Voti reali. A Venezia il centrosinistra è un’isola

Il bacino elettorale del centrosinistra e della sinistra è praticamente lo stesso dal 2015. Le alternative di sinistra servono da travaso di voti all’interno dell’area. E come Casson nel 2015, anche Baretta prende gli stessi voti delle liste che lo sostengono. Una rottura rispetto alla tradizione del centrosinistra veneziano.
MARCO MICHIELI
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Come stanno il Partito democratico e il centrosinistra veneziano? Per tentare di capirlo, questa volta utilizziamo i voti assoluti – quindi non percentuali – ottenuti dalla formazione principale del centrosinistra, dalle liste della coalizione e dai voti del candidato sindaco. Ovviamente nel tempo è cambiato sia il corpo elettorale (tra il 2010 e il 2020 ci sono 15.000 elettori in meno) sia l’affluenza (dal 68% del 2010 al 59% del 2015 al 62% del 2020). Però si possono trarre alcuni elementi interessanti.

In questa prima tabella abbiamo i voti assoluti per il Pd tra il 2010 e il 2020.

Nel 2010 il Pd prende più di 37.000, passa poco sotto i 20.000 nel 2015 (per il momento non conteggiamo la Lista Casson) e risale a circa 22.000 voti nelle ultime elezioni. La maggiore perdita di voti avviene tra il 2010 e il 2015. Ed è probabile sia legata a fattori nazionali – la crisi economica e finanziaria e i governi Monti-Letta-Renzi – e a fattori locali – l’arresto del sindaco Giorgio Orsoni e il commissariamento della città –.

Il Pd recupera qualcosina tra il 2015 e il 2020 – tremila voti – in un contesto però fortemente polarizzato attorno alla figura del sindaco Luigi Brugnaro. Ben poca cosa.

Se consideriamo la coalizione di centrosinistra e i voti al candidato sindaco, vediamo che le perdite di voti tra il 2010 e il 2015 sono consistenti: meno ventimila voti tra il 2010 e il 2015 e quasi meno trentamila voti per il candidato sindaco. Rispetto alle elezioni precedenti, nel 2020 le liste della coalizione di centrosinistra perdono in totale circa diecimila voti. Risultato simile per i voti al candidato sindaco.

Se comparato col 2010 si nota anche che il valore aggiunto del candidato sindaco diminuisce. Nel 2010 infatti molte più persone votano per il sindaco che per le liste. Le liste che sostengono Orsoni prendono quasi 66.000 voti, ma il candidato sindaco ne prende 75.000, un differenziale in linea con quanto fatto da Felice Casson nel 2005.

A titolo comparativo nel 2000 Paolo Costa prende 12.000 voti in più rispetto alla coalizione e Massimo Cacciari ne prende 40.000 in più nel 1997 e 24.000 in più nel 1993. Nel 2015 e nel 2020 questo non accade: Felice Casson ottiene poco più di 46.000 voti (al primo turno) e le liste circa 44.000; Pier Paolo Baretta ottiene 36.000 voti e le liste quasi 35.000.

Per verificare le perdite del Pd in termini di voti assoluti, abbiamo anche considerato l’ipotesi delle elezioni 2015 con i dati del Pd e della Lista Casson assieme. La Lista Casson infatti era guidata da Nicola Pellicani, del Pd, e dava ospitalità a personalità della società civile ma anche del Partito democratico. L’ipotesi è che una parte dei voti del Pd siano finiti alla Lista Casson.

Ovviamente rispetto al differenziale in termini di coalizione e di voti al candidato sindaco nulla cambia: la coalizione di Casson perde 21.000 voti rispetto al 2010 e la sua candidatura fa 30.000 voti in meno di Orsoni. La coalizione di Baretta fa circa 10.000 voti in meno sia a livello di coalizione sia a livello di candidatura rispetto a Casson.

Per il Pd però la situazione è un po’ diversa. Rispetto al 2010, Pd e Lista Casson resistono e, anzi, guadagnano quasi tremila voti. Il confronto tra il 2015 e il 2020 diventa quindi impietoso: il Pd del 2020 perde quasi 17.000 rispetto al 2015.

Abbiamo anche provato a verificare l’ampiezza del bacino di voti della coalizione di centrosinistra. Abbiamo quindi aggiunto ai voti ottenuti dalla coalizione di centrosinistra e a quelli del sindaco i voti in termini assoluti di Terra e Acqua 2020 e Tutta la Città Insieme.

Se guardiamo al differenziale dei voti delle liste tra il 2015 e il 2020, vediamo che non c’è praticamente alcuna differenza. Stessa situazione per quanto riguarda il voto al candidato sindaco. In sostanza il bacino del centrosinistra che nel 2015 era tra i 44.000 e i 46.000 voti, oggi è tra i 44.000 e i 45.000 voti. Praticamente identico. Il che potrebbe farci supporre che una parte dei voti della Lista Casson siano andati alle altre formazioni del centrosinistra e della sinistra (Bettin, Gasparinetti e Martini).

Possiamo fare alcune considerazioni finali.

Il bacino elettorale del centrosinistra non è mutato in termini di voti assoluti ed è pressoché identico a quello del 2015 (il numero dei votanti tra il 2015 e il 2020 è diminuito di seimila persone). Nonostante cinque anni di opposizione – molto legata alla figura del sindaco Brugnaro – il centrosinistra non riesce quindi ad andare oltre i suoi confini.

Anche le liste civiche o “semi-civiche” dell’area del centrosinistra sono più una sfida interna all’area politica che il tentativo di allargare il bacino elettorale dell’opposizione a Brugnaro. Ed è forse una delle problematiche più spinose per l’area del centrosinistra e per il Pd come partito principale: come tenere assieme tutta l’area del centrosinistra e andare oltre i suoi confini? Le differenze programmatiche tra centrosinistra e sinistra possono essere colmate? E il raggiungimento di un eventuale accordo può essere a scapito di un allargamento del bacino elettorale?

Interrogativi che ci portano alla seconda riflessione e all’altro elemento che probabilmente può incidere sull’ampliamento del bacino elettorale. Parliamo della figura del candidato sindaco. Tradizionalmente il candidato sindaco del centrosinistra a Venezia prendeva molti più voti delle liste. Anche se è una tendenza che è andata diminuendo rispetto alla cifra monstre di Cacciari nel 1997, sia Casson nel 2005 sia Orsoni nel 2010 hanno preso novemila voti in più. Oggi invece, come Casson nel 2015, Baretta ha pressoché gli stessi voti delle liste che lo sostengono. È vero che il differenziale tra la candidatura di Luigi Brugnaro e le liste che lo hanno sostenuto è minima, però va anche detto che la principale forza politica della coalizione è una lista che porta il nome del sindaco (e che da sola ha fatto il 57% dei consensi della coalizione).

Voti reali. A Venezia il centrosinistra è un’isola ultima modifica: 2020-10-01T14:53:32+02:00 da MARCO MICHIELI
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