La campagna di Trump? “La peggiore mai vista. Seguo le elezioni americane dagli anni Ottanta ed è la prima volta che assisto a una campagna talmente mal calibrata. I consiglieri del presidente dovrebbero essere incriminati per incompetenza politica”. A dirlo è Frank Luntz, uno dei massimi sondaggisti americani in area repubblicana, nonché commentatore televisivo e autore di svariati articoli e libri sul potere delle parole, tra cui Words that Work: It’s Not What You Say it’s What People Hear (Hachette, 2008).
Le priorità sono sbagliate, il messaggio è sbagliato… il compito dello staff di Trump è di aiutare il candidato a parlare di cose che sono importanti per la gente. Se non sono in grado di farlo è meglio che se ne vadano,
ha sbottato l’analista, facendo riferimento all’attenzione che negli ultimi giorni Trump e il suo team stanno dedicando a una vicenda che vede coinvolto Hunter Biden, il figlio del candidato democratico.

La storia è nota. Nel 2014, il secondogenito di Biden accetta d’entrare nel consiglio d’amministrazione di una società petrolifera ucraina, la Burisma Holdings. Una scelta politicamente inopportuna ma di per sé non illegale. Quello che Trump cerca di dimostrare da tempo, senza alcun successo, è che Hunter Biden avrebbe tentato di influenzare l’attività del padre, allora vicepresidente, per favorire gli interessi di Burisma.
Una vicenda sulla quale il presidente in carica ha indagato con eccessiva insistenza, sporcandosi le mani al punto da guadagnarsi una procedura di impeachment, avviata nel settembre 2019 da Nancy Pelosi, speaker della camera dei rappresentanti. The Donald avrebbe tentato infatti di ricattare il suo omologo ucraino, Volodymyr Zelensky, spingendolo ad avviare un indagine contro i due Biden, Joe e Hunter. “Biden e la sua famiglia sono corrotti. Vanno messi in prigione”, è il refrain della campagna del presidente repubblicano, che fonda le sue accuse principalmente su l’affaire ucraino.
Della storia di Hunter Biden non interessa a nessuno. Perché allora Trump perde così tanto tempo a parlare di lui?
si chiede Luntz, aggiungendo che sono l’economia e il coronavirus i temi che interessano di più alle persone.
Parlare di Hunter Biden non dice alla gente come tirare avanti in un momento di crisi. Non aiuta a trovare un lavoro. Non serve a trovare una cura contro il Covid. E Donald Trump spende tutto il suo tempo su questo tema, quando la cosa non interessa a nessuno.

Secondo Luntz, che in passato aveva lavorato anche come consigliere anche per Newt Gingrich, ex speaker repubblicano della Camera, il presidente in carica ha chiaramente perso il primo dibattito televisivo contro Joe Biden e vinto di misura il secondo. Questo però non gli basterà a essere rieletto. Le ragioni sono essenzialmente due. Primo: il divario nei sondaggi tra Biden e Trump è maggiore di quello che quattro anni fa separava l’attuale inquilino della Casa bianca da Hillary Clinton. Va al di là del margine d’errore. Secondo: Luntz, che l’ultima volta, come la maggior parte dei suoi colleghi, aveva predetto la vittoria di Clinton, assicura che questa volta i sondaggisti, memori della figuraccia, hanno lavorato con molta più cautela.
A detta di Luntz, s’è visto che Biden è inarrestabile alla fine del dibattito televisivo di giovedì, quando i due candidati sono stati chiamati ad anticipare quello che diranno nel loro discorso inaugurale, in caso di vittoria. Trump ha rifiutato di rispondere, usando il tempo di parola a disposizione per dire quanto Biden farebbe male al paese se diventasse presidente. Biden invece ha affermato:
Io sarò il presidente di tutti. Vi rappresenterò, che mi abbiate votato o no, e vi darò speranza.
Per il sondaggista repubblicano, il messaggio positivo di Biden è chiaramente il più adatto, in queste ultime battute, a conquistare le menti e i cuoi degli elettori americani il prossimo 3 novembre. Questa volta, però, il risultato non dovrebbe arrivare subito, la notte dell’election day, sostiene Luntz. La pandemia sta infatti spingendo un numero senza precedenti di persone a votare per posta. Uno scenario che impatterà in maniera decisiva sul conteggio dei voti, rallentandolo.
Appena chiuderanno le urne, verranno contati i primi voti. Donald Trump sarà in testa. Potrebbe essere anche molto avanti. I suoi sostenitori penseranno che abbia vinto.
Ma poi verranno scrutinati i voti per posta e, a quel punto, è probabile che la bilancia penderà a favore di Biden e gli elettori repubblicani si sentiranno truffati.
Giovedì mattina dovremmo cominciare ad avere un’idea di chi ha vinto. La certezza, però, dovremmo averla solo sabato,
è il pronostico di Luntz. Riconteggi e dispute legali permettendo.

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