Immagini indimenticabili di Rialto

ANDREA MEROLA
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Il 3 novembre esercenti e titolari di palestre si danno appuntamento via web a Rialto per la mattinata, vogliono protestare contro il recente decreto anti Covid della presidenza del consiglio. Arrivano all’appuntamento più o meno in cinquecento, giovani e meno giovani, donne e uomini, qualcuno distribuisce qualche foglio, ci sono scritti degli slogan: riaprite le palestre, lo sport è salute, noi viviamo di danza, evidentemente sono titolari di attività ludico sportive penalizzate dal fermo anti covid: non ci sono simboli di partito, tutto sa di improvvisazione, è evidente che è gente che fino ad ora non era mai scesa in piazza per protestare. Verso le 11 qualcuno si avvia verso la rampa del ponte di Rialto, direzione mercato, così che spontaneamente tutti gli altri seguono.

Tre ragazze si mettono in testa, reggono dei cartoncini bianchi 50×70, in bella grafia ci sono le parole d’ordine della protesta, con sotto gli hashtag serviti a convocare la manifestazione, non autorizzata, pertanto erano stati oscurati dalla polizia postale.

Qualcuno suggerisce uno stop, almeno sul ponte, infatti sotto ci sono telecamere e fotografi. È l’inizio di un happening di breve durata, spuntano i fogli con gli slogan dei titolari di palestre, poi nel mezzo del gruppo si fanno strada tre signore, aprono un lenzuolo bianco, al centro è disegnata una croce dal tratto incerto, e c’è scritto anche “Annunciamo tristemente la morte di Venezia”, più i seguenti sottotitoli “La Libertà e (senza accento) un diritto ! Art. I “, “Grazie al tuo dpcm Conte….”. Un signore di grossa corporatura improvvisa un comizio, ma per quanto sforzi sulla voce le parole si perdono, vanno a vantaggio di uno smartphone che lo sta registrando da vicino: parte un applauso che viene ripreso da tutti: poi una affascinante signora dai ricci capelli corvini comincia a scandire “Libertà, Libertà” e diventa un coro generale che tuoneggia per qualche minuto.

Stop, finito, via i cartelli e ripiegato il lenzuolo i manifestanti cominciano a scendere i gradini della rampa: ma qualcuno suggerisce di andare a Ca’ Farsetti, andiamo a protestare dal sindaco, e in moltissimi seguono.
A Ca’ Farsetti non c’è il sindaco, ad aspettarli ci sono gli agenti in tenuta antisommossa.

Che fare, restiamo, prima o poi arriverà Brugnaro, l’hanno visto al Tronchetto. Ci vado io a prenderlo con la mia barca suggerisce uno. Intanto le tre ragazze dei cartelli siedono sulle passerelle per l’acqua alta, ancora posizionate sulla fondamentina vicina al municipio, appoggiano cartelli e stendono il lenzuolo degli slogan, una di loro s’alza al centro del tavolato, tra le mani si materializza un piccolo megafono, le amiche la sollecitano, lei sembra schernirsi, non son capace di parlare, ma poi parte, racconta la sua storia, qualcosa si perde perché il megafono non amplifica abbastanza: è una precaria del turismo, la madre anziana e un figlio piccolo da mantenere, è in cassa integrazione, devo lavorare scusate il veneziano, (un ghesboro scivola ogni tanto), venite con noi a protestare (rivolta ai poliziotti): La novella Marianna si destreggia nel racconto per una buona mezzora, finché improvvisamente antichi ricordi mi fulminano la mente: è una assemblea di donne femministe, dove il privato è pubblico, una assemblea di autocoscienza femminista, perché poi, sopra quel podio per l’acqua alta saranno soprattutto donne a parlare, ognuna parla del suo quotidiano privato, per concludere che deve assolutamente continuare a lavorare, poi passa il megafono alla vicina perché continui lei. Una anziana signora prende la parola, va per le spicce: chissà se ha mai parlato in pubblico , ma il tono è da principe del foro: chiedo le immediate dimissioni del governo, di Conte (secondo nell’ordine), dei cinque stelle, un boato di applausi copre la voce, non odo distintamente il resto della lista, ma credo abbia svuotato il parlamento, meno Salvini forse. È la volta di una giovane donna, è pallida, emaciata, la voce rotta dall’emozione, ma è decisa, sa cosa dire chiaro fino in fondo: l’emergenza sanitaria è una scusa, il Covid si prende solo i novantenni (sic), la verità è che le mascherine sono le museruole che il Potere ci mette per farci schiavi. Detto fatto se la strappa dal collo, la mulina in aria come una banderuola e grida “Libertà”. È un attimo, tutti la imitano, centinaia di mani sventolano al cielo variopinte mascherine antiCovid al grido di Libertà, Libertà.

In che anno sto?, vedo centinaia di donne in piazza Navona , sfilano lentamente il reggiseno da sotto i maglioni, li impugnano e poi li agitano a girandola sopra la testa? Che mi sta succedendo?

Immagini indimenticabili di Rialto ultima modifica: 2020-11-04T20:33:09+01:00 da ANDREA MEROLA
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