[PARIGI]
Alain Finkielkraut, controverso polemista e filosofo francese, il seggio ventuno della prestigiosa Académie française, è stato infine licenziato da LCI, dove era ospite fisso della trasmissione giornalistica 24h Pujadas. Il filosofo era infatti intervenuto nel dibattito attorno alla vicenda di Olivier Duhamel, il potente intellettuale parigino accusato da Camille Kouchner, la figlia “adottiva”, d’incesto con l’allora quattordicenne fratello gemello. Finkielkraut ne aveva giustificato in qualche modo le azioni.
Certo è un crimine abominevole […] ma c’è stato consenso? A che età possiamo dire che non è consenziente? C’è stata o no una forma di reciprocità?
ha dichiarato Finkielkraut a David Pujadas, il conduttore della trasmissione. Quando il giornalista ha sollevato il tema dell’età della vittima minorenne di Duhamel, il filosofo ha risposto:
E allora? Parliamo di un adolescente, non è la stessa cosa. E, inoltre, per specificare il crimine, si dovrebbe sapere se c’è stato consenso oppure no. Ogni volta che si cerca di fare delle distinzioni, suona come un’assoluzione. Ogni volta che si cercano degli elementi specifici, si è accusati di complicità con il crimine.

Alla pioggia di critiche arrivate nel corso della trasmissione la rete televisiva ha risposto con la rottura del rapporto contrattuale con Finkielkraut. Il filosofo, non nuovo a polemiche di questo genere, non è stato però la prima testa a cadere come conseguenza dell’affaire Duhamel.
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Mercoledì infatti Elisabeth Guigou, ex ministra socialista di Lionel Jospin, ha rinunciato a presiedere la commissione sulla violenza sessuale sui minori, istituita il mese scorso dal segretario di stato per l’infanzia, Adrien Taquet. Poi è stato il turno di Marc Guillaume, ex segretario generale del governo, che si è dimesso dai consigli di amministrazione di Sciences-Po, della cui potente Fondazione Duhamel era presidente, e del club Siècle, un’associazione esclusiva che riunisce l’élite parigina. Dimissioni non necessarie ma richieste a gran voce da più parti con l’emergere dei contenuti del libro La Familia Grande di Camille Kouchner, che racconta appunto l’incesto tra il padre “adottivo” e il fratello gemello “Victor”. Un libro che ha sollevato anche il tema delle complicità e dei silenzi attorno alla vicenda. Una storia, pare, di patrimonio comune tra le élite della capitale, di sinistra soprattutto ma non solo.
Figlio di un ministro di Georges Pompidou, Olivier Duhamel è stato uno degli esponenti più importanti della seconda sinistra socialista, la corrente “centrista” di Michel Rocard. Eurodeputato socialista, costituzionalista, consigliere formale e informale di primi ministri e presidenti, alla guida del prestigioso Institut d’Études Politiques de Paris, una delle grandi scuole francesi, Duhamel imperversava fino a qualche giorno fa in radio e televisione, uno degli opinionisti di punta a discernere della politica francese. Fino alla pubblicazione del libro di Camille Kouchner, la “figliastra”, che l’ha accusato d’incesto con il fratello gemello, l’allora quattordicenne “Victor”, nome di fantasia utilizzato dall’autrice per proteggere il fratello (del quale ha avuto il consenso, infine, per raccontare la vicenda).
Un libro quello di Kouchner che racconta degli ambienti e dei riti del “circolo Duhamel” che ogni estate ospitava nella sua residenza di Sanary-sur-Mer, vicino a Tolone, politici, intellettuali e cineasti, attirati dal carisma dell’uomo, per lo più socialisti o vicini al Ps. Duhamel li riceveva con al fianco la moglie Evelyne Pisier, scienziata politica e giurista, una delle figure più note della sinistra parigina, ex compagna di Fidel Castro ed ex moglie di Bernard Kouchner, futuro ministro degli esteri e fondatore di Médecins sans frontières. Con Kouchner Pisier ha due figli: appunto Camille, l’autrice del libro e oggi nota avvocata, e “Victor”. Evelyne Pisier è anche la sorella di Marie-France Pisier, attrice feticcio di Truffaut e compagna di Daniel Cohn-Bendit durate il Sessantotto parigino. Marie-France sposerà poi il cugino di Olivier Duhamel.
È proprio attorno alla residenza di Sanary che si crea una situazione di “ambiguità” sessuale, mascherata dalla ritrovata libertà sessuale degli anni Settanta. Una residenza dove tuttavia accadono molti episodi traumatici per i minorenni che si trovano a passarvi le vacanze, secondo Camille Kouchner. Qui infatti gli adulti vi giungevano con i figli, che dormivano in una residenza separata, dove erano appese foto provocanti della stessa Camille, allora minorenne.
La comunità estiva di adolescenti e adulti che qui si riuniva viveva una vita all’insegna della totale libertà sessuale. Vi erano adolescenti che dovevano mimare “per gioco” scene di sesso davanti ai genitori; serate in cui i genitori e gli adulti ponevano domande sulla perdita della verginità degli adolescenti lì presenti; altre volte le madri vestivano le figlie di soli dodici anni come delle donne adulte – e con abiti succinti – per poi spingerle a ballare con uomini più vecchi di trent’anni; adolescenti che assistono alle “effusioni” dei genitori con altre coppie o ai padri che apertamente “corteggiano” le babysitter; mentre i ragazzini “vengono offerti alle donne più mature”.

È questo il quadro descritto da Kouchner in cui si sarebbe sviluppato l’atto incestuoso di Duhamel con il “figliastro” quattordicenne. Ma è anche il dopo che ha suscitato enormi polemiche. Del dramma di “Victor” la madre Evelyne Pisier, che soffre di gravi problemi di alcolismo, ne è a conoscenza e, quando la figlia l’affronta, cerca di giustificare l’atto del marito.
Bernard Kouchner, il padre, ne viene a conoscenza una decina di anni fa e decide di mantenere il silenzio su richiesta stessa del figlio. Anche la sorella di Evelyn, Marie-France Pisier, ne viene a conoscenza e rompe ogni relazione con la sorella. I figli di Marie France apprenderanno della vicenda dalle mail della madre morta nel 2011, incidente o suicidio, mai chiarito.
Marie-France cerca di convincere i nipoti a rendere pubblica la vicenda ma loro rifiutano, troppo duro e difficile il ricordo, troppo rischioso uscire allo scoperto, chi potrebbe credere loro? Duhamel è potente. E questo potere lo esercita nel momento in cui nessuno decide di parlare. Perché nel frattempo le voci circolano. Marie-France Pisier ha infatti avvisato “la familia grande”, parenti e altri potenti amici, tra i quali il figlio di Simon Veil, noto avvocato, di quello che era accaduto. Qualcuno si allontana da Duhamel, altri fanno finta di nulla. Tutti tacciono.
La storia continua a essere raccontata però nei salotti parigini ma senza conseguenze per l’intellettuale socialista. Anzi i Duhamel continuano a organizzare incontri e ricevimenti come nulla fosse mai accaduto. Lo scienziato politico infatti prospera nell’alta società parigina: i media, il mondo degli affari e quello della cultura accantonano la vicenda dell’incesto, per altro ormai noto non solo nella famiglia Duhamel e nella cerchia degli amici. Per esempio l’ex ministra della cultura, la socialista Aurélie Filippetti, ne viene a conoscenza nel gennaio del 2019; la giornalista Geraldine Muhlmann apprende la cosa a luglio 2018. Quando viene pubblicato il libro qualche giorno fa, molti esponenti dell’intellighenzia parigina commentano con “non è una novità”.
È l’assenza di “pena” e la rete di silenzio e di omertà che fanno crescere la rabbia nei figli “adottivi” che, infine, decidono di raccontare tutto quello che è accaduto. E nonostante i fatti siano caduti in prescrizione si decide di aprire un’inchiesta giudiziaria. Nel frattempo Duhamel, che non smentisce, lascia tutti gli incarichi. È la caduta degli dei.
E avviene proprio quando il governo cerca di affrontare il problema della violenza sui minori e dell’incesto con una commissione specifica, quella da cui si è appena dimessa la presidente Elisabeth Guigou, proprio per le relazioni con Duhamel. Un problema quello delle violenze incestuose particolarmente grave. Nel 2018 sono state depositate 23.560 denunce per violenze sessuali su minori, di cui 7.260 avvenute in famiglia, in media attorno ai nove anni. Ma, secondo un’inchiesta Ifop che ha fatto scalpore, sarebbero quasi sette milioni di persone in Francia ad avere subito violenza in famiglia.


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