Ciao Lidia

Partigiana, autorevole esponente del mondo cattolico in fermento sessantottino, esponente di spicco del “manifesto”, Menapace ci lascia dopo una vita lunga, intensa, appassionata.
ALDO GARZIA
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Lidia Brisca Menapace è venuta a Roma una delle ultime volte nell’ottobre del 2013. Abbiamo partecipato a un convegno della Fondazione Sturzo dedicato agli anni della formazione culturale di Lucio Magri. Impressionò come sempre l’uditorio per la sua indomita passione e disponibilità. Usò parole di affetto verso Magri:

È la persona più intelligente che io abbia conosciuto. Non aveva neppure bisogno di essere narcisista.

Poi, in un seminario tenutosi ad Ancona a fine novembre, c’inviò la sua testimonianza su come il Pdup avesse affrontato i temi del femminismo. In quei convegni del 2013 era la nostra Lidia di sempre: cordiale, allegra, riflessiva. Un piacere stare a cena con lei. Ci confidò di avere solo qualche problema di udito, ma le piaceva muoversi con i treni come aveva fatto tutta la vita.

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Nata a Novara nel 1924, residente a Bolzano dal 1964 dopo il matrimonio con Nene Menapace (scomparso nel 2004), Lidia è stata con noi del manifesto fin dal 1969. Ricorda Filippo Maone:

Eravamo ancora nel Pci, non era uscito il primo numero del mensile. Ricordo che andai a trovarla, era la fine del 1968 o l’inizio del 1969, all’Università Cattolica di Milano per raccontarle cosa avevamo intenzione di fare. Lidia si mostrò subito interessata a collaborare con noi. Cosa che fece puntualmente. 

In quel momento, Menapace era autorevole esponente del mondo cattolico in fermento sessantottino. Divenne subito esponente di spicco del manifesto, quando i suoi fondatori furono radiati dal Pci e si iniziò a pensare al lancio di un quotidiano che poi fu nelle edicole il 28 aprile 1971. Lidia fu coordinatrice delle attività su scuola e università del nostro movimento politico. Esprimeva punti di vista originali sui temi della formazione. Le radici culturali diverse di chi veniva dal Pci o direttamente dai movimenti del 1968-69, o come Lidia dal dissenso cattolico, erano un arricchimento per il gruppo del manifestoLa Menapace, come la chiamavamo in quegli anni e abbiamo continuato a chiamarla, aveva una biografia che chiedeva rispetto da parte di noi più giovani: staffetta partigiana in gioventù, ruoli importanti nella Federazione degli universitari cattolici (Fuci) prima di insegnare alla Cattolica di Milano e trasferirsi a Bolzano, dove fu eletta consigliere provinciale per la Dc. È sempre stata attenta osservatrice di ciò che si muoveva nel mondo cattolico.

Un’anticipatrice: questa forse la caratteristica più nitida ed esclusiva del suo lavoro,

scrivono di lei Monica Lanfranco e Rosangela Pesenti sul sito enciclopediadelledonne.it.

Su scuola, femminismo, non violenza, pacifismo, autonomia dei movimenti e altro ancora non c’è dubbio che l’affermazione sia azzeccata. Si potrebbe aggiungere «instancabile viaggiatrice, sempre disponibile per assemblee e incontri pubblici». A un certo punto, una sorta di leggenda metropolitana che circolava nel manifesto-Pdup voleva che Lidia scendesse da un treno per prenderne un altro a dimostrazione della sua generosità altruista e curiosità.

La sua è stata una appartenenza comune fino al 1984, quando la maggioranza del Pdup scelse il rincontro con il Pci e Lidia insieme ad altri decise di non seguire quell’itinerario. Nel 2006 è stata poi eletta senatrice nelle liste di Rifondazione comunista, partito nel quale ha continuato a militare, trovandosi vicina di banco di Rina Gagliardi (anche lei senatrice “rifondarola”), sua allieva politica nei primi anni del manifesto. Un’esperienza durata solo fino al 2008 per l’interruzione anticipata della legislatura, contrassegnata da aspre polemiche anche quando c’era la possibilità di eleggere la pacifista Menapace alla presidenza della commissione Difesa di Palazzo Madama. Lei ha continuato negli ultimi anni a scrivere, parlare, girare l’Italia rivolgendosi soprattutto alle giovani generazioni.

Con il piacevole stile di scrittura di un diario e non di una seriosa autobiografia, Menapace ci ha infine raccontato i fatti salienti dei suoi oltre novant’anni in un’autobiografia (Canta il merlo sul frumento. Il romanzo della mia vita, pp.140, Manni editore). Si parte da Cles, località di vacanza molto amata. Poi arrivano i ricordi dell’infanzia, con attenzione al primo camminare aiutata dalla madre e alla gelosia per la più giovane sorella. Lidia si sofferma anche sul primo parlare con la convinzione che a quell’atto così importante dovessero corrispondere delle reazioni (una foto da bimba la ritrae in posa comiziante). Si passa con rapidità agli anni del ginnasio e del liceo vissuti a Novara. Arriva anche la prima cotta. L’autrice si descrive come una studentessa brillante, però particolarmente indisciplinata. Negli studi, Lidia racconta che andava molto bene: non pagava le tasse per l’ottima media e si manteneva con le ripetizioni che impartiva. L’impegno politico iniziale è l’antifascismo. Determinanti nella decisione sono le leggi razziali che colpiscono alcune compagne di scuola e l’aria che si respira in una famiglia non omologata al regime fascista. Intanto c’è la scelta dell’insegnamento. Non manca molto all’amore quello vero, al matrimonio con un medico con cui dividerà la vita oltre alla scelta di andare a vivere a Bolzano:

Io gli sono rimasta sempre molto fedele; libera, autonoma, fedele e innamorata.

Con la riorganizzazione dei partiti dopo la caduta del fascismo, Lidia – laureatasi intanto alla Cattolica di Milano – sceglie la Dc (Bolzano è terra di Alcide De Gasperi). Nel 1948 è già in dissenso: resta militante delle organizzazioni cattoliche, non del partito. Il ’68 fa il resto. La rottura diventa radicale, accompagnata da una scelta verso il marxismo critico. Dovrà abbandonare l’insegnamento alla Cattolica. Nel 1969, l’incontro con il manifesto rivista, gruppo politico e quotidiano. Lei non rientrerà nel Pci per un breve periodo come Lucio Magri e Luciana Castellina. Proseguirà l’impegno pacifista, femminista con Rifondazione e l’Anpi. 

Una vita lunga, intensa, appassionata, quella di Lidia Menapace.

Ciao Lidia ultima modifica: 2020-12-07T10:58:21+01:00 da ALDO GARZIA
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1 commento

Alba Bonelli 9 Dicembre 2020 a 17:15

Un bell’articolo che riporta pienamente la figura di questa “piccola Grande Donna”.
Lidia Brisca mentre frequentava l’Università Cattolica era ospite del Collegio Marianum e vent’anni dopo, quando anch’io mi trovavo lì, aveva tenuto un incontro alle giovani collegiali. Non mi ricordo le parole ma la sua empatia, la sua sicurezza e nel contempo lo spazio per le opinioni diverse, la passione nel motivarci allo studio mi hanno seguito a lungo…L’ho poi “ritrovata” in manifestazioni e incontri sempre intelligentemente partecipe e senza conformismi.
Grazie all’autore Aldo Garzia

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