Sinner. Torna grande il tennis italiano

Jannik non è un semplice talento destinato a sbocciare nei prossimi anni: è un fenomeno cui non manca nulla per entrare fra i primi dieci al mondo già il prossimo anno o, al massimo, fra due.
ROBERTO BERTONI BERNARDI
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Jannik Sinner non è un semplice talento destinato a sbocciare nei prossimi anni: è un fenomeno cui non manca nulla per entrare fra i primi dieci al mondo già il prossimo anno o, al massimo, fra due. Parliamo del degno erede di Federer e Nadal, di un Djoković più maturo di quanto non fosse Nole alla sua età, di un ragazzo di soli diciannove anni che ieri, a Sofia, ha sconfitto il notevole canadese Pospisil in un torneo ATP, dimostrando una freddezza e una capacità di soffrire davvero sorprendenti.

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Ciò che stupisce, ormai neanche troppo, di questo altoatesino di ghiaccio è proprio il suo autocontrollo, la sua capacità di uscire indenne da ogni battaglia, la sua tenuta psicologica nei momenti peggiori, la sua feroce determinazione e la grinta con cui lotta fino alla fine senza mai perdersi d’animo, accettando anche le sconfitte, sempre meno, come passaggi essenziali per la propria crescita.

Di Sinner colpisce la maturità, il senso del gioco, la capacità di dominare e incutere timore agli avversari: tutte doti che, di solito, si acquisiscono con l’andar del tempo e che in lui, invece, sono innate. È un predestinato, su questo non c’è dubbio. È uno di quei fuoriclasse di cui si parlerà per almeno un quindicennio e sarà interessante capire chi sarà il suo acerrimo rivale, con chi si comporrà il dualismo del decennio appena iniziato.

Di sicuro, Jannick Sinner è un personaggio unico nel suo genere, con un volto ancora da bambino e una testa che ragiona da adulto, con una classe smisurata, con una saggezza che lascia increduli e con un controllo dei nervi e delle emozioni che lo rende quasi una macchina, il Ronaldo del tennis, abile nel curare i minimi dettagli e nel non lasciare mai nulla al caso. La verità è che dietro ogni sua vittoria c’è una preparazione meticolosa, uno studio approfondito dell’avversario, il massimo rispetto nei confronti di qualunque rivale, l’umiltà di chi sa di avere ancora ampi margini di miglioramento e la determinazione nel raggiungere sempre nuovi traguardi. La favola è appena all’inizio. Se acquisisce le stesse doti anche sulla terra rossa, a breve l’impero di Nadal, incontrastato da tre lustri, giungerà al termine. È il ricambio naturale, il passaggio di testimone fra due icone dello sport, il tennis in tutta la sua bellezza e tensione agonistica. 


P. S. Trent’anni fa ci diceva addio l’indimenticabile Paolo Valenti, aedo della vittoria di Benvenuti contro Griffith al Madison Square Garden di New York (aprile 1967) e volto storico della RAI e di Novantesimo minuto. Un galantuomo d’altri tempi di cui ci manca soprattutto la profonda umanità

Sinner. Torna grande il tennis italiano ultima modifica: 2020-11-15T19:08:28+01:00 da ROBERTO BERTONI BERNARDI
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