Fiamme gialle. Il sindacato si fa sentire al senato

In commissione difesa a palazzo Madama l’audizione del Sindacato finanzieri democratici. Pubblichiamo il testo dell’intervento di Pasquale Valente.
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Lo scorso 21 ottobre, presso la commissione Difesa del Senato, l’audizione informale del generale Giuseppe Zafarana, comandante generale del Corpo della Guardia di Finanza, e successivamente, in videoconferenza, l’audizione informale di associazioni professionali a carattere sindacale nel personale della Guardia di Finanza, hanno riportato in primo piano il tema dei diritti sindacali delle donne e degli uomini delle fiamme gialle. Tema, questo, più volte affrontato dalla nostra rivista, con articoli e interventi, e con un libro, Democrazia indivisa, scritto da Claudio Madricardo e dedicato alla storia della nascita nei primi anni Settanta del movimento – il Movimento dei finanzieri democratici – che avrebbe poi dato vita al Sindacato finanzieri democratici. Ha quindi un grande significato, anche per la nostra rivista, l’intervento di Pasquale Valente, a nome del Sindacato dei finanzieri democratici, di fronte alla commissione presieduta dalla senatrice Roberta Pinotti. Ne proponiamo integralmente qui di seguito il testo e il video.

Signor presidente, illustri senatori, ringraziamo tutti per l’occasione che ci è stata data, in particolare coloro che hanno richiesto la nostra audizione.
Il Sindacato finanzieri democratici si richiama ai principi fondamentali della nostra Costituzione, che, com’è noto, garantiscono la libertà di espressione del pensiero, anche se il nostro potrebbe non essere condiviso, gradito o accettato dai vertici del Corpo di cui facciamo parte.
Permetteteci di evidenziare con orgoglio che il nostro sindacato – il cui acronimo è SFD – ritiene di essere una sigla diversa dagli altri sindacati, forse unica per i suoi contenuti e propositi. 
Culturalmente e socialmente non siamo nati ora, ma abbiamo una lunga storia alle spalle che ci ha contraddistinti fin dal 1976 all’interno della Guardia di Finanza. Infatti noi rappresentiamo, per gli obiettivi che ci siamo prefissati, la continuità del Movimento dei Finanzieri Democratici, che è stato (e per certi versi continua ad esserlo) il primo spiraglio di libertà e di democrazia, nato, come appunto dicevamo, nella seconda metà degli anni Settanta, nonostante vi sia stata un’opposizione interna da parte di alcune gerarchie che rifiutavano ogni barlume di cambiamento, di progresso. Sottolineiamo che la nostra attività sarà sempre rivolta, costruttivamente, ad offrire delle soluzioni ai problemi di tutto il personale dipendente, nessuno escluso.
Entrando nel merito dell’attuale audizione riguardante il progetto di legge in esame, la cosiddetta Legge Corda (dal nome della relatrice), facciamo notare che tale ipotesi normativa è ormai invisa a tutti i militari che hanno a cuore la loro dignità di uomini per cui, come tutte le altre sigle sindacali, chiediamo le seguenti, significative, modifiche alla proposta di legge in discussione:


• un articolo che preveda la contestuale abolizione della Rappresentanza Militare, nata nel 1978 e ora obsoleta ed eccessivamente costosa, che andrebbe a sovrapporsi inutilmente a tutti i nuovi Sindacati;
• la possibilità di consentire la formazione, la dirigenza e, più in generale la rappresentanza Sindacale, anche al personale in quiescenza;
• la possibilità di utilizzo gratuito di un locale dell’amministrazione da adibire a ufficio sindacale anche a livello provinciale;
• per tutte le controversie sindacali prevedere la giurisdizione esclusiva del Tribunale del lavoro;
• la possibilità anche per gli allievi delle scuole militari e accademia di potersi regolarmente iscrivere ai sindacati, senza nessuna restrizione;
• la possibilità di occuparsi delle materie afferenti ai criteri per l’articolazione dell’orario di lavoro obbligatorio, sia quello giornaliero sia quello settimanale, nonché dei turni di servizio, di tutte le misure per incentivare l’efficienza del servizio, delle aspettative, dei distacchi e dei permessi sindacali, ed anche ai criteri per l’aggiornamento professionale;
• la possibilità di non prevedere le percentuali per ogni singola categoria;
• la possibilità di non prevedere normativamente i requisiti e la durata delle cariche elettive fatte salve le limitazioni di legge;
• infine la soglia di rappresentatività sulla base di quella sindacalizzata.

Queste sono le richieste che auspichiamo come cittadini che desiderano la trasparenza e la piena democratizzazione delle forze di polizia, indispensabili per il raggiungimento della difesa interna del nostro Paese.
Noi riteniamo che l’essere militari, dando a tale termine il significato più nobile, non sia utile a un corpo che ha come compiti la lotta all’evasione fiscale e il contrasto ai capitali provenienti delle attività criminali. In nessun paese europeo esiste una struttura articolata come la Guardia di Finanza, le altre polizie economico-finanziarie del nostro continente sono tutte – già da molti anni – sindacalizzate e smilitarizzate, come del resto tutte le altre categorie di lavoratori.
Non riteniamo che il capo di stato maggiore della Difesa sia il nostro naturale interlocutore. Infatti, il corpo della Guardia di Finanza dipende per legge direttamente dal ministro dell’Economia e delle Finanze (come l’Agenzia delle entrate) e ha un suo comandante generale e un suo capo di stato maggiore.
Giova ricordare in tal senso, che la Guardia di Finanza non dovrebbe essere una forza armata ma semplicemente una forza di polizia, sindacalmente analoga alla Polizia di Stato e a quella Penitenziaria.
Appare doveroso effettuare un distinguo tra sicurezza del Paese e difesa del Paese. Se non si valuta questa prima differenza sicuramente non si potrà definire eventuali limiti nell’esercizio dell’ attività sindacale degli appartenenti ai due diversi comparti.
Troppo spesso vi è una duplicazione di compiti Polizia di Stato, Carabinieri e Guardia di Finanza, infatti capita che altre forze di polizia assolvono a incarichi che a noi sembrano essere attività di esclusiva pertinenza di una polizia economica e finanziaria quale è la Guardia di Finanza. 
Ci sembra che questa sovrapposizione di compiti e mansioni pregiudichi anche la qualità della vita lavorativa degli operatori della Polizia Finanziaria e non giova alle diverse Istituzioni, al personale e soprattutto al nostro amato Paese. Proprio questo evidenzia che il corpo deve essere sgravato dei compiti di ordine pubblico, antiterrorismo e quant’altro che altre forze di polizia sono titolate a fare e fanno benissimo. Potremmo, però, garantire in casi estremi e di emergenza nazionale il nostro impiego.

 

Come sindacato di “Finanzieri” confidiamo che questa commissione, questo parlamento e questo governo abbiano la forza e la libertà di valutare una storica riforma del corpo della Guardia di Finanza che, oltre a migliorare la qualità della vita dei suoi appartenenti, aumenti la sua efficienza nell’interesse di tutta la Nazione. Ricordiamo, all’uopo, che solo pochi mesi fa, il presidente del parlamento europeo, l’onorevole David Sassoli, ha sottolineato che l’Italia continua ad avere un’evasione fiscale che oscilla intorno ai cento miliardi di euro all’anno; una cifra considerevole, che se ridotta, darebbe nuovo ossigeno all’economia del nostro Paese.
Efficienza che non può essere piena se i lavoratori della Polizia finanziaria non avranno il massimo riconoscimento sindacale possibile.

Tutto ciò potrà avvenire se questa commissione valuterà la possibilità di stralciare la Guardia di Finanza dall’essere sottoposta alla legge in esame.

Il sindacato deve avere piena mobilità per poter tutelare il personale che si rifiuta di sottostare a logiche prevaricatrici da parte di coloro che vogliono mantenere una azione che va contro gli interessi del Paese. Per poter fare ciò bisogna entrare nel merito dell’impiego del personale. Infatti è assegnando o meno una tipologia di servizio o anche semplicemente decidendo l’azione formativa o ancor di più la loro sede lavorativa, che si può incidere sulla remunerazione, sulla professionalità e sulla motivazione del singolo individuo. Certi comportamenti, invece, spesso arbitrari e immotivati, influiscono inevitabilmente sulla serenità ed il benessere del personale ma anche del loro nucleo familiare.
Il sindacato deve essere pienamente riconosciuto attraverso la decadenza degli organismi di rappresentanza, ormai superati dai tempi e dalla logica, ma che evidentemente vengono visti di buongrado dalle gerarchie e tenuti ancora in vita nonostante il loro esoso costo giornaliero. Eliminando la rappresentanza militare si porrebbe in essere un risparmio di svariati milioni di euro, che potrebbero essere destinati a scopi più nobili, come ad esempio quelli dell’emergenza sanitaria.

Chiediamo, pertanto, un percorso differenziato per la Guardia di Finanza che la escluda dalla applicazione della legge in esame che regolamenterà l’attività dei cosiddetti sindacati militari, così come avvenne per le Guardie di pubblica sicurezza, nel ‘78 quando loro furono esclusi dalla rappresentanza militare in attesa che fosse riconosciuta la loro specificità. 
Ciò è possibile e va nell’interesse del Paese. Vorremmo ricordare a tutti che sarebbe sufficiente, per raggiungere questo obiettivo, una circolare ministeriale, così come nel 1979 avvenne con l’allora ministro degli Interni, Francesco Cossiga, che escluse la pubblica sicurezza, allora a ordinamento militare, dall’applicazione della legge sui principi, già citata in precedenza e che spianò la strada alla riforma ed alla legittima smilitarizzazione della Polizia di Stato. 
La Guardia di Finanza è nata come Corpo civile dello Stato, nel 1911, però, a causa della Prima guerra mondiale che, praticamente, dopo l’attentato di Sarajevo era ormai alle porte, gli fu conferita la bandiera di guerra e con essa le stellette militari, ma ciò non deve ingannare l’attuale opinione pubblica. Questa procedura fu attuata con un intento solo provvisorio, al fine di concedere anche ai dipendenti della Guardia di Finanza determinati benefici di carattere economico (per ragioni di sopravvivenza) e solo in via transitoria. Infatti la consegna materiale del Vessillo da parte del Re Vittorio Emanuele III, al Comandante generale pro tempore, avvenne il 7 giugno 1914, a Tor di Quinto (Roma).
Dopo la nascita della nostra attuale Costituzione – che ripudia la guerra in quanto strumento di offesa agli altri popoli – non ha più alcun senso mantenere una polizia finanziaria con le stellette, in nessuno stato del mondo esiste un corpo analogo o simile alla Guardia di Finanza. Il nostro interesse è quello di tornare ad essere equiparati, dal punto di vista sindacale, alla Polizia di Stato ed a quella Penitenziaria.
Ribadiamo che alla Guardia di Finanza deve essere assegnato il compito esclusivo, attraverso dettati legislativi chiari, di contrastare le attività illegali relativi alla finanza pubblica ed a ogni attività criminale legata ai flussi economici. 

Per coloro che ancora non lo sapessero ci permettiamo di ricordare la composizione elefantiaca/strutturale dell’articolazione della Guardia di Finanza. Su una forza organica complessiva di circa 64.000 unità, emergono ben 140 generali ed oltre 3.200 ufficiali, facendo le dovute proporzioni con la popolazione americana, neppure l’esercito degli Stati Uniti d’America vanta un numero così elevato di generali ed alti ufficiali. Se consideriamo anche i sottufficiali e i marescialli, per ogni sette finanzieri o appuntati abbiamo un comandante.

L’augurio che facciamo a questa spettabile commissione e a tutto il Parlamento, è quello di volere rivedere questi canoni sopra citati nell’interesse dell’intera Nazione, di cui il Sindacato finanzieri democratici è parte integrante con l’orgoglio, la forza e l’onestà che lo contraddistingue. 

#SINDACATOFINANZIERIDEMOCRATICI

Democrazia indivisa. Il ’68 del Movimento dei Finanzieri Democratici
di Claudio Madricardo, edito da ytali., racconta vicende di un periodo molto intenso della nostra storia recente, che videro protagonisti dei militari di uno dei corpi costitutivi del nostro sistema democratico, la Guardia di Finanza. Vicende che furono il risultato delle grandi trasformazioni che segnarono quell’epoca e che al tempo stesso contribuirono ad alimentarle.

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Fiamme gialle. Il sindacato si fa sentire al senato ultima modifica: 2020-10-26T19:09:53+01:00 da YTALI
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