Il mondo di Rossana Rossanda

La dimensione internazionale, cifra e registro di una grande personalità della cultura, della politica e del giornalismo italiani.
GUIDO MOLTEDO
Condividi
PDF

Suona la campanella, ripetutamente. Riunione di redazione. Questa volta è una di quelle speciali. Nei corridoi abbiamo incrociato Karol, appena arrivato da Parigi. Usciva dalla stanza di Rossana, per salutare Luigi e Valentino. Cordiale come sempre con tutti, in forma, elegante sportivo con una delle sue giacche di tweed, bella cravatta su camicia a quadretti, capelli brizzolati d’un bel taglio, l’immancabile pipa, il profumo d’un ottimo tabacco inglese. Ci sarà pure lui, dunque, in riunione. Con Rossana, naturalmente. Quando c’è lui, Rossana è particolarmente affascinante. Elegante – ma lo è sempre, oggi di più – gemelli di lana d’un rosso che dà sul bordeaux, un filo di perle, un filo di rossetto. E una Gitane che aspira con ineguagliabile stile. Nella sala dei redattori capo ci sono tutti, le compagne e i compagni del giornale, anche quelli che spesso non ci vengono, per una ragione o per un’altra. Ci sono Luigi, Valentino, Michelangelo, tutti di buon umore. C’è un clima di felicità nella stanza dove il fumo si taglia col coltello. Felicità? E sì, è il manifesto che si sente speciale, non un giornale, non una redazione, ma un collettivo di compagne e compagni, e anche compagni così, come Rossana, Luigi, Karol, Valentino, Michelangelo… Karol ci affascina con i suoi resoconti e la sue analisi sui fatti del mondo, lui protagonista e testimone diretto di tanti eventi, compresa la lotta antinazista, una lista infinita di personalità incontrate e conosciute. Brillante e profondo. Straordinario giornalista, anche i suoi discorsi ci sembrano articoli preziosi. Oggi ci parla degli scricchiolii nel mondo sovietico, specie nelle aree delle minoranze etniche islamiche. Foschi presagi. Rossana sorride anche lei, con noi, quando Karol tira fuori con la massima disinvoltura qualcuno dei termini del suo ricco vocabolario italiano/cosmopolita, con accento francese. Interviene, RR, aggiunge interessanti elementi di analisi. Se K. S. Karol è soprattutto un grande inviato speciale, Rossana Rossanda è un’analista colta e raffinata, capace di cogliere, da buona marxista, le connessioni tra gli eventi, nel contesto contemporaneo e nella storia che li ha preceduti. La discussione che segue è interessante, intervengono in tanti, Valentino Parlato, Michelangelo Notarianni,  i compagni e le compagne degli esteri, ma anche altri, anche il compagno Giorgino, tuttofare col peccato d’essere laziale. Luigi Pintor, questa volta, ascolta, interessato e divertito, annuisce, fa solo qualche domanda.

Il manifesto ha l’imprinting di una riunione così. Di tanti anni fa, ormai, e una delle tantissime, il momento cruciale di una giornata in redazione. La centralità della politica internazionale è nel dna del quotidiano comunista. Il mondo come sfera per leggere anche le piccole e grandi cose di casa nostra. Sul primo numero del manifesto quotidiano spicca un articolo di K. S. Karol. Rossana Rossanda, tra i fondatori, è sicuramente quella che gli ha dato il segno e la direzione di un giornale internazionale, e internazionalista. D’altra parte un internazionalismo che non sappia di slogan deve poggiare su uno studio attento dei fatti del mondo nella loro dinamica e interazione. È una cultura politica, eredità della migliore tradizione del Pci, quando anche le riunioni di sezione s’aprivano con la relazione del segretario che iniziava dalla fase internazionale per poi via via scendere alle vicende locali e impellenti e ai “nostri compiti”.

Certo Rossana non era l’unica. Aldo Natoli, tra i fondatori, aveva un forte interesse per i fatti del mondo, specie del mondo comunista e per quello che allora era definito Terzo mondo. Così Luciana Castellina, allora più giovane. Ma in Rossana c’era molto di più che la “cultura” internazionale e internazionalista dei comunisti italiani. Era più quella di una cosmopolita. Capace, infatti, come poche e pochi di costruire e coltivare relazioni politiche e intellettuali significative e durature in tutto il mondo. Essendo Karol al Nouvel Observateur, faceva la spola tra Roma e Parigi, dove poi avrebbe trascorso una parte lunga e importante del tragitto finale della sua vita. Aveva viaggiato molto. Innumerevoli i personaggi incontrati e frequentati, della politica e dell’intellettualità, da Fidel a Sartre, dal giro del Nouvel Observateur a quello della New Left Review, dai francesi Althusser e Bettelheim all’inglese Singer, agli spagnoli Fernando Claudin e Jorge Semprun. Si deve soprattutto a lei se il manifesto ha e conserva tuttora uno standing internazionale riconosciuto e considerato. A lei si deve l’idea di organizzare, con la tela delle sue relazioni, incontri e convegni che resteranno nella storia, come quelli a Venezia e a Milano negli anni Settanta sulle crisi del socialismo realizzato.

La sua sensibilità la portava a cimentarsi con i grandi temi internazionali che hanno caratterizzato la seconda metà del Novecento, dalle vicende che hanno segnato l’involuzione burocratica e oppressiva dell’Est, in un mondo rigidamente bipolare, all’emergere di nuovi protagonisti “non allineati”, dall’America latina al Medio Oriente, all’Europa, alla “sua” Francia, alla Spagna post-franchista, al Portogallo dei garofani, ai movimenti che cambiavano tutto dappertutto. Sempre con un atteggiamento che non dava nulla per scontato, neppure nei confronti di chi si sarebbe aspettato un “trattamento” di favore, tra compagni, com’è stato il caso di Fidel Castro. L’America è rimasta un po’ fuori dal suo orizzonte, per scoprirla con qualche candore solo negli anni Novanta. D’altra parte, la sua generazione, dell’America apprezzava soprattutto il cinema e la letteratura, mentre l’attenzione era maggiormente rivolta a Est, e la cultura di riferimento era più francese, molto meno quella anglo-americana.

L’archivio del manifesto è una miniera di articoli bellissimi di RR di politica internazionale. Sarebbe però non solo riduttivo, ma anche fuorviante, confinare la sua considerevole attività di intellettuale, scrittrice, giornalista dentro un perimetro definito, sia pure di dimensione internazionale, perché il suo era innanzitutto un punto di vista con cui guardare le cose, i fenomeni, i movimenti, con cui interpretare e descrivere i fatti, un punto di vista che poneva anche le vicende italiane, i fatti della cultura e dell’attualità, dentro la prospettiva, ampia, di un mondo in movimento. Tutti i suoi articoli hanno un sottotesto di cultura cosmopolita. Il suo stesso essere comunista trovava fondamento e alimento su questa base, e di qui, probabilmente, la sua insofferenza crescente, la sua critica sempre più severa verso il politicismo e il trionfo del tatticismo che, contro e dopo le speranze generate dai grandi fermenti e scossoni degli ultimi anni Sessanta e negli anni Settanta, avevano conquistato e “corrotto” la sinistra, facendole smarrire la bussola che l’avevano resa protagonista importante dei grandi cambiamenti rivoluzionari del primo Novecento, poi della lotta antifascista, e poi dell’affermazione di un grande partito comunista in Italia e di un sindacato altrettanto importante.

Il mondo di Rossana Rossanda ultima modifica: 2020-09-20T16:27:47+02:00 da GUIDO MOLTEDO
Iscriviti alla newsletter di ytali.
Sostienici
DONA IL TUO 5 PER MILLE A YTALI
Aggiungi la tua firma e il codice fiscale 94097630274 nel riquadro SOSTEGNO DEGLI ENTI DEL TERZO SETTORE della tua dichiarazione dei redditi.
Grazie!

POTREBBE INTERESSARTI ANCHE:

3 commenti

Addio a Rossana Rossanda - Pierluigi Piccini Blog 21 Settembre 2020 a 7:28

[…] Il ricordo di Guido Moltedo su Ytali […]

Reply
alberto negri 22 Settembre 2020 a 9:41

Bellissimo articolo.

Reply
alberto negri 22 Settembre 2020 a 9:42

Bellissimo articolo

Reply

Lascia un commento