Dopo la scelta drastica di Luigi Brugnaro di chiudere il sistema museale della città, equiparandolo a un servizio a esclusiva funzione turistica, ytali ha lanciato un appello al sindaco invitandolo a tornare sulle sue decisioni e a promuovere una discussione aperta. L’appello, anche in inglese e in francese, ha raccolto seimila firme e ottenuto oltre quarantamila visioni, mentre continuano ad arrivare nuove adesioni e anche i media internazionali danno conto della nostra iniziativa, ultima in ordine di tempo l’importante rivista Forbes. Sulla vicenda e sull’appello di ytali, l’onorevole Nicola Pellicani, deputato del Pd eletto a Venezia, ha presentato un’interrogazione al Ministro per i beni e le attività culturali e il turismo, Dario Franceschini, che qui di seguito pubblichiamo, e una lettera al presidente dei Musei civici di Venezia.
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INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE
AL MINISTRO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI E IL TURISMO.
Per sapere – Premesso che:
a Venezia il sindaco ha deciso di tenere i Musei Civici chiusi fino ad aprile 2021, non per ragioni legate alla diffusione dei contagi Covid-19, la cui evoluzione è difficilmente prevedibile, ma per questioni di budget, nonostante la Fondazione musei abbia beneficiato di un ristoro di circa 8 milioni che le hanno consentito di mantenere i conti in ordine;
la vicenda ha avuto ampio risalto sulla stampa nazionale ed è seguita da diversi giornali internazionali quali ad esempio Forbes e Le Figaro, che ha raccontato del clamore per la chiusura dei musei, descrivendo Venezia desertificata. A causa del Covid, incapace di reagire;
è intervenuta sulla vicenda anche l’ICOM, il principale network di musei, con una lettera aperta al cda della Fondazione richiamando l’importanza di riaprire non appena possibile, anche con riaperture parziali, prima di aprile. Nonché di svolgere comunque, in questa fase di chiusura forzata, attività utili alla futura ripresa;
inoltre la rivista online ytali ha promosso una petizione che ha già raccolto migliaia di firme, a dimostrazione di quanto sia importante per una città d’arte internazionale valorizzare il patrimonio culturale;
negli ultimi tempi prima a causa dell’“aqua granda” del 12 novembre 2019, poi con la pandemia, Venezia è stata colpita più di ogni altra città, subendo un calo di visitatori superiore all’ottanta per cento. L’economia cittadina, basata su una monocultura turistica, è ferma con danni incalcolabili, che l’annuncio della proroga della chiusura dei musei non farà che alimentare danneggiando l’immagine della città;
la decisione di chiudere i musei cittadini in attesa del ritorno dei turisti è la dimostrazione di un’amministrazione miope che intende la fruizione dei luoghi della cultura legata esclusivamente al business turistico di massa, senza considerare che i musei civici rappresentano una rete di undici luoghi esclusivi della cultura che contribuiscono a fare di Venezia una città internazionale e sono fondamentali per attirare turismo di qualità;
aprire il prima possibile i musei significa rianimare Venezia e accelerare anche la ripartenza del turismo che è la principale economia cittadina. Nel frattempo sarebbe opportuno intensificare le attività online come avviene in tutto il mondo e come fanno importanti istituzioni culturali cittadine, a partire dalla Fenice;
il sindaco con questa decisione ha di fatto commissariato la Fondazione che è un’istituzione autonoma, impedendole di svolgere funzioni scientifiche previste dallo statuto quali: ricerca, archiviazione, conservazione. La decisione di non riaprire i musei e bloccare tutte le attività connesse significa chiudere un servizio pubblico essenziale, producendo un danno alla città;
tale decisione dell’amministrazione, ha suscitato la protesta dei sindacati, che si sono opposti a un piano di cassa integrazione al 100% per i 76 dipendenti della Fondazione e di conseguenza anche per i circa 400 lavoratori delle cooperative che si occupano delle sale e delle biglietterie, i più colpiti in questi mesi;
appena possibile, riapriranno i musei statali, a Venezia riapriranno le Gallerie dell’Accademia, ma non Palazzo Ducale, nonostante sia un bene prezioso dello Stato, gestito dal Comune in base a una convenzione che pone obblighi precisi che pare l’amministrazione non abbia rispettato;
bisogna raccogliere gli appelli della comunità internazionale per riaprire anche i Musei Civici. Venezia va governata con una visione internazionale, non è accettabile diffondere un messaggio negativo secondo cui l’offerta di cultura è possibile solo se sostenuta da un turismo di massa;
– se il Ministro interrogato, alla luce dei fatti sopra esposti, non intenda promuovere un’ispezione e istituire un tavolo di confronto con l’amministrazione comunale con l’obiettivo di giungere all’apertura contestuale dei musei civici e statali.

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