Salviamo villa Verdi

Un crowdfunding per gli improrogabili restauri e per la manutenzione delle sale aperte al pubblico della residenza dove il Maestro abitò per mezzo secolo. È malmessa, vittima d’infiltrazioni d’acqua, soffre il passaggio del tempo e, soprattutto, l’effetto-Covid che ha azzerato le prenotazioni di scolari e turisti, in particolare stranieri.
GIORGIO FRASCA POLARA
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Povera casa di Peppino Verdi, quella Villa Sant’Agata, a due passi dalla natìa Busseto, dove il Maestro abitò per mezzo secolo. È malmessa, vittima d’infiltrazioni d’acqua (in particolare il famoso Salotto rosso, dove il compositore riceveva), soffre il passaggio del tempo e, soprattutto, l’effetto-Covid che ha azzerato le prenotazioni di scolari e turisti, in particolare stranieri. Risultato: tra febbraio e maggio sono entrati nelle casse della maestosa dimora-museo poco più di settantamila euro. Troppo poco per i necessari restauri, per la manutenzione delle sale aperte al pubblico che conservano ed espongono tutto, gli abiti del Maestro, lo scrittoio, i pianoforti, le carrozze, l’intera biblioteca, altri preziosi cimeli.

Le risorse necessarie per far fronte alle maggiori urgenze ammontano a diverse decine di migliaia di euro, forse un milione. L’ultimo intervento dello Stato fu nel 2012, quando il governo Monti, alla vigilia dei festeggiamenti del bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi, decise lo stanziamento di un milione e sessantamila euro per il restauro di Villa Verdi. “Ma quella cifra NON è mai arrivata”, puntualizza Manuela Pizzoni di Villa Verdi Srl. Da allora è passato quasi un decennio e siamo punto e a capo, tanto più che all’usura del tempo si è aggiunto il crollo delle visite e quindi degli introiti.

Si tenga conto che la residenza, in tutti questi anni, è stata mantenuta intatta e curata come nei desiderata del compositore, della famiglia Carrara-Verdi, eredi del Maestro. In assenza dunque, allo stato, di nuovi interventi statali alcuni degli eredi e gestori del museo si sono affidati a un sistema di crowdfunding  (raccolta di fondi da privati) attraverso “Innamorati della cultura”, una piattaforma creata da una donna, la digital innovation manager Emanuela Negro Ferrero. Il primo obiettivo è di raccogliere almeno centomila euro per le più immediate necessità e per un sollievo concreto per la gestione della casa-museo.

E lo Stato? Un paio di interrogazioni, tanto alla Camera quanto al Senato, hanno posto il problema di un intervento più sostanzioso “al fine di salvaguardare – è detto in uno dei documenti parlamentari rivolti al ministro per i beni e le attività culturali, Dario Franceschini – questo patrimonio di assoluta rilevanza storico-culturale che rappresenta un importante luogo della memoria storica del Paese.” Di solito Franceschini è sensibile a queste istanze. Intanto: c’è tra i nostri lettori qualcuno che voglia prender nota del sito di Emanuela Negri Ferrero per rispondere all’appello degli “Innamorati della cultura”?


Salviamo villa Verdi ultima modifica: 2020-09-15T18:53:56+02:00 da GIORGIO FRASCA POLARA
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