica di Trump e un candidato che rappresenta i valori fondamentali della democrazia, del lavoro, della solidarietà.

Il silenzio di Cacciari ultima modifica: 2020-09-10T19:33:47+02:00 da YTALI
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