Amnesty International, Oxfam e Human Rights Watch potrebbero finire presto in una lista di organizzazioni antisemite. Questa, secondo Politico, sarebbe almeno l’intenzione dell’amministrazione Trump. La decisione che dovrebbe arrivare dal dipartimento di stato guidato da Mike Pompeo sarebbe fondata sulle critiche delle ong alla politica israeliana degli insediamenti.
Sempre secondo il quotidiano on line statunitense, sarebbe l’ufficio di Elan Carr, inviato speciale degli Stati Uniti per monitorare e combattere l’antisemitismo, a dover pubblicare un rapporto nel quale si dichiara che gli Stati uniti non sosterranno queste ong anche finanziariamente e solleciterebbero i governi alleati a fare lo stesso.
La proposta ha suscitato una forte opposizione da parte dei funzionari del dipartimento di stato che affermano che sarebbe un regalo ai governi autoritari che hanno cercato a lungo di delegittimare i gruppi per i diritti umani per il loro lavoro. Tra gli oppositori ci sarebbero anche gli esperti legali del dipartimento che immaginano future cause legali in assenza di una base giuridica adeguata.
Le reazioni sono state immediate da parte delle ong. Noah Gottschalk di Oxfam America ha dichiarato che:
Qualsiasi insinuazione che Oxfam sostenga l’antisemitismo è falsa, priva di fondamento e offensiva. Oxfam e i nostri partner israeliani e palestinesi hanno lavorato sul campo per decenni per promuovere i diritti umani e fornire sostegno salvavita alle comunità israeliane e palestinesi. Sosteniamo la nostra lunga storia di lavoro che protegge le vite, i diritti umani e il futuro di tutti gli israeliani e palestinesi.
Bob Goodfellow, direttore esecutivo ad interim di Amnesty International USA, ha affermato che qualsiasi accusa di antisemitismo è “priva di fondamento”:
Amnesty International Usa è profondamente impegnata nella lotta contro l’antisemitismo e tutte le forme di odio in tutto il mondo e continuerà a proteggere le persone ovunque vengano negate giustizia, libertà, verità e dignità.
Eric Goldstein di Human Rights Watch ha osservato che l’amministrazione Trump spesso fa affidamento sul lavoro di gruppi come il suo per convalidare le proprie posizioni politiche:
Combattiamo la discriminazione in tutte le forme, compreso l’antisemitismo. Criticare la politica del governo non è la stessa cosa che attaccare un gruppo specifico di persone. Ad esempio, le nostre critiche alla politica del governo degli Stati Uniti non ci rendono anti-americani.

È probabile che da un punto di vista della tempistica non sia una scelta casuale quella di inserire le ong in questa lista. L’obiettivo? Mobilitare gli elettori evangelici, la base dell’elettorato repubblicano. Infatti, secondo il National Election Pool Exit Survey, nel 2016 il 79 per cento degli evangelici bianchi ha votato per Trump (contro il 16 per cento per Clinton) e costituivano il 46 per cento della coalizione elettorale a sostegno del candidato repubblicano (rispetto al 9 per cento della Clinton).
Non si tratta di una novità poiché i candidati repubblicani hanno sempre potuto contare sul sostegno evangelico nelle elezioni precedenti. La differenza rispetto al passato era il candidato repubblicano – Donald Trump – che non rappresentava appieno le posizioni conservatrici del movimento evangelico.
Quando questo luglio una ricerca del Pew Research aveva indicato che qualche elettore evangelico cominciava a diffidare di Trump, deve essere suonato anche un campanello d’allarme per i repubblicani. Dato il numero di evangelici bianchi nell’elettorato e gli esili margini di vittoria che storicamente ci sono stati negli stati incerti, i repubblicani devono fare affidamento sul sostegno e sulla mobilitazione degli evangelici per sperare di vincere il collegio elettorale. Da qui anche la necessità di “esibire” delle vittorie sui temi cari a questo elettorato: dalla scelta della giudice conservatrice per la Corte Suprema alla politiche filo-israeliane.
Qualche problema la bozza di dichiarazione del dipartimento di stato l’ha sollevato anche perché trarrebbe gran parte delle proprie informazioni da NGO Monitor, un sito della destra israeliana che traccia le attività dei diritti umani e di altre organizzazioni e spesso le accusa di essere anti-israeliane.

Ma che cosa potrebbe comportare in termini materiali finire su questa lista? L’impatto in termini di risorse non è chiaro e dipende anche dalle sezioni nazionali delle ong. Le sezioni statunitensi di Human Rights Watch, Oxfam e Amnesty International, ad esempio, non accettano finanziamenti dal governo degli Stati Uniti. Ma nel caso del Regno Unito non è così. La sezione britannica di Oxfam ha ricevuto quasi trentadue milioni di sterline dal governo britannico nel 2016 e nel 2017 delle entrate totali dell’ong (409 milioni di sterline) 176 milioni erano di provenienza governativa, attraverso anche l’intervento di varie autorità pubbliche.
Il timore è che la minaccia di Pompeo si trasformi in tentativi di persuasione e pressione nei confronti di molti paesi alleati che possano anche incidere sui finanziamenti delle ong. Non solo con l’alleato britannico. Negli ultimi dieci anni Amnesty International ha ricevuto sovvenzioni non solo dal dipartimento britannico per lo sviluppo internazionale ma anche dalla Commissione europea e da altri governi. E Amnesty International negli Stati Uniti ha anche ricevuto finanziamenti dalla Fondazione Rockefeller.
Le relazioni tra le ong e Israele sono difficili da molto tempo. E spesso accompagnate da “gaffe” delle ong. Nel 2011 ad esempio Amnesty invitò ad un evento in solidarietà con la Palestina Abdel Bari Atwan, direttore del giornale arabo – ma basato a Londra – al-Quds al-Arabi, che nel passato aveva espresso dichiarazioni imbarazzanti rispetto a Israele. Lo scorso marzo l’ambasciatore israeliano nel Regno Unito ha protestato invece contro Oxfam perché erano in vendita libri antisemiti presso i negozi dell’ong (I Protocolli dei Savi di Sion). Anche Human Rights Watch nel passato ebbe qualche problema quando uno dei sui esperti, Mark Garlasco, fu scopetto essere un collezionista di cimeli nazisti e, dopo le critiche, fu licenziato.

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