Borgen, la serie che racconta la politica danese (e non solo)

Su Netflix la storia di Birgitte Nyborg che per un gioco a incastro tipico dei rapporti di forza della politica diventa premier e in seguito ministro degli esteri. Ma è una fiction che pone una domanda universale sui limiti dell’azione politica.
ALDO GARZIA
Condividi
PDF

Attenzione, spoiler alert!

Fare politica non è un mestiere facile. Neppure nella civilissima e democratica Danimarca. Ce l’insegna la serie televisiva Borgen, su Netflix, grande successo in patria e altrettanto fuori dai propri confini: trenta puntate trasmesse in Europa a iniziare dal 2010 (la produzione annuncia il doppiaggio per altre nel 2021/2022, Adam Price ne è autore e produttore). 

ytali è una rivista indipendente. Vive del lavoro volontario e gratuito di giornalisti e collaboratori che quotidianamente s’impegnano per dare voce a un’informazione approfondita, plurale e libera da vincoli. Il sostegno dei lettori è il nostro unico strumento di autofinanziamento. Se anche tu vuoi contribuire con una donazione clicca QUI

Si racconta la storia di Birgitte Nyborg (interpretata magistralmente da Sidse Babett Knudsen), leader dei Moderati e poi dei Nuovi democratici, che per un gioco a incastro tipico dei rapporti di forza della politica diventa premier e in seguito ministro degli esteri. Nella fiction, Nyborg è la prima donna danese a ricoprire questo incarico. Come accade in qualche occasione, le fiction precedono la realtà. Mette Frederiksen, leader dei socialdemocratici, è infatti attualmente premier danese dal 27 giugno 2019. Dal 2011 al 2014 era stata ministra del Lavoro. Il ruolo di premier era toccato precedentemente solo a un’altra donna dal 2011 al 2015: Helle Thorning-Schmidt, presidente del Partito socialdemocratico (Borgen aveva comunque preceduto l’evento reale). 

Il successo della serie tv si spiega non solo perché la protagonista è una donna con le sue sensibilità peculiari. Quello che risulta molto riuscito è l’intreccio tra la vita intima e il fare politica. Nyborg ha un marito e due figli: difficile conciliare la frenetica attività di un capo di governo e la vita famigliare. Infatti, il ménage esplode poco a poco con la sofferenza dei figli che hanno necessità della mamma, invece super impegnata nelle attività di governo. Inevitabile il divorzio. Bisognerà creare nuovi equilibri grazie a un architetto londinese che conquista il cuore della premier: anche i componenti di un governo hanno dei sentimenti da coltivare e di cui non possono fare a meno. Tutto è più complicato, non impossibile. La politica, pur con i sui riti e le sue regole – ci dice la fiction – non può essere del tutto disumana. Si combatte certo senza esclusione di colpi bassi (amori gay usati come ricatto, attività economiche più o meno illecite, dichiarazioni avventate, eccetera), ma alla fine prevale il bene comune. 

Tutto è tuttavia lecito nella lotta per il potere che si svolge nel Christiansborg Palace di Copenaghen, dove hanno sede parlamento, uffici del primo ministro e corte suprema (Borgen può essere tradotto kafkaniamente “Castello”, o “Palazzo” in onore di Pier Paolo Pasolini). Una sede unica al mondo nel suo genere, dove convivono potere esecutivo, potere legislativo e potere giudiziario. Lo “stile” è democratico e scandinavo, eppure la politica risulta più o meno uguale in tutte le latitudini. Troppo facile citare “C’è del marcio in Danimarca” dall’Amleto di William Shakespeare.

L’altro tema di Borgen è il ruolo di comunicazione e stampa nella gestione del potere. In Danimarca il loro potere di controllo e di interdizione è altissimo. Infatti, i coprotagonisti della serie tv sono due spin doctor di notevolissima abilità (una ex coppia restata legata grazie a un figlio in comune che si è fatta le ossa nei giornali e in televisione). Loro, Kasper Juul (Pilou Asbæk) e Katrine Fønsmark (Birgitte Hjort Sørensen), insieme a Nyborg, gestiscono i fili del potere. Sanno quando e come dichiarare, oltre a gestire i conflitti e la quotidianità. Sono insostituibili nelle loro funzioni. Le mediazioni spettano alla premier, il resto del fare politica agli spin doctor che usano sapientemente soprattutto un canale televisivo statale. Anche quando si tratta di annunciare il ritiro delle truppe dall’Afghanistan o il ruolo da svolgere nel mondo mediorientale (la Danimarca, come tutto il nord Europa, deve fare i conti con imponenti tassi di immigrazione). 

Pilou Asbæk, a sinistra, e Sidse Babett Knudsen, a destra. Asbæk interpreta Kasper Juul, lo spin doctor del primo ministro Birgitte Nyborg, interpretato da Sidse Babett Knudsen.

L’audience è assicurata grazie alla descrizione del rapporto tra doveri pubblici e affetti privati. L’ambientazione è in un paese di appena cinque milioni di abitanti, tra i più ricchi del mondo con solide radici democratiche e con un invidiabile welfare che anche la destra fatica a mettere in discussione. Gli intrighi sono più sofisticati di quelli a cui siamo abituati a casa nostra, anche se a Copenaghen la corruzione è ancora sotto controllo. Qualche battuta sprezzante nel sequel è rivolta proprio all’Italia, che ai nordici risulta politicamente incomprensibile e un tantino mafiosa (gli italiani invitati a un briefing-aperitivo sono famosi, si lascia sfuggire la premier Nyrborg, perché di solito fanno sparire tutto quanto c’è di commestibile). Al tempo stesso numerosi sono i riferimenti alla “cultura” dei consumi – cibo, moda, automobili – legata al nostro paese e diventata anche in Danimarca tratto distintivo dell’élite cosmopolita.

Secondo quanto dichiarato in una intervista da Adam Price, autore e produttore:

Borgen è un omaggio alla democrazia, alla politica come passione da conciliare con la vita privata. È una serie tv ottimista, forse idealista. Cerchiamo di rispondere a qualche interrogativo: il potere va mantenuto a qualsiasi condizione o ognuno deve fare i conti con la propria etica individuale? Ci sono limiti per l’azione politica?

Il quesito è tipico della cultura protestante, dove non ci sono confessione e assoluzione. Il riferimento di una eventuale penitenza è il rapporto diretto con Dio: non ha bisogno di mediazioni e doppie verità. Ognuno risponde a se stesso.

Borgen, la serie che racconta la politica danese (e non solo) ultima modifica: 2020-12-17T09:27:24+01:00 da ALDO GARZIA
Iscriviti alla newsletter di ytali.
Sostienici
DONA IL TUO 5 PER MILLE A YTALI
Aggiungi la tua firma e il codice fiscale 94097630274 nel riquadro SOSTEGNO DEGLI ENTI DEL TERZO SETTORE della tua dichiarazione dei redditi.
Grazie!

VAI AL PROSSIMO ARTICOLO:

POTREBBE INTERESSARTI ANCHE:

Lascia un commento