Il tempismo con il quale Oltre il clericalismo. Preti, donne e laici nella Chiesa di Francesco è uscito ha del sensazionale: edito da Città Nuova, il saggio scritto da Francesco Peloso fa il punto sulla situazione della Chiesa di papa Bergoglio mettendo a nudo le emergenze che affannano la millenaria istituzione, mentre è fresca di enorme risonanza la rinuncia dalla carica di Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi e dei diritti connessi al cardinalato presentata dal Cardinale Angelo Becciu, accusato di peculato e malversazione.
Un ennesimo “colpo al cuore” per la Chiesa di papa Francesco e per la sua missione apostolica tutta in salita, tra scandali, resistenze, tradimenti e contestazioni.
Una figura forte, quella del papa argentino di origine italiana, un gesuita che ha speso la sua vita precedente all’elezione a pontefice a favore degli ultimi, cercando di mettere in pratica gli insegnamenti del Vangelo. Quel pontefice che per tutti, cristiani e non, credenti e atei, ha lanciato un messaggio drammatico nella solitudine di una piazza San Pietro livida e desolata il 27 marzo 2020 in piena emergenza da contagio Covid, cercando di infondere speranza e fiducia a un’umanità estremamente sofferente e impaurita.
Richiamando solidarietà tre le nazioni assieme all’appoggio incondizionato al personale sanitario, il pontefice spiegava in circostanze drammatiche la ratio dell’Enciclica Laudato si, pubblicata nel mese di giugno 2015, che tra i molti messaggi esorta a
[…] non abbandonare i più deboli al loro destino, occuparsi del bene comune – del quale la salute è parte integrante – prima che del profitto, condividere conoscenze e risorse, dare vita ad un nuovo e più equilibrato rapporto tra consumi ed ecosistemi [poiché] nessuno si salva da solo.
In questo particolare momento storico è sotto gli occhi di tutti che il cristianesimo e la Chiesa stanno attraversando una “stagione di passaggio” legata a crisi di vocazioni, indifferenza religiosa nel mondo, tensioni nella Curia attraversata da scandali sessuali e finanziari, di fronte a una società in sgretolamento sociale, economico, ambientale.
Un cristianesimo che con papa Francesco
alza la doppia bandiera della giustizia e della misericordia, dell’eguaglianza e del perdono, portavoce di popolazioni indigene e contadine
dove la questione ambientale diventa punto centrale per il futuro dell’umanità.
In una società che l’autore evidenzia come “fragile e confusa”, che cerca come direbbe il poeta cantautore Franco Battiato un centro di gravità permanente, si ammassano nodi irrisolti che strangolano coscienze e sistemi politici, con i sovranismi che attraversano Europa e Americhe, differenze incolmabili tra il Nord e il Sud del mondo, diffidenze verso un capo della Chiesa che si pone indipendente di fronte a
[…] leadership nazionaliste che vedono con crescente insofferenza il capo spirituale della Chiesa di Roma che si oppone allo scontro di civiltà, dialoga con l’islam, guarda ai poveri, parla la lingua dell’accoglienza, definisce l’uomo come custode e non creatore del Creato, vuole abbattere i muri e coltivare la solidarietà.
Questo papa “odiato dagli ultrà della tradizione”, che usa le prime due parole del Cantico di San Francesco, Laudato si, per rivolgersi a fratelli e sorelle contro l’indifferenza, durante i sette anni di pontificato ha dovuto aprire brecce nei muri di cemento armato costruiti nei secoli, ad esempio contro la presenza delle donne nella Chiesa, e al loro ruolo sempre tenuto a margine nonostante gli esempi di teologhe, educatrici, suore che con le loro azioni hanno fatto progredire e applicato gli insegnamenti del Vangelo nel mondo.
In secoli di lotte per la conquista di pari dignità e diritti da parte delle donne in tutti i campi della società, già dai tempi della Pacem in terris di Giovanni XXIII il ruolo della donna nella Chiesa iniziava lentamente a modificarsi. “Coscienza della propria dignità” per la donna, diceva papa Roncalli nel lontano 1963, ma lungo è il cammino delle coscienze e il ruolo delle donne nella Chiesa è sempre stato messo in discussione e temuto, forse da gerarchie e poteri ben strutturati e inscalfibili: quattro passi avanti e tre indietro, oramai da quasi un secolo.
Per “condurre la barca di Pietro” verso la modernità, papa Francesco vuole proseguire il percorso intrapreso a singhiozzo dal concilio Vaticano II, senza “costruire nuove fondamenta normative al fine di perpetuare il potere clericale”, ma “aprire processi” per dare inizio a un movimento di riforma, portando speranza ai gravi interrogativi del momento.
Si potrebbe pensare che sono parole o intenzioni, quelle di papa Francesco, comuni a molti uomini di buona volontà, ma questo suo procedere tra le mille insidie di un “potere impalpabile” con il suo passo un po’ pesante, calzando le scarpe che si fa fare dal vecchio calzolaio argentino che gliele forniva a Buenos Aires, abolendo ogni cerimoniale pomposo, viaggiando su una piccola automobile, demolendo l’immagine di “Vaticano-Buckingham Palace”, lo fa sentire sempre più umano e vicino a quegli ultimi per i quali ogni giorno si adopera.
“Clericalismo, pericolo maggiore per la Chiesa”, questo potere che fa sì che “l’abito, la divisa, il ruolo” abbiano “la meglio sul senso di fratellanza, sull’amore per il prossimo”. Clericalismo “élite” che pervade anche la missione dei laici impegnati nella Chiesa.

È uno spaccato impietoso quello che l’autore mette per iscritto nelle pagine del libro, ma contiene anche messaggi di speranza, e ci mancherebbe: incitamento verso i laici a vivere la fede per raggiungere modernità “non succube della parola clericale”, in una dottrina che deve adeguarsi ai tempi attuali. Cambiamento dunque, e che cambiamento: nel campo dei diritti umani, ad esempio verso il rifiuto totale per la pena di morte, assumendo le responsabilità di un passato pervaso di mentalità più legalistica che cristiana.
Assumersi responsabilità verso la piaga degli abusi sessuali verso i minori, anche questi figli del vituperato clericalismo che difende reati così gravi perpetrati per decenni. Ed ecco l’elenco dei vari cardinali che si sono macchiati o che hanno coperto simili odiosi crimini e che sono stati allontanati dalla Chiesa di Francesco.
Leggendo le oltre cento pagine del testo ci s’immerge in un’attualità sconvolgente, che prende in esame tutte le emergenze di questo mondo ben nascoste in fondo alle nostre coscienze oramai assopite e travolte da tragedie che non consideriamo nemmeno più tali: che sarà mai una barca di emigrati che si rovescia tra le onde, un campo profughi che brucia, intere popolazioni cacciate dalle terre dell’Amazzonia, focolai di guerre a ogni latitudine, dottrine sovraniste à gogo a esaltare gli animi… E chi più ne ha più ne metta, in uno scenario di povertà non solo materiale ma di crisi morale, di fomentatori di folle, di sbandamenti ideologici, dove la barra che papa Francesco vuole tenere dritta rischia di sfuggirgli di mano.
Al centro di questa “barca di Pietro” che a volte fa acqua c’è sì l’umanità ma c’è il pontefice, cioè colui che fa ponti, che unisce, concilia, dialoga: ed è l’attenzione verso i continenti lontani da Roma che caratterizza questo pontificato, assieme alla ricerca di un modus vivendi nella metropoli che oramai è il centro della vita comune, una metropoli come Buenos Aires dove lo spirito di Francesco si è ben allenato alla misericordia, alla ricerca di giustizia, alla tutela dei più deboli.
Un nuovo modo di relazionarsi con Dio? Una modernità piena di contraddizioni divisa tra cittadini a pieno titolo e cittadini a metà? Ecco la sfida, il dialogo che serve a Francesco per “interpretare il cristianesimo nella contemporaneità” adeguandosi alle differenti circostanze. E in questo universo composito le donne sono chiamate a svolgere un ruolo importante, e il pontefice l’ha dimostrato con un gesto rivoluzionario durante la Via Crucis di Pasqua 2019, affidando a una suora come Eugenia la meditazione in mondovisione. Suor Eugenia che si batte contro i trafficanti di esseri umani, paladina dei diritti di ogni uomo e donna con pari dignità. E Greta Thunberg, giovane paladina di un mondo più pulito, avversata dalle frange ultraconservatrici dell’universo cattolico, sono alcune premesse per aprire alle donne le porte del diaconato, ad esempio.
Dialogo con l’ebraismo, dialogo con l’islam, in un clima di crescente insofferenza verso lo straniero, il migrante, con uno sforzo enorme per non cadere nel vortice del conflitto tra civiltà che anima in molte nazioni sentimenti forti di sovranismo: in una Chiesa che Francesco richiama a essere “madre”, con i vescovi “a fare i pastori”, non i militanti politici. E queste sfide sono rivolte a un universo cattolico estremamente sfaccettato, che va dall’Opus Dei alla Comunità di Sant’Egidio, dalle comunità amazzoniche alla rete impegnata contro la tratta degli esseri umani.
Battaglie all’interno di un ambiente estremamente ostile alle innovazioni, come la possibilità di far fare la comunione ai divorziati. Insomma “un papato antiromano”, quello di Bergoglio, iniziato subito dopo il suo insediamento su trono di Pietro. Un cammino difficile e pieno di insidie, quello intrapreso dal papa argentino contro la centralità della Curia romana, quasi un’eresia, un tradimento perpetrato ai danni di tradizionalisti e conservatori, una “chiusura rigida” verso l’attenzione del papa per il mondo dell’emigrazione e verso il rifiuto dell’uso della religione come strumento di identità totalitaria per uomini politici che di cristiano hanno ben poco.
Attraverso la lettura di queste pagine si entra a pie’ pari nei drammatici problemi del mondo, che la Chiesa affronta tra contraddizioni ed emergenze, crisi e problemi, con papa Francesco guida gagliarda e fragile al tempo stesso.


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