Se Venezia non avesse il ponte l’Europa sarebbe un’isola.
Così recitava un celebre aforisma di Mario Stefani, poeta veneziano ed esponente civico che alla fine degli anni Ottanta s’oppose fieramente all’ipotesi di tenere nella città lagunare un’esposizione universale, voluta da Gianni De Michelis e avversata dallo stesso sindaco dell’epoca Casellati, mancato nei giorni scorsi. Ebbene, assumendo l’iperbole poetica, si rischia di isolare la terraferma per mano del neo/già sindaco che taglia i ponti con la città lagunare, rea di avergli negato il successo elettorale ottenuto nel resto del territorio comunale e di avere eletto l’unico presidente di Municipalità dell’opposizione, situazione tanto più irritante perché questa volta non si potrà più ritirare le deleghe alle municipalità che sono per la maggioranza in mani amiche. La presa di distanze e il tono di sfida nei confronti del “centro storico” è forse l’elemento di maggior rilievo tra quelli emersi nel corso della conferenza stampa di Luigi Brugnaro tenuta nella sede della lista fucsia per Brugnaro Sindaco in via Poerio a Mestre, tenuta non appena è stato certo l’esito del voto e la riconferma. La proponiamo integralmente per garantire l’accesso alle fonti senza filtri né trasposizione in sintesi giornalistiche.
Significativa la scelta della sede in terraferma del sindaco definito campagnolo con tono ironico-sfottente. Brugnaro è piombato sulla ribalta politica nel 2015, ha studiato da sindaco per cinque anni e ora che ha imparato come funziona la macchina politica e amministrativa lancia dalla terraferma il guanto di sfida alla città insulare che chiama centro storico, sorvolando sul consolidamento della città plurale, policentrica e di vicinato: come ben sanno gli abitanti di Favaro, Marghera, Mestre e Carpenedo, Zelarino e Chirignago, l’articolazione dell’inurbazione ha raggiunto forma compiuta (seppure frustrata negli ultimi anni dal ritiro delle deleghe alle Municipalità, che hanno privato la popolazione della propria rappresentanza amministrativa decentrata). Ora che l’opposizione è stata spazzata via anche dalle municipalità le deleghe torneranno, ma dovrà stare attenta la municipalità della città insulare, l’unica conquistata dall’opposizione, ed ecco il guanto di sfida lanciato da un sindaco reso più forte dalla vincita al primo turno, con una solida maggioranza conquistata dalla propria lista rafforzata ulteriormente dal fatto di aver corso in coalizione fin dall’inizio della corsa elettorale.

Il passaggio su questo tema è al minuto 32:12 del filmato, nella risposta a una domanda sul turismo a Venezia, risposta che tocca anche il tema delle navi. “Basta magnar e inscarsear, una dee do (mangiare e intascare, una delle due NdR). Sul turismo apriamo un dialogo con il centro storico perché la città ha già detto cosa vuole fare. Vogliamo che anche le persone che beneficeranno di questi interventi molto gravosi ringrazino”. Da quest’affermazione s’intuisce che ci sono ingenti e non meglio specificati interventi in programma. Che ci si riferisca anche all’area degli ex-gasometri su cui MTK di Holler intende investire ingenti risorse per realizzare strutture ricettive di lusso a fronte della costruzione di un palazzo dello sport?
Il sindaco tiene a chiarire che è aperto al confronto con i corpi intermedi e con quanti collaborano avanzando proposte, accettabili perché migliorative e non contrarie alle politiche dell’amministrazione. Rassicura che governerà per tutti i cittadini garantendo apertura… a chi lo merita: non un’opposizione incapace come quella degli ultimi cinque anni, che ha condotto una campagna elettorale fuori le righe. Brugnaro veste il sorriso della soddisfazione e relega in secondo piano le punte di astio, le tentazioni punitive, gli intenti vendicativi che vengono fuori spontaneamente in seguito, rispondendo alle domande dei giornalisti. La conferenza stampa sembra avere due registri: quello del monologo dal tono istituzionale e quello combattente, sciolto e spontaneo, di chi si accinge a rilanciare l’azione dell’amministrazione e che vuole vedersi riconosciuto il maggiore potere contrattuale acquisito con una vincita indubbiamente netta e un successo personale indiscutibile. Eccolo allora tuonare contro il partito dei NO che, in un caso come quello del termovalorizzatore di Fusina, si oppongono al progresso e alla scienza.
Non sembra dunque una questione prioritaria la conciliazione dell’insopportabile competizione/contrapposizione tra ambiente, salute e lavoro, lampante in un territorio come Marghera, la città giardino da sempre pericolosamente esposta al rischio chimico da inquinamento di acqua, terra e aria, messa in secondo piano davanti all’imperativo economico dell’occupazione. Si toglie qualche sassolino dalle scarpe, prima con il TG3 colpevole di avergli concesso poco spazio, poi con tutti coloro che lo avevano criticato per l’intenzione (confermata) di tenere per sé la delega alla cultura e infine con Ragno, sindacalista dei dipendenti comunali, che si è azzardato a inviare una lettera d’invito ai dipendenti comunali di votare chiunque ma non il sindaco uscente.
Brugnaro rivendica il successo della sua lista civica (va riconosciuto che la maggioranza dei suoi sostenitori non aveva alle spalle un passato d’impegno e militanza politica), dello schieramento che lo sostiene che è plurale (grazie alla coalizione con tutti partiti del centrodestra fin dal primo turno) e trasversale (grazie a Panciera, ex assessore della giunta Orsoni, nonostante il deludente risultato elettorale).
La mappa del voto mostra chiaramente come nel solo centro storico Brugnaro non abbia ottenuto la maggioranza, mentre nel resto dell’arcipelago lagunare, compreso il Lido e Pellestrina, si è affermato. La considerazione da fare per la città insulare è che Baretta ha superato Brugnaro per soli 3,04 punti percentuali, Brugnaro ha prevalso non solo nell’area marciana – dov’è più alta la rendita fondiaria e dove sono insediate numerose importanti attività commerciali – ma anche in zone popolari come quelle di Castello, una parte della Giudecca e di Cannaregio.
Il sindaco auspica per la città che rappresenta (e quindi per sé) il riconoscimento di un peso dell’amministrazione comunale e metropolitana alle scale maggiori, dalla Regione dove è saldo e forte il sostegno a Zaia e alla sua rivendicazione di autonomia, fino allo Stato che non può emarginare gli enti locali dalla gestione della laguna lasciandolo fuori dalla nascente Agenzia, e che deve mantenere le promesse fatte dai tanti esponenti di governo convenuti in città per sostenere Baretta ma le cui promesse e impegni devono comunque mantenere con la città, a partire della destinazione dei fondi che arriveranno dal Recovery Fund.
L’elezione di Luigi Brugnaro ha in comune con il successo plebiscitario di Zaia la polarizzazione sulla persona e il confinamento in secondo piano dei partiti, conseguenza della legge n. 81 del 1993 che introduce l’elezione diretta del sindaco. Sul fronte opposto, l’unico partito che tutto sommato continua a tenere tanto in Comune quanto in Regione è il Pd, nonostante il deciso ridimensionamento rispetto al passato che lo porta alle comunali sotto al venti per cento, inferiore a quello degli altri partiti ma comunque significativo. Alla tendenza di polarizzazione non hanno saputo sottrarsi neanche comitati e associazioni civiche, incapaci di far fronte comune rinunciando a protagonismi e tentazioni egemoniche.
Copertina: foto di Andrea Merola

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