Covid. Solo la cultura può rigenerare Venezia

Quali prospettive apre alla città la fase di straordinaria criticità che stiamo vivendo. Prosegue il dibattito su ytali stimolato da un intervento di Gianpaolo Scarante, presidente dell'Ateneo Veneto.
FRANCO AVICOLLI
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Quali prospettive apre a Venezia la fase di straordinaria criticità che sta vivendo la città? L’abbiamo chiesto a Gianpaolo Scarante, con l’idea di aprire una discussione sulla nostra rivista. All’intervento del presidente dell’Ateneo Veneto sono seguiti quelli di Roberto Ellero e di Guido Zucconi. Ora è la volta di Franco Avicolli.

In un recente Piccolo Manifesto un gruppo di studenti cafoscarini rivendica il diritto alla felicità. La questione è posta con il garbo della freschezza giovanile e, oltre a essere utile e necessaria, non suona per nulla sfacciata e neppure inopportuna. Specie in questo periodo pieno di paure da cui sorgono muri contro la socialità e il fertile caso, alimenti di alchimie salutari per la vita. La salute e la felicità sono stati di benessere fisico e mentale cui contribuisce molto la cultura come conoscenza e soprattutto come qualità dei saperi, possibilità di scelta e gestione di modalità della convivenza, maggiormente condizionata da apparati normativi rispetto alla socialità. 

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La realtà virtuale

L’impedimento provoca una sofferenza nelle istituzioni culturali direttamente proporzionale al grado di socialità consustanziale alle loro attività, in entrata e in uscita. Gianpaolo Scarante offre un’interessante riflessione sull’esperienza del 2020 nel rapporto con l’esterno dell’Ateneo Veneto, di cui è presidente. La prestigiosa istituzione ha affrontato la crisi della presenza con il supporto della comunicazione digitale e ha potuto così mantenere e finanche ampliare la platea dell’ascolto, con effetti positivi anche all’interno.

La questione è importante in sé, ma anche per le molte implicazioni collegate al “ricominciare”, al “riprendere”, al “rientrare nella normalità” per evitare di ricadere nelle criticità più macroscopiche del pre-pandemia e non confonderle con un qualche paradiso perduto.

Il ciclo pittorico delle “Storie della Vergine”, realizzato da Paolo Veronese e dalla sua bottega, troneggia nella sala lettura dell’Ateneo Veneto.

Covid-19 e fattore tempo

Prima della funesta Covid-19 che è soltanto ieri anche se sembra in un’altra vita, il mondo viveva problemi davvero seri come quelli pesanti del clima, dell’ambiente e delle migrazioni insieme ad alcune centinaia di guerre in giro per il mondo.

Sul tappeto c’erano anche i vari problemi di Venezia fra cui quello annoso del governo dell’accoglienza turistica e della salute della laguna riproposto drammaticamente dall’acqua alta di fine ottobre 2019. Rispetto ad allora c’è la felice novità del Mose funzionante, con l’aggiunta più evidente della problematica debolezza della monocultura turistica. L’antico e le novità sono alla ricerca non dico di soluzioni, ma almeno di qualche indirizzo programmatico. Che cosa potrebbe mai significare allora un “ritorno alla normalità” a Venezia? 

La Nuova Manica Lunga, Fondazione Giorgio Cini

La cultura tra professione e tempo libero

Bisogna pensare a nuovi soggetti e atteggiamenti puntando in primo luogo all’innalzamento generale del livello culturale e a una partecipazione diretta delle istituzioni di riferimento a tale compito rivoluzionario. La cultura non può continuare a essere professione per gli addetti e attività del tempo libero per tutti gli altri. Questo dualismo condiziona negativamente la domanda perché crea concorrenza e contrapposizione tra le figure e le istituzioni che ne nascono. La fortuna della musica e delle arti non è esclusiva degli artisti, interpreti, compositori e protagonisti a vario livello, ma anche di un complesso straordinario di supporti tecnici, storici, cultori cui vanno aggiunti i fruitori. Sarebbe interessante disegnare una mappa sociale dell’umanità coinvolta in attività collegate al suono o al colore. 

È necessario ritornare al valore della cosa avendo in mente il sano verum ipsum factum di Vico ed evitare di creare confusione tra funzione e ragione, come avviene con l’esasperata tendenza a considerare tutto secondo l’uso o l’utilità sulla base di una valutazione in denaro, e spostare l’attenzione dalla banca a ciò che ne genera l’importanza, da un tempo passato o futuro e comunque indeterminato alla consistenza del presente e alla concatenazione degli eventi. Sono tutte questioni che riguardano l’azione culturale cui l’apporto della realtà virtuale e degli strumenti creati dal sistema alfanumerico possono dare un contributo prezioso proprio ricostruendo la simultaneità che, per quanto virtuale, introduce la consapevolezza del presente.

È necessaria una grande rivoluzione culturale capace di vedere nei saperi, nell’arte e nella creatività un fattore qualificativo della convivenza e del sistema di attività connesso, nonché la condizione necessaria per affrontare le grandi problematiche del nostro tempo bisognose di consapevolezza e discernimento.

Archivio di Stato, Venezia

Il Valore Venezia e le istituzioni culturali

Venezia paga un prezzo altissimo e distruttivo al criterio utilitaristico finalizzato al profitto e, proprio per la necessità di modificare questo metodo, essa può essere modello di tale rivoluzione avendo il privilegio di potersi avvalere del sé, del “Valore Venezia” inteso come espressione della convivenza e del rapporto con il territorio, complesso di attività, significato e ruolo della città storica e del suo patrimonio. Per le sue implicazioni culturali, il tema non può essere lasciato agli umori e agli interessi di una politica nevrastenica, né alle partigianerie più o meno interessate.

Bisogna collocare Venezia in un contesto internazionale interattivo sostituendo la funzione del porto con quella della città storica. Si tratta di costruire un complesso di attività che richiedono la partecipazione primaria delle istituzioni culturali e forse proprio l’Ateneo Veneto potrebbe avviare iniziative volte a definire il “Valore Venezia” con il ruolo fondamentale delle università, dell’Archivio Storico, della Biblioteca Marciana, dell’Accademia, dei vari musei e gallerie, dell’artigianato e delle stesse scuole superiori in corrispondenza delle competenze necessarie. E anche degli operatori dell’accoglienza turistica per definire almeno un criterio comune su cui costruire e risaltare, ognuno per le proprie competenze, il “Valore Venezia”. 

I contesti di riferimento possono essere l’Europa, il Mediterraneo, la città, le criticità, il senso del vivere a Venezia, l’arte, l’architettura, il vivere in acqua e molti altri di cui Venezia possiede argomenti e competenze. L’Ateneo Veneto potrebbe proporre annualmente uno o più temi su cui chiamare a una partecipazione diretta le istituzioni culturali, artigianali e dell’accoglienza con lo scopo di mettere in evidenza la qualità del vivere di una città, considerandola anche come forma compiuta della convivenza che in ultima analisi è aspetto della pace conquistata che annuncia la salute e la felicità.

La telematica e la crisi della professione 

La telematica può concorrere alla costruzione di una platea partecipativa e di scambio oltre la prossemicità fisica, aggiungendo un fattore quantitativo alle funzioni individuali e collettive. Ma nello stesso tempo essa disegna un ambito di socialità capace di agire qualitativamente sulle modalità della convivenza. Questo spazio, pur nella dimensione virtuale, apre alle istituzioni culturali la possibilità di andare oltre i limiti dell’hortus clausus accademico troppo indirizzato alla professionalità che, fra l’altro, comincia ad avere il fiato corto rispetto alla capacità operativa della tecnologia digitale. Assistiamo a un fenomeno del tutto nuovo: mentre avanza la “crisi di funzione” umana per effetto del trasferimento di sistemi operativi al sistema alfanumerico capace di operare con volumi e tempi impossibili all’uomo, cresce lo spazio per favorire la crescita del livello cognitivo generale con la potenzialità di incidere sulla qualità comportamentale individuale e collettiva; è un ambito in cui la cultura può operare in autonomia come attività qualificativa del vivere e fattore utile alla costruzione della domanda.


Copertina: La biblioteca Gianni Milner, Fondazione Ugo e Olga Levi

Covid. Solo la cultura può rigenerare Venezia ultima modifica: 2020-12-22T13:26:56+01:00 da FRANCO AVICOLLI
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1 commento

ytali. - Il futuro ibrido delle istituzioni culturali. Il caso di Venezia 7 Gennaio 2021 a 16:03

[…] del presidente dell’Ateneo Veneto sono seguiti quelli di Roberto Ellero, Guido Zucconi, Franco Avicolli. Ora è la volta di Giuseppe […]

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