Settis: musei aperti “segnale di vita, di speranza, di progettualità”

Quando lo scorso novembre il governo decise la chiusura dei musei, il celebre archeologo e storico dell’arte scrisse una lettera a Giuseppe Conte invitandolo a ritirare la misura.
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Quando, lo scorso novembre, il consiglio dei ministri emanò un dcpm che prevedeva, tra gli altri provvedimenti, la chiusura dei musei, Salvatore Settis scrisse a Giuseppe Conte una lettera aperta, pubblicata sul Corriere della Sera, invitando il presidente del consiglio a ritirare la misura. Interessante ricordare quanto scriveva l’ex direttore della Scuola normale superiore di Pisa, anche alla luce della recente decisione, presa dal sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, di chiudere i Musei civici veneziani e dell’appello lanciato dalla nostra rivista perché la decisione sia ritirata al più presto.

Scrive Settis:

Il suo dpcm prevede la chiusura dei musei, considerati sotto la specie dell’assembramento e non come insostituibili fonti di nutrimento culturale. Non è chiaro come mai cinque persone in una stanza di museo rischino il contagio più di cinque persone in un negozio di alimentari di identica superficie.

Secondo Settis, la chiusura dei musei “parte da un postulato tutto dimostrato”, ovvero che tutto tornerà “come prima”. Occorre invece prepararsi a un mondo nuovo, che avrà sempre più bisogno di cultura.

La memoria culturale ci ricorda quel che eravamo e ci proietta verso il futuro. Ci dona ricchezza interiore, speranza, creatività. Non sana le ferite, ma le cura e le allevia.

La lettera di Settis si conclude con una proposta:

Aprire tutti i musei con ingresso gratuito per tutti per alcuni mesi, contingentando le visite. Includere nel progetto i musei grandi e quelli piccoli, statali e non statali, pubblici e privati. Garantire le misure di sicurezza assumendo personale di sala. […] Sarebbe un segnale di vita, di speranza, di progettualità. L’affermazione forte che arte e cultura sono necessarie [e che] il museo è una macchina per pensare, il segno e il simbolo di una società che non si limita a sopravvivere a se stessa, ma frequenta il passato per creare il nuovo.


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Settis: musei aperti “segnale di vita, di speranza, di progettualità” ultima modifica: 2021-01-02T19:44:08+01:00 da YTALI
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11 commenti

ytali. - Così s’uccide la cultura a Venezia. Appello in difesa dei musei civici 2 Gennaio 2021 a 19:52

[…] Franco Miracco, Nico Stringa, Claudia Tosi, Maria Luisa Marton, Annalisa Bruni, Silvana Barbi, Salvatore Settis, Marina D’Este, Marilisa Malusa, Franca Simoli, Paola Penzo, Roberta Brusa, Rinio Bruttomesso, […]

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Alessia Casarin 2 Gennaio 2021 a 22:57

La cultura è vita e Venezia non merita questo trattamento da parte di questa miope amministrazione

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adriana scarpa 3 Gennaio 2021 a 9:42

I musei devono restare aperti!

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Anita 3 Gennaio 2021 a 10:57

Nn uccidete la cultura

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Maurizio Di Bella 3 Gennaio 2021 a 11:45

La cultura è il cibo dell anima

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Sileno Salvagnini 3 Gennaio 2021 a 12:28

Musei e gallerie chiusi e piste da sci aperte? Lo trovo delittuoso!

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ytali. - A che servono i musei? 3 Gennaio 2021 a 14:33

[…] non sia inutile ripensare a “cosa servono” i musei. Perché, per dirlo in poche parole – lo ricorda anche Settis nell’articolo che ytali opportunamente richiama – i musei servono a pensare. A pensare […]

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Elisa Ambrosi 3 Gennaio 2021 a 19:33

Con la cultura si mangia, si vive, si sopravvive. Nonostante.

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Roberto 4 Gennaio 2021 a 13:33

Non ho visto nessuno mobilitarsi quando la suddetta Fondazione Musei Civici Venezia chiudeva, a cavallo del 2019/2020 le Biblioteche di Ca’ Pesaro, Correr, Palazzo Mocenigo, Storia naturale, Casa Goldoni per poi non riaprirle più….

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Flavio Bordin 4 Gennaio 2021 a 20:12

I musei di Venezia devono sempre rimanere aperti. Sono la nostra storia, la nostra identità. Vergogna o tutto deve sempre essere finalizzato al profitto?

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Tito Giliberto 6 Gennaio 2021 a 11:59

Musei aperti al più presto: è una battaglia condivisibile.

Tuttavia l’appello sembra creare una contrapposizione fra turismo e cultura. Questa alternativa andrebbe evitata perché potrebbe risolversi a danno della cultura.

Inoltre sarebbe utile sottolineare che siamo in emergenza covid. Questo aspetto sembrerebbe non adeguatamente argomentato nell’appello. Ciò potrebbe offrire argomenti a chi si colloca su una diversa posizione.

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