Dario Franceschini ha detto una cosa molto semplice ma molto indicativa per il prossimo futuro del paese. “Le maggioranze, in un sistema non più bipolare” ha dichiarato il ministro della cultura, intervenuto all’ufficio politico del Partito democratico “si cercano e si costruiscono in parlamento”, aggiungendo che se “nel passato il termine responsabili indicava una negatività, non è più così, non siamo più in un sistema bipolare con due poli e due candidati premier in cui il cambio di schieramento veniva giustamente classificato come ribaltone”.
Il ministro Franceschini ha ragione e la direzione del paese, come ha ripetuto, è quella del proporzionale. Basta esserne però consapevoli. Ma gli elettori italiani davvero lo sono? Perché ci sono pegni da pagare: e li vediamo in questi giorni, con la vicenda di Italia Viva e la costruzione di un gruppo di “responsabili” che sostituisca il partito di Matteo Renzi. Un evento che ha suscitato a sinistra un’ondata d’indignazione – legittima o meno, e molto influenzata dal giudizio negativo di cui gode l’ex premier – ma che cozza, tuttavia, con le prospettive future del sistema politico italiano. Perché eventi di questo tipo, con la proliferazione di piccoli partiti che possono portare a un governo instabile, diventandone l’elemento di equilibrio, non saranno rari. E se questa è l’accoglienza riservata a eventi di questo genere del futuro prossimo venturo, vista la pioggia di critiche arrivate a Renzi&co, ci si domanda se la prospettiva proporzionale verso cui marcia il paese sia davvero realmente compresa. E se non si rischi di ingenerare ulteriore confusione.
Perché, appunto, con il sistema elettorale proporzionale, le maggioranze sono fluide. Anche in presenza di una legge che limitasse l’accesso ai partiti che non superano la soglia del cinque per cento (ci si crede?) o in presenza di una riforma dei regolamenti parlamentari per impedire, ad esempio, a esponenti eletti in liste diverse di creare un nuovo gruppo, in stile teutonico. I cittadini sono disposti ad accettare i meccanismi “commerciali” di costruzione della coalizione di governo? Ancora: sono disponibili a manovre e contrattazioni dietro le quinte che possono portare a politiche diverse da quelle proposte all’elettorato in occasione del voto?
Il risultato sarà quello di dare ulteriore spazio alle oligarchie di partito – non tutti nei partiti contano allo stesso modo – che si trovano a loro agio nelle trattative e nelle negoziazioni. Con un elemento di novità rispetto al sistema dei partiti della Prima repubblica: che non esistono più i partiti di massa. E che alcuni dei partiti principali del paese basano la scelta della loro classe dirigente su meccanismi guidati da una società privata – i Cinque stelle – oppure secondo i desideri del capo (quasi tutti i partiti).
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Si è consapevoli poi che con la strada intrapresa si va verso coalizioni in cui difficilmente è individuabile una responsabilità politica, nel caso di fallimento o di mancata risposta ai problemi delle persone? Un sistema che non comporta nemmeno una “punizione”: perché si può governare male ma poi essere indispensabili per formare una coalizione.
Senza un sistema di collegamento con i cittadini, inoltre, si rompe ulteriormente il rapporto diretto tra l’elettorato e i rappresentanti eletti, che dovranno, ancora, la loro fedeltà più all’autorità centrale del partito che a quella locale dell’elettorato.
È questo il futuro di cui parla Franceschini. Un futuro che è come il passato. Perché l’Italia ha sperimentato il proporzionale per quasi cinquant’anni. Stiamo decidendo di ritornarci, mandando a quel paese qualsiasi discorso serio su legge elettorale, sistema istituzionale e regolamenti parlamentari. Per paura che il centrodestra vinca o per aiutare i grillini o quelli di Forza Italia a far campagna elettorale senza impegnarsi con il Pd o con la Lega (valido tanto per i primi quanto per i secondi). Meglio mentire ai propri elettori, tanto poi ci si accorda in Parlamento.
I problemi però rimangono. La riduzione dei parlamentari non li risolve, per quanto ci si crogioli a destra e a sinistra in questa convinzione.
Di quanto poi il sistema proporzionale abbia contribuito all’immenso debito pubblico italiano, si può anche evitare di pensarci (per fortuna ce lo ricordano Tabellini e altri). Tanto c’è l’Europa. Che è sempre matrigna ma continua a “salvare“ un paese alla deriva. Lenta, ma sempre deriva.

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