Continuare a fare cultura nel presente sospeso di Venezia

Nell’attesa di ritornare alla fisicità degli appuntamenti, gli eventi via internet consentono di mantenere quasi intatto il rapporto con il pubblico tradizionale ma anche di ampliare enormemente la platea, con un nuovo pubblico, che si raggiunge grazie proprio alla comunicazione digitale. Il caso dell’Ateneo Veneto raccontato dal suo presidente.
GIANPAOLO SCARANTE
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Che residui lasciano negli uomini e nelle società gli anni “più pesanti” della nostra storia, quegli anni che si caratterizzano per l’irrompere inaspettato di grandi avvenimenti che definiamo sin dal loro apparire “straordinari”? Mi riferisco a quegli anni che conosciamo attraverso i racconti epici da parte dei nostri nonni e dei nostri padri, l’anno della guerra, l’anno della fame, l’anno in cui ghiacciò la laguna o l’anno del crollo delle Torri gemelle a New York; ma anche gli anni, in numero minore in verità, declinati in positivo, come ad esempio l’anno in cui l’Italia vinse inaspettatamente i mondiali di calcio. In definitiva periodi della nostra vita e della nostra storia che hanno assunto per sempre una precisa e inconfondibile identità.

Che ne sarà di questo 2020, l’anno della pandemia Covid-19 che ha così profondamente sconvolto paradigmi e convinzioni in tutto il nostro vivere civile? Cosa ricorderemo di questa forza potente e imprevista che ha fatto irruzione nella nostra vita e ci ha detto che il modo in cui vivevamo – che credevamo ingenuamente immutabile – non è l’unico possibile e che non è scritto sulla pietra che esso debba continuare nello stesso modo all’infinito?

Questa riflessione, che credo sia venuto il tempo di avviare, deve avere di necessità un suo punto di riferimento e di partenza. Io lo colloco, semplicemente perché è materia che conosco bene, nell’esperienza vissuta in questi mesi dall’Ateneo Veneto, una delle più antiche istituzioni culturali operanti a Venezia.

Per la prima volta, almeno da che le generazioni in vita ricordano, l’Ateneo ha subito lunghe sospensioni delle sue attività culturali pubbliche, altrimenti tra le più intense del panorama cittadino. 

Venezia 5 dicembre 2020 – Ateneo Veneto, Aula magna, cerimonia di chiusura del 208° anno accademico dell’Ateneo Veneto. L’introduzione in streaming del presidente Gianpaolo Scarante

La brusca interruzione delle iniziative ha colpito al cuore il consolidato modo di porgersi verso l’esterno di questa istituzione, i cui perni essenziali sono appunto la socialità, il dialogo collettivo, il confronto, considerati tutti elementi essenziali per condividere con pienezza momenti di vera conoscenza. 

Vedere oratori parlare in spazi vuoti, fisicamente privi di destinatari, è stata forse l’immagine più significativa di quanto sia lontana dagli schemi culturali abituali questa sorta di quarantena della socialità cui siamo costretti.

Venezia 5 dicembre 2020 – Ateneo Veneto, Aula magna, cerimonia di chiusura del 208° anno accademico dell’Ateneo Veneto. La relazione di Giovanni Leoni, presidente dell’Ordine dei medici di Venezia, Vicepresidente FnomCeo.

Ma in questa pandemia, a differenza di quelle più antiche, di quelle del Trecento, del Seicento o del secolo scorso, vi è un elemento nuovo e straordinario: gli uomini oggi possono parlarsi e vedersi a distanza, qualunque essa sia, grazie alle possibilità offerte dalla comunicazione globale, il mondo di internet e dei social.

Se chi ha sete di cultura non può fisicamente raggiungere i luoghi in cui essa si consuma, oggi la cultura stessa può muoversi e raggiungere la sua abitazione navigando lungo i canali dell’informatica. 

Nel complesso mondo del XXI secolo, quanto i popoli sono divisi nella sfera della politica – stati e nazioni infatti continuano imperterriti a causare crisi e conflitti in gran parte dei continenti – così invece sono uniti nella dimensione personale della comunicazione informatica. Il telefonino, sino a ieri visto un po’ con sospetto per le sue potenzialità di alienare l’individuo dalla società, oggi è invece la chiave per recuperare quella socialità della cultura altrimenti impossibile.

Questo rovesciamento di un paradigma sino a ieri considerato quasi assoluto, cultura pubblica equivalente a presenza fisica, spiega la risposta positiva che riceve l’ampliamento dell’offerta culturale sulla rete da parte dell’Ateneo e di molte istituzioni culturali attive a Venezia. Sono oramai decine gli eventi culturali di vario genere prodotti dall’Ateneo che compaiono regolarmente sul suo canale YouTube, su Facebook, su Instagram e su Twitter.

Questa nuova attività segna inoltre numeri di visualizzazioni molto alti e spesso sorprendenti. Il canale ufficiale YouTube dell’Ateneo ha raggiunto e superato le mille unità, si avvia alle 1.500, e ogni manifestazione trasmessa in rete – corsi accademici, dibattiti, presentazioni e altro – riceve attenzione da una media di spettatori che supera i duecento (spesso ampiamente) per evento.

In definitiva, nell’attesa di ritornare alla fisicità degli appuntamenti della cultura (come si combineranno le due formule poi si vedrà), la cultura via internet funziona e consente di mantenere quasi intatto il rapporto tra Ateneo e tutti coloro, e non sono pochi, che vogliono continuare a sentire cosa ha da dire la bicentenaria istituzione cittadina.

Ma vi è un altro elemento da considerare. Ai vecchi e abituali frequentatori della dimensione locale si aggiungono, grazie all’universalità del mezzo informatico, nuovi utenti al di fuori delle consuete cerchie geografiche, in Italia e in tutto il mondo. Lo ho scoperto nel ricevere messaggi da persone che ci seguono dalla Grecia, dal Portogallo, dagli Stati Uniti e addirittura dall’Australia, terra di grande emigrazione veneta.

Tutto questo mi porta a compiere alcune considerazioni sulle quali credo sarebbe utile avviare la riflessione: 

1 La prima. Oggi il vero patrimonio di una istituzione che si occupa di cultura non è costituito solo dalla sede, dai suoi membri e dai suoi abituali frequentatori, ma anche – direi soprattutto – da quell’insieme di vicinanza emotiva e di comunione di intelligenze che essa riesce a costruire intorno a sé ovunque giunga la sua voce. Le distanze, in tutti i significati che può assumere questa espressione, sono oramai dentro di noi più che fuori di noi.

2 La seconda. La vera sfida post-Covid che ogni istituzione culturale ha oggi davanti a sé è quella di riuscire a restare se stessa nel rigore dei suoi principi e nel rispetto della sua storia, ma anche di essere capace di muoversi con disinvoltura nell’adoperare tutti i mezzi informatici atti a raggiungere nuove platee di utenti. In definitiva, quella di coniugare felicemente le tradizionali e a volte insostituibili iniziative in presenza con quelle on line (magari in lingua inglese), più flessibili e capaci di raggiungere platee nuove e lontane. A noi veneziani il navigare è cosa ben nota e non dovremmo avere difficoltà a praticarlo anche in rete! 

3 E infine la terza e ultima. Ai nostalgici di una presunta “alterità” anche nella cultura fra Venezia centro storico e terraferma vorrei far notare che oggi il mondo va in una direzione totalmente opposta. Non è più importante quello che le divide (ammesso che esista ancora), ma nella nuova più ampia dimensione in cui tutti oramai ci muoviamo è divenuto semplicemente irrilevante.

Nel concludere mi rifaccio alla domanda inziale. 

Pochi giorni fa, il 5 dicembre scorso, l’Ateneo Veneto ha chiuso il 208 anno accademico con una cerimonia trasmessa in diretta sulla rete. La grande Aula magna desolatamente vuota, al termine della cerimonia formale, è stata riempita di bellezza dalle note del Notturno di Chopin suonato dalla brava pianista Letizia Michielon. 

Un momento bellissimo e di grande emozione, che ho sentito quale la sintesi perfetta tra la tristezza del cuore per il presente e l’ottimismo dell’intelligenza per il futuro e le possibilità che ci offre. 

Questa sarà l’immagine che io conserverò dentro di me di questo terribile 2020, l’Aula magna di Palazzo San Fantin vuota e piena di musica. Che lo si voglia o no, un mondo nuovo sta arrivando e in quello noi dovremo vivere e operare.

Continuare a fare cultura nel presente sospeso di Venezia ultima modifica: 2020-12-10T18:19:22+01:00 da GIANPAOLO SCARANTE
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