Con profondo sprezzo del ridicolo, riparte la Serie A. Si ricomincia mentre il calciomercato è ancora in pieno svolgimento, con due settimane abbondanti di trattative e scambi ancora da compiere e la certezza che quest’anno davvero non ci sia un centesimo nelle tasche di nessuno (o quasi). Del resto, a parte qualche club inglese che nelle scorse sessioni non si è potuto dedicare al mercato, anche all’estero gli affari sono tutt’altro che eclatanti.
Basti pensare che persino i paperoni qatarioti del PSG si stanno accontentando, sia detto col dovuto rispetto, di Florenzi e, forse, De Sciglio, quando nell’estate del 2017 spesero oltre quattrocento milioni per portare sotto la Tour Eiffel la premiata ditta Neymar-Mbappé. Per non parlare poi di Real Madrid e Barcellona, messe a dura prova dalla crisi e, probabilmente, dalla definitiva conclusione di un ciclo di vittorie. I madrileni già pensano al mercato della prossima estate, i catalani stanno regalando campioni come se fossero esordienti e, per alcuni giorni, hanno addirittura dovuto far fronte al rischio di perdere un’icona come Messi.

Venendo alle compagini di casa nostra, in onore di Gianni Mura, ho deciso di consultare la mia palla di lardo. E la palla, fedele amica, mi dice che la Juve sarebbe stata più forte e solida con l’uruguaiano Suárez ma che, tutto sommato, anche Džeko sa il fatto suo in materia di gol e sponde per un certo Cristiano Ronaldo. Promettono bene i giovani Kulusevski (potenzialmente un fenomeno), Arthur, McKennie e Pellegrini. Il centrocampo è stato rinverdito e rafforzato, la difesa può contare ancora sui veterani Bonucci e Chiellini, sul redivivo Demiral, da novembre su De Ligt (a breve, sarà uno dei migliori centrali al mondo) e su esterni di tutto rispetto come il già menzionato Pellegrini, Alex Sandro e Cuadrado. Se poi Pirlo, la vera incognita della nuova edizione della Signora, dovesse riuscire a far funzionare Bernardeschi nel ruolo in cui Lippi adattò Zambrotta, potremmo vederne delle belle.
Da segnalare l’Inter del Conte bis, con l’auspicio che si riveli un consesso meno litigioso di quello con cui è chiamato quotidianamente a confrontarsi “Giuseppi” in ambito politico. Se dovesse arrivare Vidal, ed è praticamente certo, il centrocampo sarebbe stato rinforzato non poco. In attacco, Lukaku è una garanzia, Lautaro, se rimane, pure, e l’impianto complessivo era già di ottimo livello dodici mesi fa. L’incognita, in questo caso, è legata al timoniere. Diciamo che con Allegri, forse, i nerazzurri, per la prima volta in dieci anni, sarebbero partiti favoriti. Con l’umorale, viscerale ed esagerato rottamatore pugliese, o l’Inter spacca il mondo o prima di Natale implode.
Finalmente è risorto il Milan! Complimenti a Maldini e alla società che, dopo aver cercato in ogni modo di suicidarsi, alla fine ha deciso di confermare Pioli e di varare un piano di rafforzamento di tutto rispetto, puntando sul giovane Tonali a centrocampo e su quella che potremmo definire “l’ideologia di Milanello”, ossia lo spirito fiero, identitario e battagliero che, insieme a un’organizzazione svizzera, è stato alla base dei successi del Milan di Berlusconi e Galliani.
Un passo indietro Roma, Atalanta e Lazio, che si giocheranno il rimanente posto in Champions e i due posti in Europa League. Diciamo che i nerazzurri sono nettamente favoriti, hanno recuperato Iličić e hanno trovato in Gasperini il loro Ferguson.
È una squadra tosta, fortissima e coesa: sarà un brutto cliente per chiunque. Le romane, dal canto loro, devono fare i conti, sul versante laziale, con le lune di Lotito mentre i giallorossi, con Milik e Kumbulla e, soprattutto, con la nuova presidenza targata Friedkin, possono aspirare a una stagione di tutto rispetto.

Il Napoli, dal canto suo, sembra essere prigioniero delle paturnie di De Laurentiis, anche se Gattuso ha già dimostrato di saper compiere miracoli e Osimhen potrebbe rivelarsi un ottimo acquisto. Venendo poi alla classe media, diciamo che Bologna, Fiorentina, Verona e Parma si candidano a un campionato sereno, in cui potrebbero togliersi più di una soddisfazione, proprio come il Cagliari di Di Francesco e il solido Sassuolo di De Zerbi. La lotta salvezza dovrebbe coinvolgere il Benevento di Inzaghi, splendida mina vagante cui tutti faranno molto bene a prestare attenzione, il Crotone, che nel 2017 si salvò all’ultima giornata, in seguito a una rimonta epocale ai danni dell’Empoli, lo Spezia, alla sua prima avventura in Serie A, Samp e Genoa, nobili decadute ma desiderose di tornare in auge.
Indefinibile, infine, il Torino di Cairo che, affidato alle mani di Giampaolo, o si rilancia in grande stile o capitola, e allora potrebbero pure materializzarsi gli spettri che lo scorso anno, con un discreto finale di stagione, è riuscito per fortuna ad allontanare. Così mi ha detto la palla di lardo, cui affido, da sempre, previsioni e speranze.

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