Si dice spesso che l’amore ha tante forme, ma meno sovente si ripete che anche il dolore – che in fin dei conti è gemello dell’amore – ha tante declinazioni. Al dolore per eccellenza, quello del lutto che è irreversibile, si può rispondere donandosi o negandosi, scappando o affrontando. O si possono fare tutte queste cose allo stesso tempo, perché non esiste un atteggiamento universale, non c’è qualcosa di giusto o di sbagliato. Non c’è, perché alcune assenze sono molto ingombranti: i fantasmi talvolta vivono insieme a noi, si siedono a tavola, ci sorridono, ci sgridano e influenzano le nostre vite.
Questo 11 dicembre 2020 dell’annus horribilis della pandemia ricorrono sette anni dalla tragica scomparsa della fotografa Kate Barry, la prima figlia di Jane Birkin, nata dal suo matrimonio con John Barry, il compositore cinque volte premio Oscar passato alla storia per la colonna sonora di 007 James Bond.
Kate era stata portata da Jane a Parigi quando aveva appena un anno per seguire la mamma durante le riprese del film “Slogan”. La splendida e giovanissima attrice britannica, dopo un memorabile cameo in “Blow Up” di Michelangelo Antonioni, aveva deciso di buttarsi sul lavoro anima e corpo in seguito alla separazione da Barry che di fatto l’aveva abbandonata subito, dileguandosi dalla casa londinese per lunghi periodi senza dare notizie e senza interessarsi di una moglie e di una bambina. A Parigi Jane e Kate alloggiano all’Hotel Esmeralda, proprio di fronte a Notre Dame: con loro c’è anche una tata inglese e soprattutto Andrew Birkin, il fratello di Jane più grande di un anno già attivo nel mondo dello spettacolo (è sceneggiatore, regista e fotografo) che doveva svolgere un incarico per Stanley Kubrik.


Jane non tornerà mai più a vivere a Londra, perché nell’affascinante Ville Lumière s’innamorerà perdutamente del suo partner, Serge Gainsbourg, e con lui la sua esistenza cambierà per sempre. Kate diverrà in qualche modo la figlia di Serge – che l’adorerà teneramente – tanto da chiamarlo “papà”, diventare subito bilingue e vivere per anni nella casa-museo al 5 bis in rue de Verneuil, a Saint-Germain-des-Prés, dove nel 1971 arriverà a farle compagnia la sorellina Charlotte, oggi attrice e cantante di fama internazionale. Una famiglia unitissima in un sentimento di amore e complicità profondo che andrà ben oltre la separazione di Serge e Jane e la morte di lui nel 1991.

L’11 dicembre 2013 Kate Barry è caduta, o più probabilmente s’è gettata, dal quarto piano del suo appartamento parigino in rue Claude Chau, nel XVI arrondissement, a due passi da Trocadéro sulla rive droite. Soffriva da anni di depressione e aveva problemi con alcool e droghe, tanto che da ragazza Serge aveva pagato di tasca sua una clinica per disintossicarla, sebbene non stesse più con la madre. John Barry (1933-2011) si è per tutta la vita disinteressato di sua figlia, tanto che per dodici anni si è “dimenticato” di farle una telefonata per Natale o per il suo compleanno e non ha mai contribuito in alcun modo al suo mantenimento.
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Kate aveva un carattere schivo e introverso e non aveva alcuna intenzione di avviarsi alla carriera di attrice o cantante, nonostante tra la madre, il padre adottivo e lo zio avesse sicuramente una possibile carriera facilitata. Indecisa sul suo futuro, durante una sfilata di moda arriva per lei la folgorazione: vuole diventare fotografa professionista. Un mestiere adatto alla sua natura che le consente di manifestare la vena artistica senza essere protagonista in prima persona, senza bisogno di parlare, ma con il compito di far parlare i volti e i corpi dei suoi soggetti e in questo Kate è bravissima.
Come tutte le persone silenziose ha una sensibilità speciale nell’ascoltare gli altri e nell’interpretazione ciò che celano dentro di sé. Alla moda Kate alterna sedute con grandi personaggi del mondo dello spettacolo e della cultura a livello internazionale. Ama scattare in bianco e nero, preferibilmente volti struccati: la sua macchina fotografica è una bacchetta magica taumaturgica che estrae l’intensità da ogni sguardo. Memorabili gli scatti professionali ai suoi familiari, in primis alle sorelle e alla madre.
Jane Birkin, infatti, dopo la separazione da Serge Gainsbourg vive una lunga relazione (fino alla morte di Serge) con il regista Jacques Doillon da cui ha una terza figlia, Lou. Le ragazze, anche se di padri diversi, convivono con grande affiatamento e si considerano sorelle a tutti gli effetti, sempre molto irritate da chi – ma è raro – le definisce “sorellastre”. Tra gli scatti più celebri di Kate resta il ritratto di Charlotte su un letto matrimoniale in una splendida scala chiaro-oscurale di grigi: il lenzuolo candido a coprirla fino al collo, i capelli corvini arruffati, gli occhi socchiusi e stropicciati, la sigaretta mezza consumata che pende dalle labbra. Una fotografia che è entrata nella storia.

La violenta e prematura scomparsa di Kate ha sconvolto le vite di molte persone. Quel terribile 11 dicembre 2013 a raccogliere una figlia sull’asfalto in un cerchio di ambulanze e giornalisti, Jane ha accanto a sé solo France Gall, accorsa subito sul posto. France è un’amica di famiglia di vecchia data, che aveva vinto a 17 anni l’edizione 1965 dell’Eurovision che si era tenuta a Napoli proprio grazie a Serge Gainsbourg, di cui era sempre rimasta confidente. France sa cosa significa perdere una figlia: la sua Pauline – nata nel 1978 dall’amore con Michel Berger – muore all’improvviso appena diciannovenne per fibrosi cistica. Ma c’è una differenza terribile in queste scomparse ed è l’insopprimibile senso di colpa di una madre che continua a pensare che una chiamata o una visita improvvise avrebbero magari cambiato le sorti di quella giornata.

Jane non si è mai ripresa del tutto dallo shock: per gli scompensi cardiaci successivi all’evento ha sviluppato diversi problemi di salute che l’hanno portata a una forma severa di leucemia. Fino a poco tempo fa, si sottoponeva a tre trasfusioni alla settimana, pur continuando a lavorare. L’11 dicembre 2013 smette definitivamente di scrivere i suoi diari personali, nei quali sfogava i suoi stati d’animo da quando era ragazzina. Il primo volume di questi diari, che arriva fino alla separazione da Gainsbourg, è stato pubblicato in Francia nel 2018 e in traduzione italiana nel 2019.

Anche la vita di Charlotte è sconvolta. Con una personalità timida, nostalgica e incline alla mestizia come la sua era prevedibile che questo trauma avrebbe lasciato segni duraturi. D’altra parte, Charlotte è riuscita a rimettere piede nella casa della sua infanzia, la dimora storica di Serge oggi di sua proprietà, dopo 27 anni dalla scomparsa del padre, avvenuta nel 1991. Con la morte di Kate Parigi, la città della sua vita, tutto a un tratto diventa un luogo di ricordi e dolore, così scappa a New York, lasciando la madre e lo storico compagno Yvan Attal, regista e sceneggiatore, e portando con sé i loro tre figli. Sebbene non vivano più insieme da oltre sei anni, Charlotte e Yvan dichiarano ancora di essere una coppia e di non volersi lasciare. Hanno girato insieme un film l’anno scorso e posato in grande complicità per una nota rivista. Forse dopo quasi trent’anni e tre figli, per due artisti così singolari, l’equilibro è arrivato in questo modo, a novemila chilometri di distanza.
Dopo alcuni anni di assenza dai palchi musicali, Charlotte ha pubblicato nel 2017 il suo ultimo album, Rest, una raccolta di dieci brani straordinari – cantati in francese o in inglese – per i quali si è avvalsa della collaborazione di Sebastien e di Paul McCartney. Grazie alle lezioni paterne di pianoforte, Charlotte – oltre che cantante e co-autrice dei testi – è anche compositrice e pianista. Il secondo brano dell’album si intitola Kate ed è dedicato alla memoria della sorella maggiore. Nel videoclip, girato nel Cimitero di Montparnasse dove è inumato anche il padre, si vede la tomba di Kate Barry. Nelle settimane scorse Charlotte era tornata a Parigi con le bambine, per rivedere i suoi cari e posare per la nuova campagna pubblicitaria di Yves Saint Laurent. Ieri mattina, 10 dicembre, ha postato nelle Stories di Instagram una foto del suo passaporto inglese (ha doppia cittadinanza) scattata all’aeroporto di Charles de Gaulle da cui era in partenza per New York. Non ha tollerato di restare a Parigi per questo anniversario.


Oggi, esattamente a sette anni dalla sua scomparsa, Jane Birkin esce con il suo nuovo album, Oh ! Pardon, tu dormais…, con la collaborazione del cantante e compositore Étienne Daho. Il brano Ghosts, cantato in inglese, è dedicato a tutti i suoi morti, in particolare alla figlia Kate e al nipote Anno, figlio di suo fratello Andrew, intellettuale e artista raffinatissimo morto in Italia per un incidente stradale nel 2001, a soli vent’anni. Kate Barry ha lasciato un figlio, Roman de Kermadec, nato da una breve relazione, che è il nipote più grande di Jane Birkin (33 anni) e aiuta molto la nonna nel quotidiano. Il 14 dicembre Jane compie 74 anni. Non ha mai più festeggiato il suo compleanno dal 2013.
Qualcuno è scappato, qualcuno si è donato. In ogni caso è sempre e solo Amore.
In tutte le sue forme.

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