Mentre Trump rivendica la vittoria, chiede che si fermi il conteggio dei voti e parla già di ricorso alla Corte Suprema, gridando alla frode elettorale, la scelta del prossimo presidente dipende da cinque stati: North Carolina, Georgia e Rust Belt, cioé Pennsylvania, Michigan e Wisconsin.
In tutti questo stati era in vantaggio Trump. Con il passare delle ore Biden è passato in vantaggio in Wisconsin e le distanze si sono accorciate in Michigan, dove da poco Biden è passato in vantaggio.

In Wisconsin Joe Biden ha superato Trump nelle prime ore del mattino quando la città di Milwaukee ha finalmente scrutinato i circa 170.000 voti per corrispondenza, che erano prevalentemente democratici. Prima Trump era in vantaggio di oltre 100.000 voti e ora Biden è in testa con 8.000 voti. Devono ancora arrivare i voti dalle città di Kenosha e Green Bay, comunità di orientamento più democratico. Trump ha fatto peggio in gran parte delle metropoli Milwaukee e Madison rispetto a quattro anni fa ma è andato un po’ meglio in gran parte del Wisconsin settentrionale e centrale. Il divario politico urbano-rurale si è quindi ampliato. Adesso la distanza è di ventimila voti.
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In Michigan la distanza tra i due era di quasi 27.000 voti a favore di Trump. Secondo le stime del New York Times circa 500.000 voti devono essere ancora conteggiati da contee vinte da Clinton nel 2016. Mentre dovrebbero essere circa 130.000 i voti provenienti da contee vinte da Trump. Attualmente soltanto il 16% delle contee ha riportato i voti per corrispondenza. nel tempo il divario si è accorciato e Biden è in testa per ora con più di diecimila voti.
In Pennsylvania Trump è avanti di 600.000 voti. Sono molti voti e la vittoria nello stato di Biden dipende da quanto larga è la percentuale dei più di un milione e quattrocentomila voti per corrispondenza non ancora conteggiati e che dovrebbero favorire il democratico. Manca ancora il 25% dei voti totali.
Sia Michigan sia Pennsylvania accetteranno voti via posta anche dopo la data del 3 novembre, purché col timbro della data del 3/11.
In Georgia ci sono 100.000 voti di distanza tra Trump, in testa, e Biden. Lo stato non è stato ancora assegnato a Trump perché manca ancora lo spoglio dell’8% del voto totale proveniente dall’area di Atlanta, considerata più democratica. Si stimano che i risultati arrivino per mercoledì sera-giovedì.
In North Carolina Trump è avanti di 70.000 voti ma deve essere ancora conteggiato il 5% dei voti totali. Lo stato inoltre accetterà voto via posta per vari giorni, purché col timbro della data del 3/11. Questo voto dovrebbe favorire Biden e quindi lo stato rimane incerto.
Se Trump dovesse vincere nei due stati del sud – e in Georgia non è così sicuro – a Biden basta vincere almeno due dei tre stati della Rust Belt: Wisconsin, Michigan e Pennsylvania.
Per vincere, Trump deve vincere Georgia e North Carolina e due dei tre stati della Rust Belt oppure tutti gli stati della Rust Belt più il North Carolina.
Per vincere Biden ha bisogno di uno stato della Rust Belt se vince in Georgia oppure di due stati della Rust Belt se perde in Georgia.
Serve pazienza. Nel frattempo l’affluenza elettorale è una delle più alte dalle elezioni del 1900.

[Aggiornamento giovedì 5 novembre ore 9]
Con Wisconsin e Michigan assegnati ai democratici, Biden guida il Collegio elettorale con 253 voti contro i 214 di Trump. Rimangono in gioco Arizona, Nevada, Pennsylvania, Georgia e North Carolina. Biden per vincere ha bisogno della Pennsylvania oppure della combinazione Arizona più Nevada. In questi due stati Biden è in vantaggio ma in Arizona la distanza tra i due candidati si è accorciata ed è ora di 74.000 voti; in Nevada la distanza è di 8.000 voti ma il conteggio non è stato più aggiornato. In Pennsylvania il distacco di Trump si è ridotto da 700.000 voti a 160.000. Biden ha dichiarato di avere fiducia nel sorpasso, una volta contati tutti i voti per corrispodenza. In Georgia la differenza è di 23.000 voti tra Trump, in testa, e Biden, ma sembra difficile il sorpasso. In North Carolina procede ancora lo scrutinio c’è uno scarto di 80.000 voti tra Trump, in testa, e Biden.
Per il Senato attualmente i dati totali danno 48 senatori per i democratici e 48 per i repubblicani (si è votato però solo per 35 senatori). Quattro seggi rimangono contesi. I democratici hanno riconfermato il seggio in Michigan e i repubblicani in Maine. Il seggio senatoriale in Alaska dovrebbe essere repubblicano. Mancherebbero tre seggi: North Carolina, dove è in vantaggio il senatore uscente repubblicano, e i due seggi in Georgia. Per la Georgia bisogna fare un discorso a parte. Uno dei due seggi era oggetto di un’elezione speciale per sosituire un senatore in carica: erano in gara due repubblicani e un democratico. Il democratico è arrivato in testa e sfiderà la candidata repubblicana in gennaio. Per l’altro seggio della Georgia è in vantaggio il senatore repubblicano uscente ma è di poco sopra la soglia del 50 per cento. Se nello spoglio delle schede dovesse passare sotto quella soglia dovrebbe tenersi un’altra elezione a gennaio, secondo la legislazione dello stato. È probabile che i repubblicani mantengano la maggioranza al Senato.
Per la Camera, attualmente i democratici hanno vinto 205 seggi contro i 190 dei repubblicani. Ancora 40 sono in ballo ma per raggiungere la maggioranza ne servono 218. La Camera dovrebbe essere però democratica, anche se la dirigenza dem non nasconde la delusione. Nancy Pelosi rischia il posto di Speaker se i risultati non dovessero essere quelli attesi.

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